Capitolo quattro: Tra malattia e gelosia.

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Leggete le note a fine capitolo, è importante! Grazie in anticipo.

<Tesoro, è ora di alzarsi> mi disse mia madre accarezzandomi i capelli color cioccolato.
<Sono stanco, non mi va> mi ricordo perfettamente quel giorno, era il ventotto dicembre e io avevo solo otto anni.
<Hei, dov'è finito il mio figlioletto tutto pepe?> mi chiese mia madre sorridendomi, anche se avevo gli occhi chiusi potevo immaginarlo, lei come me sorrideva sempre.
<È a dormire> la mamma smise di accarezzarmi i capelli, <Va bene, vuol dire che i pancake che ho preparato per te finiranno tutti nella pancia di papà> aprii piano un occhio, uno solo, <Ci sono i pancake?> mia madre annuì <E se non mi alzo gli mangerà tutti papà?> la donna annuì ancora, allora mi alzai e corsi in cucina urlando <Papà, non toccare i miei pancake!>

Aprii piano gli occhi, mi sentivo osservato.
<Finalmente ti sei svegliato, moccioso> riconobbi subito il proprietario di quella "soave" voce.
<Cosa ci fai qui?> chiesi a bruciapelo, immagino stesse rotando gli occhi, <Ero venuto a riportarti la maglietta, ma poi sei svenuto e sono dovuto rimanere con te, altrimenti, se fossi morto avrebbero dato la colpa a me> fui io a roteare gli occhi, <E perché mai sarei dovuto morire?> sentii il corvino sbuffare, <Che ne so io? Magari è stata la mia vista a farti svenire> pallone gonfiato.
<Credo che più che altro avrei avuto i conati di vomito> dopo pochissimi secondi sentii Levi uscire dalla stanza sbattendo la porta. Permaloso.
Mi alzai anche io, mi girava ancora la testa ma molto di meno rispetto a qualche ora prima.
Scesi le scale e vidi Levi fare lo stesso, solo che lui era un po' più avanti di me.
<Levi! Fermo! Stavo scherzando!> urlai io, niente, continuava a scendere le scale senza degnarmi di uno sguardo.
Accelerai i passo e lo raggiunsi, mi misi davanti a lui, avevo il fiato corto, presi un bel respiro <Stavo scherzando! Certo che sei suscettibile!> Levi mi guardava impassibile come sempre, <Mi dispiace> dissi io.
<Va bene, ma ora lasciami andare, non ho tempo da perdere con un moccioso come te, anzi, ne ho già perso troppo> io sbuffai <Certo che sei noioso! E a dirla tutta, sei anche permaloso!> mi beccai un'occhiataccia da parte del corvino.
<Ma tu non eri malato? Tornatene a letto moccioso, e sappi che non ti ho ancora riempito di botte solo perché sei malato> io sbuffai, <La verità è che tu vuoi essere mio amico> dissi con fare ovvio, <Per questo sei rimasto con me> Levi mi si avvicinò minaccioso <In che lingua ti devo dire che io non voglio essere tuo amico? Stai diventando asfissiante> io misi il broncio, <Uffa> lui mi squadrò da capo a piedi, <Sei proprio un moccioso, Jaeger> detto questo si allontanò, per poi uscire dalla porta d'ingresso.
Io salii in camera mia demoralizzato, perché quel tipo doveva essere così complicato?
Non appena entrato notai una cosa non da poco, a cui non avevo fatto caso: era tutto in ordine.
Era tutto pulito, sulle mensole sopra la scrivania non c'era un filo di polvere, i vestiti erano stati riposti nel mio armadio e finalmente il pavimento era visibile.
Notai che sulla scrivania Levi aveva poggiato la maglia che gli avevo prestato, profumava di lui, ovvero di pulito.
Mi ritrovai più volte ad annusarla, amavo il profumo di Levi.
Presi il telefono e gli mandai un messaggio con la foto della camera, scrivendo poi se fosse stato lui a fare tale miracolo.
Poco dopo il mio telefono si accese a causa di un messaggio: era Levi.

*Foto*
-Sei stato tu a fare
questo miracolo?

-Ovviamente, come fai
a vivere in quello stato?

-Stavo benissimo!
Comunque grazie ;)

-Prego, comunque
sei proprio un moccioso.

-Perché? Ma tu non sai dire
altro che "moccioso"? :/

-Che te ne importa?
Comunque togli quelle faccine,
sono orribili.

-Uffaaa, certo che tu
sei vecchio dentro :(

-E tu sei un moccioso
senza speranza.

-Che noia, comunque
non la penserai più così
quando diventeremo amici :)

-Aspetta e spera.

-Sappi che diventeremo amici,
è una promessa.

-Non voglio essere tuo amico.

-Perché?

-Non lo so neanche io.

Detto questo il corvino, uscì dalla chat.
Cosa voleva dire? Quello non aveva tutte le rotelle apposto.
Mi misi nel letto, tentando di dormire, era ancora presto e mio padre non sarebbe tornato a casa quella sera.
Chiusi gli occhi e tentai di addormentarmi, erano solo le cinque del pomeriggio.
Non chiusi occhio, il mio cuore era fermo ad un paio di occhi fumo di Londra.

<Mi stai dicendo che quando gli hai chiesto perché non volesse essere tuo amico, lui ti ha risposto "non lo so neanche io" ?!> Armin a volte si agitava davvero troppo nel parlare di questa storia.
Io annuii afflitto, era da ieri che pensavo a quella risposta, e ancora non riuscivo a capirla.
<Allora è come pensavo!> urlò Armin attirando l'attenzione di molti ragazzi nel cortile, la campanella non era ancora suonata e tutti si godevano gli ultimi minuti di libertà.
<Ovvero?> chiesi io, avevo sonno e quindi ero poco propenso al dialogo, ma pur di capirci qualcosa avrei fatto di tutto.
<È ancora prematura come idea, per ora posso solo consigliarti di riflettere sul perché lui non voglia diventare tuo amico> lo guardai come se gli fosse spuntata una seconda testa, <Mi puoi dare un indizio?> Armin sbuffò <Magari vuole diventare altro...> disse il biondino per poi sparire.
Sono circondato da pazzi. Aiutatemi.
Con questo pensiero tornai a casa, ad un certo punto però, vidi due ragazzi baciarsi davanti al portone di una casa, non potei fare a meno di sentirmi geloso.

To be continued...

Tana della scrittrice:
Ohayoo!
Scusate se il capitolo è corto, ma è un capitolo di passaggio.
Come per l'altra storia che sto scrivendo (Io odio la matematica! O forse no...) , ho intenzione di menzionare a fine capitolo tutte quelle persone che commentano/votano i capitoli, mi sembra un'idea carina, ovviamente fatemi sapere se vi piace.
Mi dileguo, addio.

-Beatrice/ビアトリス

I want himDove le storie prendono vita. Scoprilo ora