Il mondo era un bel posto, avrei perso ore e ore a guardare il mare in ogni sua sfaccettatura,bagnare i piedi nelle sue acque misteriose, fin dove la vista non osava arrivare, e lo avrei fatto sempre in ogni stagione. Amavo il mare.
Il mare mi ricordava me stesso, il mio temperamento irriverente e scapestrato tipico di un ragazzo ribelle e che ama vivere.
Il mondo era un bel posto e io amavo vivere, ma quando aprii gli occhi e i ricordi tornarono alla mente, avrei voluto richiuderli nuovamente, finché l'umiliazione che mi bruciava dentro non fosse stata un ricordo, finché non avessi riacquistato rispetto nei confronti delle persone.
Il mondo era un bel posto, erano le persone ad essere mostruose.Aprii gli occhi, ero a casa di Levi, il suo profumo era ovunque e l'ordine regnava sovrano, la sua mano stringeva la mia in una morsa ferrea e allo stesso tempo delicata, sapeva di protezione.
Aveva la testa poggiata al bordo del letto, il suo sonno non era sereno, il suo respiro era affannato e gli occhi erano incorniciati da profondi solchi neri, tipici di chi dorme poco.
Bastò un impercettibile movimento da parte mia che il ragazzo spalancò gli occhi scattando a sedere guardingo, quando incontrai i suoi occhi Levi tirò un sospiro di sollievo, stingendomi in un abbraccio carico di preoccupazione <Eren grazie al cielo sei sveglio!> esclamò, continuando a stringermi tra le braccia, quasi stentavo a riconoscerlo, mai il corvino si era comportato così.
<Levi...?> chiesi con le braccia a penzoloni lungo i fianchi, mentre sentivo la presa delle sue braccia intorno al mio busto, non mi lasciava ed io non potei fare altro che ricambiare la stretta, il suo profumo fresco mi inondava le narici facendomi sentire al sicuro, come se in quel momento nessuno avrebbe potuto farmi del male, come se in quel momento nulla facesse paura, ero al sicuro tra le sue braccia come mai mi ero sentito, lì c'era tutto quello che volevo.
Rimanemmo in silenzio per parecchio tempo, senza dirci nulla, era evidente quanto Levi si sentisse a disagio, i suoi occhi non sfioravano più i miei e le sue labbra erano serrate in una linea dritta colma di disgusto, mentre le mani erano saldamente poggiare sulle sue cosce chiuse a pugno in modo ferreo, io dal canto mio rimasi seduto con la schiena poggiata ai cuscini del letto del corvino, con lo sguardo basso e il labbro inferiore leggermente in fuori, mentre giocherellavo distrattamente con le lenzuola.
Deglutii a fatica, avevo la gola secca e gonfia, continuando a restare in silenzio vidi Levi alzarsi, non lo fermai per chiedergli cosa stesse facendo, o perché in quel momento sembrasse una statua di sale, privo di una qualsivoglia emozione, in cuor mio lo sapevo, la consapevolezza che gli avvenimenti di quella notte avrebbero cambiato tutto mi consumava da dentro, e lo sporco che sentivo addosso si trasformava sempre più velocemente in senso di colpa, se fossi stato forte non sarebbe successo.
Sentii che nell'altra stanza qualcosa era andato in frantumi, forse un bicchiere, mi alzai di scatto ignorando la dolorosa fitta al fondoschiena, e anche se un po' instabile raggiunsi la cucina.
<Levi!> urlai guardando il sangue che usciva dal palmo della sua mano, mentre continuava a raccogliere i pezzi del bicchiere caduto poco prima e che ora era in mille pezzi, mi avvicinai a lui tentando, invano, di evitare le schegge più piccole.
Presi la sua mano tra le mie, chiusa a pugno e con ancora il pezzo di vetro in mano, <Fermati! Ti stai facendo male, Levi!> sembrava quasi non sentirmi, con le guance rigate da profonde lacrime e lo sguardo velato dal senso di colpa, <È tutta colpa mia> disse atono, <Ti hanno violentato e io non sono stato in grado di difenderti> chiuse maggiormente la mano, in modo ferreo e deciso, <Io avrei dovuto proteggerti, avrei dovuto aiutarti, avrei dovuto impedire a quel bastardo di alzare un solo dito su di te> la sua voce bruciava per la rabbia, poi abbassò la testa <Invece non ho fatto nulla, tu sei il mio fidanzato, io avevo il dovere di proteggerti, non riesco neanche più a guardarti in faccia> concluse con tono amaro, si alzò e continuando a stringere il pezzo di vetro si avviò verso la porta.
Gli corsi dietro, ignorando le schegge di vetro sul pavimento, e mi aggrappai a lui poco prima che abbassasse la maniglia della porta di casa, gli abbracciai la schiena in modo quasi disperato, se Levi fosse uscito da casa sua sarebbe finito tutto, e io sarei uscita dalla sua vita per sempre, in quel momento stavamo giocando il tutto per tutto.
<Non andartene, ti prego> dissi con la voce ridotta ad un soffio, stringendo tra le mani la sua maglietta nera di una famosa rock-band, <Ho bisogno di te> continuai col medesimo tono di prima, mentre le lacrime iniziavano a spingere per uscire, <Io... mi sento così sporco, non ho il coraggio di guardarmi allo specchio, sei l'unico punto fermo per me, non andartene anche tu> singhiozzai mentre piegavo le ginocchia e lasciavo andare la presa dalla sua maglia, coprendomi il viso con le mani per la vergogna rimanendo accasciato al suolo, in uno scatto di rabbia improvviso iniziai tirare la mia maglietta, con l'intento di strapparla, in quel momento mi faceva schifo, tutto in quel momento mi faceva schifo, odiavo me stesso per la mia debolezza e il mondo per la sua crudeltà.
Sentii Levi abbracciarmi facendomi poggiare il viso sul suo petto, e la rabbia che avevo sembrò scomparire lentamente, smisi di strattonare la maglietta, oramai stappata e piena di pieghe, e mi lasciai cullare dal calore che le sue braccia riuscivano a provocarmi, bagnando la sua maglia con le mie lacrime, mentre mi lasciava dei casti baci sulla testa, aprii la sua mano destra e gli tolsi di mano il vetro che aveva creato un brutto taglio, lui sembrava quasi non rendersi conto di esso, non ne sentiva forse il dolore?
<Il tuo dolore è il mio> disse con rammarico, <Se tu stai male, starò male anche io> continuò guardandomi negli occhi, avevo visto Levi piangere solo una volta, e non con tutto questo trasporto, in quel momento non gli importava di nulla, parlava con il cuore tra le mani, sincero come mai lo era stato.
<Promettimi che non ti allontanerai da me, permettimi di proteggerti, anche se non ne hai bisogno, anche se puoi farlo da solo, anche se sei forte, permettimelo, perché io non posso sopportare il fatto che tu stia male, o che tu pianga, al solo pensiero di quello che ti hanno fatto io... mi sento morire> disse con decisione, con me tra le sue braccia.
Mi sarei dovuto arrabbiare, io potevo difendermi da solo, potevo proteggermi da solo, non ero debole, non ero indifeso, ma non dissi nulla, perché in quel momento tutto quello che volevo era essere stretto tra le sue braccia, per sfogare il dolore che mi attanagliava il petto in una morsa dolorosa, per scappare dai ricordi e dall'umiliazione dell'altra notte, come se il senso di sporco che percepivo sulla pelle fosse scomparso in quel momento, il mondo tornava ad essere un bel posto, e le persone non facevano paura.<Il taglio era profondo> dissi esaminando la sua mano, <Ma nulla che non si possa risolvere, ti resterà la cicatrice ma non credo che avrai ripercussioni di altro genere> continuai andando verso la sua macchina, eravamo appena usciti dall'ospedale, mi ero beccato una bella ramanzina da parte di mio padre, ma adesso ero più tranquillo sapendo che il corvino non avrebbe avuto problemi alla mano.
<Comunque non farlo più! Mi sono spaventato nel vedere tutto quel sangue!> lo ripresi bonariamente, <Scusami, ero fuori di me. Dovremmo chiamare i tuoi amici per avvisarli che stai bene, erano preoccupati e Armin frignava come un moccioso> disse, abbassai lo sguardo guardandomi le scarpe, <Non voglio> mormorai, <Mi vergogno per quello che è successo, non ho il coraggio di parlare con loro> pigolai, dando un calcio ad una pietra, <Tu non eri quello tutto coraggio e niente cervello?> chiese ironico, non avevo neanche la voglia di prendermela, <È diverso, non sono pronto a parlarne con qualcuno che non sia tu, anche se si tratta dei miei migliori amici, voglio far passare un po' di tempo, mi sento ancora così sporco> mormorai passando le mani lungo le braccia chiudendomi in un abbraccio, <Non sei sporco Eren, tu sei sempre lo stesso, la persona che amo, e a cui tutti vogliono bene. I tuoi amici ti capiranno stai tranquillo, se vuoi posso parlarci io> propose, prendendomi la mano, avevo paura di essere giudicato per la mia debolezza."Noi siamo una famiglia Armin, quando hai un problema devi dircelo, noi non ti giudicheremo mai"
Sospirai ripensando a quelle parole, <Lo farò io, siamo una famiglia, so che non mi giudicheranno> dissi con determinazione, <Questo è il mio ragazzo> disse con soddisfazione Levi per poi lasciarmi un bacio sulle labbra, preso alla sprovvista mi allontanai mettendo le mani tra me e lui, avevo gli occhi sbarrati e il cuore che pulsava troppo velocemente, <Eren tutto bene? Non avrei dovuto, scusa> disse Levi con rammarico, tentai di calmarmi, mi tornavano alla mente i fotogrammi di quella sera, il mio respiro si fece sempre più accelerato, Levi mi si avvicinò ma io lo scansai, i suoi capelli mi sembravano biondo cenere e non riuscivo a vedere i suoi occhi, che mi sembravano grandi, enormi pozzi neri di cui non riuscivo a vedere il fondo, mi facevano paura, sentii le gambe molli e il cuore che rischiava di sfondarmi il petto, mi sembrava che mille mani mi stessero sfiorando, che mi toccassero ovunque lasciando indelebili segni neri, iniziai a guardarmi intorno, notando con orrore di avere addosso gli occhi di tutti, tutti occhi neri grandi di cui non si riusciva a scorgere il fondo, caddi in ginocchio tenendomi la testa tra le mani, mentre qualcuno urlava il mio nome, la sua voce si perse nel buio, nero come gli occhi che mi tormentavano, e quel nero fu l'ultima cosa che vidi.
#ansietta
Tana della scrittrice (satana):
Credo di essere ufficialmente l'autrice di Wattpad più odiata d'Italia.
Questo capitolo non mi fa impazzire, però non sapevo proprio come comportarmi in una situazione del genere, ma tranquilli/e approfondirò meglio la situazione nei prossimi capitoli.
Chiedo scusa per il ritardo, ma ero in vacanza su un'isola (sperduta ma bellissima) e non avevo internet (non sapete che gioia) quindi non ho potuto pubblicare i capitoli che mi ero scapicollata per completare e revisionare i giorni prima della partenza, in cielo qualcuno mi odia profondamente.
Ho finito, al prossimo capitolo.
-Beatrice.
STAI LEGGENDO
I want him
FanficPremessa: questa storia d'amore riguarda due ragazzi, quindi se nel caso tu non gradisca questo genere, non sei costretto a leggere,anzi, sei invogliato a non farlo. Eren dopo la separazione dei genitori si trasferisce in una noiosa città con la mad...