Equilibrio

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È passata una settimana, non vedo Daniel da sette fottutismi giorni, lui prova a chiamarmi ma ogni volta che il mio telefono squilla piango.

Ho bisogno di lui ma sento che qualcosa è cambiato, come se avessi perso qualcosa di indefinito.

Mi alzo dal mio letto caldo e mi dirigo a scuola, oggi piove e vado a piedi con un ombrello nero. Prima era sempre Daniel ad accompagnarmi ma adesso vado da sola, dopo la sospensione di due giorni sono tornata a scuola e Jennifer mi evita come tutti d'altronde.

Ed eccomi qui, un po' bagnata dalla pioggia, sola, davanti all'armadietto per posare i libri, guardo attenta gli orari di oggi e noto tristemente che oggi ho otto ore.

Alle prime due educazione fisica dopodiché due ore di letteratura, poi un'ora di scrittura creativa seguita dal corso di psicologia per poi finire con storia.

Prendo tutto il necessario per educazione fisica e mi avviò verso la palestra  comincio a pensare al corso di psicologia mentre fumo una sigaretta, l'insegnante arriverà oggi, spero di potermi distrarre un po'.

Entro nella palestra e mi dirigo velocemente dentro lo spogliatoio.

Otto ore dopo...

Sto tornando a casa dopo delle ore da incubo, ad educazione fisica dovevamo stare in equilibrio, alla terza e alla quarta abbiamo parlato della citazione di Haruki Murakami sull'equilibrio.

A scrittura creativa abbiamo avuto come traccia una frase di Comeprincipe, un utente di Twitter che postó un breve testo sull'equilibrio.

A psicologia abbiamo parlato dell'equilibrio fra la mente e il cuore e a storia abbiamo parlato dell'equilibrio fra il commercio e il consumo nella società medievale.

Tutto parla di equilibrio, ho perso il mio equilibrio, ho perso Daniel, non ce la faccio senza di lui, lo rivoglio, rivoglio i suoi baci.

Io ho bisogno del mio equilibrio, ho bisogno di lui.

Comincio a correre sotto la pioggia battente desiderando il mio amore, devo chiamarlo, sono incazzata con lui per la storia di Jason ma non posso continuare ad ignorarlo per un suo errore del passato, tutto sommato lui non voleva ucciderlo.

Appena arrivo prendo il telefono e chiamo Daniel.

D:"Piccola?"
Lo sento tirare su col naso e il mio cuore perde un battito.
I:"Amore?"
D:"Ti prego piccola torna da me."
I:"Vieni qui amore."
Sto piangendo tantissimo, ho bisogno di vederlo, ho bisogno di vedere la sua fossetta.

Dopo un'ora passata in mansarda sento bussare alla porta, mi alzo di scatto e appena apro lo vedo completamente distrutto, ha un occhio nero, il labbro spaccato e la pelle pallida.

Mi butto su di lui baciandolo e stringendolo forte a me, stiamo piangendo entrambi.

Lui mi prende in braccio e mi porta in camera sbattendo la porta dietro di noi.

Mi butta sul letto togliendosi la maglietta e togliendola anche a me, torna a baciarmi mentre le mie dita si avvicinavano sul suo torace dove risiedono i suoi peggiori ricordi.

Finiamo per fare l'amore come la prima volta, da quando ci siamo rivisti non abbiamo parlato, solo quando abbiamo finito urlando i nostri nomi.

D:"Ti amo piccola."
I:"Ti amo Daniel."
E finiamo così, io incastrata nel suo corpo grande e caldo, in una notte arida ma fredda nello stesso momento.

Io e la mia apatiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora