capitolo 17

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"cos'hai?" mi chiede spingendomi leggermente con la mano sulla mia schiena verso l'uscita.

"non mi sento bene, non si vede?" domando retoricamente in modo acido, pentendomene subito dopo.

Non lo merita.

"scusami, non so cosa mia sia preso ad essere sincera" sussurro una volta dentro l'auto.

"tranquilla, adesso ti riporto a casa, ci sono i tuoi genitori vero?" mi chiede partendo verso casa mia, dove probabilmente si fermerà a dormire per questa notte.

"dovrebbero" sospiro appoggiando la testa al finestrino.

La sensazione di nausea è passata appena siamo usciti dal locale, probabilmente l'odore dell'alcool mi aveva dato fastidio allo stomaco, si vede che ho in corso un'influenza intestinale e dopo aver vomitato diverse volte un odore così forte mi avrà probabilmente dato fastidio.

"ti senti qualcosa di preciso?" domanda Oliver voltandosi per pochi istanti nella mia direzione, prima di tornare fisso sulla strada.

"in realtà adesso non sento nulla, prima avevo un forte senso di nausea, ma adesso indubbiamente mi sento meglio, sono solo un po stanca" spiego al mio migliore amico prima di fare un sospiro di sollievo appena arriviamo davanti casa mia.

Una volta parcheggiata l'auto scendiamo da questa e facciamo il nostro ingresso in casa, apparentemente vuota, probabilmente i miei staranno dormendo, oppure ancora non avranno fatto rientro.

"vuoi qualcosa da mangiare?" mi chiede Oliver dirigendosi verso la cucina.

Al solo pensiero del cibo la nausea torna a farsi sentire e decido di rifiutare l'offerta del mio migliore amico e di sedermi comodamente sul divano per levarmi le scarpe che ormai mi stavano uccidendo i piedi.

Oliver in completo silenzio si sdraia accanto a me invitandomi a fare lo stesso, ed una volta stesa davanti a lui, ci rilassiamo prima di cadere in un sonno profondo.

"devo parlarle"

"aspetta che si svegli"

"ma devo dirglielo"

"non è facile da dire e tu vuoi anche svegliarla di soprassalto per darle una notizia così forte?"
bisbigli, probabilmente vi sono solo due persone, due ragazzi, Oliver e Allen.

Apro di poco gli occhi per poi richiuderli a causa della troppa luce, rifaccio la stessa azione per diverse volte prima di aprire completamente gli occhi e riuscire a tenerli aperti.

Mi tiro su a sedere sotto gli occhi dei due ragazzi che mi fissano con attenzione.

"buon-" le mie parole vengono fermate dalle voce di mio cugino Allen, adesso più teso ed allarmato.

"Ash, ti devo parlare"

Questa frase, in ogni circostanza, non è mai stata di buon segno.

"dimmi" sospiro preparandomi alla cattiva notizia che sta per darmi mio cugino.

Iniziare così una giornata è proprio quello che ci vuole per essere carichi...

"ecco vedi...mentre i tuoi genitori erano a Zagabria sono stati vittima di una sparatoria e beh...sono morti Ashley" mi spiega Allen mentre una morsa allo stomaco mi ferma il respiro e calde lacrime escono dai miei occhi.

Loro non possono essere morti, è tutto finto, non possono avermi abbandonata anche loro, non loro.

Scuoto la testa mentre porto le gambe al petto e mi spingo verso l'angolo del divano.

Loro non mi avrebbero mai lasciata sola, non possono essere spariti anche loro dalla mia vita.

Loro mi hanno sempre detto che ci sarebbero sempre stati per qualsiasi cosa, mi hanno sempre giurato che se avessi avuto dei problemi loro mi avrebbero aiutato, in qualsiasi circostanza, non possono essere morti. Erano gli unici che non mi avrebbero mai tradito e li hanno uccisi.

Perché? Perché proprio loro tra tutte le persone che ci sono nel mondo? Sono innocenti e non meritavano una fine del genere, non meritavano proprio di finire, e invece, ecco che la vita decide di portarmi via anche loro.

Le mie ancore.

Tutto.

Loro racchiudevano tutto quello che sono io, e ora che non ci sono più, chi sono io? Cosa sono?

Nulla.

"Ashley, lo so è dura da accettare" afferma Allen ma io scuoto la testa.

"tu non lo sai cosa si prova, i tuoi genitori sono ancora vivi" affermo tra i denti alzandomi dal divano e spintonandolo verso la porta.

"vattene" sussurro con un forte dolore alla testa mentre lui continua a camminare all'indietro verso la porta.

"anche tu Oliver, andate via tutti, non voglio più vedere nessuno" urlo per farmi sentire anche dal mio migliore amico.

Un senso di vuoto mi ha inglobato e risucchiato in un buco nero. Sola. Sono sola.

Apro la porta aspettando che Allen esca da questa e appena l'attraversa attendo con impazienza che lo segua Oliver, ma quando vedo che non lo fa lacrime di frustrazione escono dai miei occhi e mi bagnano le gote.

"esci" sussurro in modo duro e freddo.

Voglio essere lasciata sola.

"no, non ti lascerò sola" afferma andando verso la porta e chiudendola prima di girarsi verso di me e continuare a parlare.

"non ti lascerò sola proprio adesso. Ti sono stato accanto da sempre, da quando siamo piccoli, ti sono sempre stato vicino, e non ti lascerò da sola in un momento difficile come questo, sei mia sorella, e non posso farlo" afferma sicuro prima di stringermi al suo petto e farmi sfogare in un pianto liberatorio.

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