Addio puttana.

72 3 0
                                    

Scendendo giù con Harry che mi tiene la mano,  vedo Daniel avvicinarsi a me, ma noto che le valigie che erano accanto alla porta ora non ci sono più.
Così guardo Harry in cerca di spiegazioni.

H:"Ora Valerie non sarà più un problema."
Mi dice sorridendo ampiamente.
I:"Allora perché Daniel è ancora qui?"
H:"Beh lui è comunque qui per essere il tuo psicologo, ricordati che è stato pagato per questo."

D:"Ora che ci penso dovremmo fare una seduta, ne abbiamo fatta solo una fin'ora."
La sua idea mi sembra davvero pessima ma preferisco non obbiettare davanti ad Harry dopo ciò che mi ha detto.

I:"Va bene."
Detto ciò saliamo in camera mia e lui mi fa sdraiare sul letto, si mette a cavalcioni su di me e si toglie la maglia, si abbassa vicino al mio orecchio e sussurra.
D:"Toccami come solo a te è concesso."

Io rimango completamente pietrificata, quando mi vede disorientata prende la mia mano e la conduce sul suo torace.
D:"Ti prego."

Lascia la mia mano con gli occhi chiusi e io continuo a tracciare quelle linee imperfette sorprendendo sia me che lui, arrivo sulla fascia dei boxer e provo ad abbassarla delicatamente per delineare perfettamente il graffio che conclude.  Poco dopo, si avvicina alle mie labbra cercando di rubarmi un bacio ma qualcuno bussa alla porta e Daniel sbuffa frustrato. 

Per una volta sono veramente lieta che qualcuno venga a bussare alla mia porta, in quel momento non ero io, era la parte più incosciente di me.

Lui si alza e si mette la maglia andando ad aprire la porta mentre io mi metto seduta.

Alla porta c'è Louis che ci chiama per la cena, onestamente non l'ho mai visto qui per chiamarmi prima dei pasti, o non mangiavo o sgranocchiavo qualcosa prima,  oppure non c'ero. Non volevo mai mangiare con la mia "famiglia".

Decido comunque di scendere con loro a "mangiare" quel poco per non vomitare.
H:"Per stasera ho preparato i maccheroni."
L:"Mi mancava mangiare il tuo cibo invece di chiedermi se quella poltiglia che cucinava Valorie fosse commestibile o meno."
S:"Dopotutto mi dispiace per te, Tessa."
Dice con un sorriso da stronza.
I:"Ti dispiace di cosa?"
S:"Mi dispiace per te perché sei nata."
I:"A me dispiace che tu ti sia ritrovata un cervello più piccolo della tua dignità ." 

E detto ciò comincio a mangiare quel poco che riesco ad ingerire.

Finita la cena faccio la lavastoviglie e sparecchio mentre Louis e Harry guardano la tv.

Io e Daniel saliamo in camera mia e lui chiude la porta a chiave per tentare di concludere ciò che aveva cominciato precedentemente. Mi siedo sul letto e lui cerca di mettersi sopra di me quando lo fermo bruscamente.

T:"Oggi non ti è bastata Valorie?

Daniel cominciò a guardarmi in modo strano, sembrava un mix tra rabbia terrore e caos.

D:"Non ho idea del perché l'ho fatto."

T:"Non pensare neanche che lo farò con te."

D:"Posso almeno dormire con te? Casa mia è abbastanza lontana da qui, ed è tardi."

Non so come ma mi ritrovai ad accettare, forse perché con quegli occhi mi ricordava un pò me.

T:"Va bene, ma tu stai della tua parte del letto e io dalla mia, non voglio coccole o abbracci, capito?"

D:"Va bene."

Chiusi gli occhi dandogli le spalle, non dormivo in questo letto da tanto, il dolce calore mi fece addormentare subito.

Nel cuore della notte la suoneria del mio telefono mi sveglia facendo sentire le meravigliose parole degli Arctic Monkeys. Ero piuttosto rintronata dal sonno, ma mi accorsi subito che Daniel mi stava stringendo da dietro in modo protettivo, esattamente ciò che gli avevo chiesto di non fare.

  
appena sento che si sta svegliando mi ricordo del telefono, e noto che sullo schermo c'è il nome di Evan...


Io e la mia apatiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora