Ieri siamo tornati a casa alle tre di notte, ci siamo addormentati abbracciati l'uno all'altro. Ora sono in ospedale con Daniel, siamo fuori dalla sua "camera" e gli sto tenendo la mano.
I:"Vuoi andare a parlare con lui?"
D:"Non lo so."
I:"Cosa vuoi adesso?"
D:"Onestamente non ne ho idea."Gli stringo ancora di più la mano accasciandomi su di lui baciandogli il collo, non so come aiutarlo in questo momento.
I:"Vuoi uscire un attimo?"
D:"Si."Gli stringo la mano accompagnandolo all'uscita dell'ospedale, con l'altra mano tiro fuori le sigarette e l'accendino dalla tasca della felpa.
I:"Non so cosa dirti..."
D:"Non so neanche come comportarmi in questa situazione."Ora siamo fuori, accendo una sigaretta e ne passo una a lui, sta piovendo a dirotto, di solito sono abituata al caldo afoso che sostiene le mie monotone giornate.
I:"Tu non hai un posto speciale dove ti rifugi?"
D:"Beh si ma non so se ti piacerebbe..."
I:"Andiamoci. Si cazzo, andiamocene da qui, non stai bene seduto su quelle sedie di plastica a fissare la porta, lo vedo costantemente nei tuoi occhi."Lui butta il mozzicone sporco di catrame per terra e io faccio lo stesso con il mio, mi prende la mano strattonandomi verso la sua Megane nero opaco.
Partiamo verso una meta sconosciuta, mentre gioco con i miei anelli guardando fuori dal finestrino, apro il finestrino lasciando che il vento si nasconda fra i miei capelli blu elettrico.
È da un po' che penso di cambiare colore, magari lilla, viola oppure rosa pallido, non voglio colori scontati come biondo o rosso, e neanche troppo sgargianti.
Il profumo di mare invade i miei sensi inebriandomi, dandomi una sensazione di relax indefinibile.
Lo guardo, gli occhi blu concentrati a guardare la strada, si morde il labbro inferiore coperto da uno strato leggero di barba. Allungo la mano giocando allegramente e distrattamente con i suoi capelli.
I:"Siamo arrivati?"
D:"Si."Detto ciò ferma la macchina, scendendo frettolosamente, tutto ciò mi porta a chiedermi cosa abbia scatenato questa frenesia da parte sua.
Guardai attentamente il telefono notando che ormai erano le 19:30, guardai la luna rimanendo a bocca aperta, era rossa, un rosso sangue che mi fece incantare finché la voce di Daniel non mi riprese.D:"È bella, vero?"
I:"Cos'è?!"Sembravo una bambina spaventata ed esaltata allo stesso tempo guardando quello spettacolo meraviglioso.
L'immagine mi fece incamminare verso Daniel stringendomi nelle sue braccia.
Lui rise leggermente prima di rispondermi.D:"È la luna rossa. Uno spettacolo, vero?"
I:"È bellissima."Distolsi controvoglia lo sguardo da quella meravigliosa luna dirigendomi verso una panchina un po' malandata ricoperta di scritte e disegni.
Uno di questi mi incuriosì e mi avvicinai per vedere un meraviglioso disegno di un pianeta con sotto la scritta "OPEN YOUR EYES". Daniel si avvicinò a me facendomi mettere sulle sue gambe per poi abbracciarmi per ripararmi da quel leggero vento che sembrava voler giocare con i nostri capelli.Gli baciavo il collo stringendolo a me mentre guardavo quello spettacolo riflesso sulle acque calme del mare posto davanti a noi, era tutto meraviglioso.
I:"È questo il posto dove ti rifugi quando vuoi staccare da tutto?"
D:"Si, questo è il mio angolo di paradiso."
I:"Come hai scoperto questo posto?"
D:"Ci venivo spesso con i miei di giorno eravamo proprio lì."Disse indicando un lato della spiaggia non molto lontano da degli scogli.
D:"Poi un giorno mi persi e finì proprio su questa panchina, una donna un po' anziana mi prese per mano e mi aiutò a ritrovare i miei genitori, spesso quando venivo qui la rincontravo e finivamo per parlare di tutto, ora dovrebbe avere circa 80 anni credo."
I:"È un posto bellissimo. È da qui si sente il profumo del mare."Abbassai leggermente la testa pensando ad Aidan, mi diceva sempre che avrebbe voluto solcare i mari in barca a vela vivendo serenamente i suoi ultimi anni di vita nel luogo dove aveva conosciuto Adeline. Mi avrà raccontato mille volte come l'aveva conosciuta veramente, non durante gli studi, o meglio durante una gita. Lui era innamorato perso di lei, ma non aveva mai avuto mai il coraggio di parlarle, un giorno durante una gita le loro classi si unirono e fecero un piccolo viaggio in barca a vela. Mia madre rischio di cadere in acqua diverse volte e quando successe mio padre fu il primo a lanciarsi completante vestito in quelle acque quieti, la riportò in barca con l'aiuto del comandante e da lì cominciarono a parlare sempre per poi innamorarsi follemente l'uno dell'altra.
D:"C'è qualcosa che non va?"
La sua voce mi risveglio immediatamente dal mio torpore.I:"Nono."
D:"A cosa stavi pensando?"
I:"Pensavo a mio padre..."
D:"Harry."
I:"No, Aidan. Mi è tornato in mente che lui ha sempre voluto passare il resto della sua vita in barca a vela."
D:"Che pazzo sogno."
I:"Ti sbagli, i sogni più pazzi sono quelli più banali. La follia è il sogno più bello che possa esserci."Si concluse così la serata, chiacchiere, birre, sigarette e baci. La cosa più bella era passare il tempo in compagnia del profumo che ci donava l'area marittima che alloggiava nel nostro spazio pieno di confusione lacrime e rimpianti.
Era bello sapere che qualunque cazzata io facessi avevo sempre qualcuno che mi potesse sostenere, tutto ciò ti faceva sentire protetto da ogni pericolo come se fosse uno scudo da un qualunque dolore esterno.
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Io e la mia apatia
RandomTessa Handerson è una ragazza con un passato difficile sulle spalle, porta con se mille tagli e mille problemi. A scuola non ha amici e non li vuole. È stata adottata alla tenera età di sei anni cambiando diverse famiglie. Con il tempo scoprirà nuov...