capitolo 23

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"sei incinta!" esclama Oliver abbracciandomi come mai aveva fatto fino ad ora.

Una stretta forte attorno ai miei fianchi, fino a non farmi più sentire la terra sotto i miei piedi per alcuni secondi, per me interminabili.

Io sono immobile.

Nella mia mente solo l'immagine delle due linee del contraccettivo.

Non posso crederci.

Non posso esserlo veramente.

Adesso?

Io non so cosa mi aspetta, non so come si cresce un bambino, non so come si porta avanti una gravidanza, cosa devo fare? Ci sono delle visite mensili ma ho paura a farle e non so cosa vogliano dirmi...no.

"Ashley? Ma non sei felice?" mi chiede il mio migliore amico letteralmente al settimo cielo.

Scuota la testa in segno di negazione mentre i miei occhi si fanno lucidi e vi lascio fuoriuscire le lacrime solo nel momento in cui Oliver mi stringe al suo petto e posso poggiare il mio viso sulla sua spalla.

"non devi avere paura, io sono con te, qualsiasi cosa accada, e poi hai anche Zayn con te!" mi rassicura Oliver con un sorriso smagliante sul volto che illuminerebbe una reggia.

"è qui che ti sbagli, lui non lo deve sapere" affermo convinta della mia idea.

Rovinerei tutto quanto quello che si è creato in questo mese, annullerei tutto quello che c'è stato e anche lui sparirebbe.

"perché?" mi chiede, giustamente, non capendo il mio ragionamento. In teoria il moro dovrebbe starmi accanto soprattutto adesso ma lui non voleva che io rimanessi ingravida, e scoprirlo adesso lo spaventerebbe, gli rovinerei la vita e lo costringerei a starmi accanto per tutta la durata di questa.

"lui non lo vuole un bambino da me!" esclamo sbracciando e spaventandomi subito dopo per il tono decisamente alto della mia voce.

"e cosa vuoi fare? Tenerglielo nascosto finchè la pancia non si vedrà? E poi? Cosa gli dirai? Il classico 'sono incinta'? ah beh certo così capirà che l'hai tradito e si spiegherà da solo il motivo per cui non sei mai voluta andare a letto con lui per nove mesi!" esclama a sua volta Oliver perdendo la pazienza.

"è una pazzia Ashley" afferma poi tornando calmo.

Arrivare ad urlarci contro non ci aiuterà a risolvere le cose, no di sicuro.

"okay, ne parlerò con lui prima o poi" sbuffo appoggiandomi con le spalle al muro.

"prima o poi? Stai scherzando? Non ti dico che lo dovresti chiamare in questo preciso istante ma poco ci manca" afferma sicuro mentre provo a cercare di sistemare la mia vita, decisamente troppo, incasinata.

"allora, adesso, con molta calma, chiamiamo il Signor Mcguinness dato che oggi voleva vederti per parlare dello scrivere il tuo primo singolo, poi, domani vai a casa e gli parli" ordina per bene la mia giornata Oliver, come se io gli avessi dato il potere di farlo.

Ma in fondo, questo è lui, odia farsi i fatti suoi, anche se non lo vuole ammettere è più forte di lui, come sente che è accaduto qualcosa, lui, deve saperne tutto al riguardo e nei minimi dettagli, per poi raccontare tutto alle persone a lui più vicine, che poi siamo io e Uilliam. E poi è un perfezionista, odia tutto quello che è fuori posto, infatti, prima che venissi a vivere da loro mi ha fatto firmare un foglio in cui dicevo che mi sarei impegnata a fondo per mantenere l'ordine ed il decoro all'interno della camera in cui dormiamo per come lo è stata per tutto il tempo in cui io ancora non c'ero ed ha appeso questo sopra la mia scrivania, così che ogni qualvolta mi venisse in mente di prendere qualcosa e di lasciarlo lì, il mio occhio cada su quel pezzo di carta.

Annuisco anche se poco convinta della programmazione di oggi per poi dirigermi con il mio migliore amico in soggiorno per telefonare Paul Mcguinness, un famosissimo produttore discografico irlandese che si è voluto prendere l'incarico di promuovermi nel mondo della musica, per intenderci, è lo stesso che ha promosso gli U2 sin dall'inizio della loro carriera, attualmente vive nella sua città natale, Dublino, è stato per pochi giorni qui a Belfast, ed uno di questi mi ha sentito nel locale dove lavorano Ron e Zayn.

Prendo il mio cellulare dal tavolino in vetro davanti al divano in tessuto nero per effettuare la chiamata mentre mi siedo in modo poco delicato su questo, al contrario di Oliver.

"pronto?" chiede l'uomo dall'altra parte del telefono con tono autoritario.

"salve Signor Mcguinness, sono Ashley Harvey" rispondo prontamente mentre Oliver mi ordina di mettere il vivavoce.

Parlare con persone più adulte di me mi ha sempre messa a disagio, dover usare sempre un linguaggio formale e dover portare molto più rispetto di quanto lo si darebbe ad una qualsiasi altra persona non mi fa sentire mai me stessa.

"oh, ciao Ashley, chiamami pure Paul, non voglio creare quell'atmosfera troppo formale, mi fa sentire ancora più vecchio e soprattutto cattivo" mi risponde l'uomo con tono molto più amichevole rispetto a pochi secondi prima.

"oh, come vuoi Paul" ridacchio pensando a come sia potuta essere stata fortunata a trovare un uomo così gentile.

"sono felice che tu mi abbia chiamato, sei una splendida ragazza e la tua voce mi piace molto. Vorrei parlare con te personalmente per essere sicuro di star facendo la cosa giusta, capisci? Comunque io su di te sto investendo dei soldi, ma per farlo, devo essere sicuro di non buttarli" mi spiega l'uomo per telefono ed io ignoro i vani tentativi di Oliver di farmi mettere il vivavoce.

"certo certo. Per me non ci sono problemi, mi devo solo organizzare per venire a Dublino da Belfast, basta solo che tu mi dica quando" rispondo a Paul mentre tiro uno schiaffo sulla fronte del mio migliore amico in modo da farlo stendere dolorante sul divano e da farlo smettere di importunarmi in una delle telefonate più importanti della mia vita, se non la più importante.

"allora...siamo al 10 agosto...io in questi giorni sono abbastanza impegnato, tra la famiglia ed il lavoro non so mai come sistemarmi, io opterei per vederci il 24, per te ci sono problemi?" mi chiede l'uomo come se io posticipassi un appuntamento del genere per un altro qualsiasi, avrei preferito spostare il mio matrimonio piuttosto che farlo con questo.

"no, assolutamente" rispondo con un sorriso sul volto, come se lui lo potesse vedere, mentre faccio segno ad Oliver, ripresosi dallo stato di morto, di prendere un foglio ed una penna.

"okay, io direi di vederci al Rosie's Cafè, verso le 5 del pomeriggio, che ne dici?" mi domanda mentre faccio segno a Oliver di scrivere.

"dico che è perfetto, mercoledì 24 agosto davanti al Rosie's Cafè alle 5 del pomeriggio, perfetto" faccio scrivere il mio migliore amico sotto dettatura in modo da non sbagliare o comunque dimenticare il tutto, visto che soprattutto nell'ultimo periodo sono più le cose che dimentico che quelle che ricordo.

"bene, ci vediamo Ashley, buon proseguimento" mi saluta l'uomo prima di attaccare la chiamata.

"bene, quindi tutto sistemato?" mi chiede il castano al mio fianco chiudendo la penna e posandola sul tavolino accanto al foglio di carta.

"si, ha detto che mi vuole parlare prima di promuovermi" sintetizzo al castano capendo che se avessi usato più parole lui sarebbe andato nel pallone.

"okay, non dimenticare che il 20 è il tuo compleanno" mi ricorda Oliver e per poco non sbianco.

Avevo completamente dimenticato del mio compleanno imminente, a breve compirò 20 anni e non ho la minima idea di cosa fare per festeggiare.

"hai ragione, me ne ero completamente dimenticata" sospiro lasciando andare la schiena e venendo in contatto con lo schienale del divano.

"magari a pranzo potresti stare con la tua famiglia e poi la sera organizzare una mega festa qui o in discoteca con tutti quelli che conosci, che ne dici?" mi propone il mio migliore amico.

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