Non voglio crederci

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Lei spalanca gli occhi e subito scoppia a piangere.

L:"Daniel ti supplico perdonami."
D:"Come posso perdonarti? Hai tentato di uccidere sia me che Sally cazzo."
S:"Cosa?!"
D:"Non lo sa?"
L:"No."
H:"Non abbiamo mai avuto il coraggio di dirglielo."
D:"Se non parlate voi parlerò io."

In questa situazione mi sento di troppo, io non c'entro niente qui!

Harold e Lucy si rinchiudono in una stanza con Sally e sento dei singhiozzi e delle urla.
Io e Daniel rimaniamo in silenzio in salotto, sono distesa su di lui mentre dispargo delicati baci su tutto il suo volto e il suo collo.

Si sta rilassando, non ho mai capito perché si rilassasse con i miei baci.

I:"Perché ti rilassano tanto i miei baci?"
D:"Perché sono delicati, dolci e lo scoccare delle tue labbra sulla mia pelle è così dolce che mi rilassa più di una canzone."

Mi perdo ancora in quegli occhi blu che addolciscono tutto rendendo l'atmosfera più leggera e soave.

I:"Ti amo."
La serratura della porta interrompe la mia dichiarazione, Harold e Lucy escono dalla stanza chiedendo a Daniel di andare da lei.

Lucy si mette davanti a me e comincia a sorridermi per poi riempirmi di domande.

L:"Tu e Daniel come vi siete conosciuti."
I:"Ci ha presentato un suo amico."
L:"Quando vi siete fidanzati?"
I:"Più o meno da gennaio."
L:"Non ti ho ancora chiesto come mi chiami."
I:"Mi chiami Tessa Handerson e tu ti chiami Lucy Curten."
L:"Daniel ti ha mai parlato di me?"
I:"Solo quando mi raccontava dei segni che marchiano il suo torace."
L:"Ah..."

La nostra angosciante conversazione viene bloccata da Daniel che esce dalla stanza seguito da Sally in lacrime.

Lui mi bacia delicatamente e tutti ci sediamo nei divani adiacenti.
Su un divano ci siamo io Daniel e Sally, e sull'altro c'è Harold e Lucy.

La stanza è completamente silenziosa e nessuno parla, finché Harold non rompe quel muro tra di noi.

H:"Vogliamo uscire a pranzo, è l'una, conosco un ristorante carino."

Tutti accettiamo e andiamo al ristorante. Lucy va con la sua macchina, Harold e Sally si avviano con la sua auto, e noi due andiamo insieme.

I:"Come ti sei trovato?"
D:"È-è strano."
I:"Lo so amore, vuoi restare con loro?"
D:"No, voglio tornare a casa con te."
I:"Ti va di pranzare con loro e poi andare a casa con me?"
D:"Dobbiamo proprio?"
I:"Amore almeno provaci, sono comunque la tua famiglia."
D:"Va bene, lo faccio per te."

Tutto ciò mi fa sorridere e andiamo tutti al ristorante.
Pranziamo tranquilli fra sorrisi finti e stronzate, facciamo una passeggiata fra i negozi per poi tornare a casa.

Appena arriviamo Daniel mi prende in braccio e mi conduce davanti alla porta della stanza, dopo un'ora ci addormentiamo con le lenzuola che ci coprono e il piumino per terra, sono letteralmente sopra di lui.

E tutta la stanza tace immune e inerme nel suo silenzio, fuori la vita va avanti nella sua illegalità mentre canne e puttane girano come bambini al parco d'autunno.
Gli alcolizzati girano con la speranza di dimenticare i loro dolori e le loro frustrazioni. I cani abbaiano ma dentro la stanza un silenzio tombale regna sovrano  rendendo reale la mia dolce favola estiva.

Io e la mia apatiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora