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Sta venendo proprio verso di me.
Alzo la mano per salutarlo quando, senza degnarmi di un'occhiata, lui mi supera e si unisce al gruppo d'elite, lasciandomi lì con la mano a mezz'aria.

Faccio finta di averla alzata per guardare l'orologio, cosa abbastanza pietosa, e mi giro a fissarlo.
Sta parlando con alcune cheerleader come se le conoscesse da una vita, e probabilmente è così... ed anche in senso biblico.

Sempre sorridendo posa un braccio sulla spalla della rossa ed uno su quella di Misty e si unisce alla loro conversazione.

Mi guardo attorno e osservando il resto della marmaglia. Tutti gli altri sembrano abbastanza ordinari ma nessuno mi somiglia, nessuno è da solo.
Sembra che tutti si siano già riuniti col loro gruppo di amici ed io, in piedi lì impalata, sto facendo come mio solito la figura della sfigata senza amici.

Non restano molte possibilità per salvare la situazione se non quella di accostarmi pateticamente a qualcuno sperando di non sembrare troppo sola e disperata.
Indecisa sul da farsi cerco quelle che avrebbero potuto essere delle compagnie a me affini fino a quando non noto un piccolo gruppo di ragazze vestite in modo casual e non troppo ricercato. Una di loro ha un libro in mano, l'altra un paio di auricolari nelle orecchie mentre altre due invece stanno parlando fra loro in modo fitto e concitato.
Mi avvicino a loro posando la borsa a terra per cercare di cogliere nella conversazione qualche spunto interessante per potermi presentare. Da quello che riusco a carpire capisco che sono matricole pure loro. Perfetto, è la mia occasione.

Sto per prendere coraggio e presentarmi quando il suono della campanella interrompe i miei piani e le quattro ragazze si avviano verso l'ingresso senza neanche vedermi.

Invisibile come al solito mi avvio anch'io verso il punto di ritrovo matricole dove una piccola folla di miei coetanei ed ex compagni di classe si è già accalcata attorno ad una figura indefinita che doveva sicuramente essere la nostra guida. Cerco di alzarmi in punta di piedi per sentire o vedere colei che sta parlando e per poco non mi viene un accidente.

È Misty, in tutto il suo splendore.
Mi rassegno all'ironia del fato e seguo il gregge in quello che promette essere il più insopportabile dei tour scolastici.

La visita non è ancora terminata, tuttavia la nostra guida si sta rivelando una compagnia piacevole, simpatica, pronta a scherzare.

Che le voci fossero tutte infondate? La cosa non mi stupirebbe essendo io stessa stata vittima delle maldicenze altrui.
-... e questa è la palestra dove mi alleno con le altre cheerleader.
Ah, è pure una cheerleader. Non mi stupirei affatto se venissi a sapere che è persino il capitano della squadra.
- Venite alle selezioni mi raccomando! Non servono particolari abilità, le coreografie non sono complicate e ci si diverte da pazzi!
Entrare nelle cheerleader. Questa è un'idea che non mi ha nemmeno sfiorato la mente.
Da piccola ho frequentato ginnastica artistica sotto imposizione forzata di mia madre ma i tempi delle spaccate e delle travi sono ormai finiti da un pezzo e non so neppure se sia ancora capace di fare una ruota.

Chissà se a Liam piacciono le cheerleader. Che pensiero sciocco, è ovvio che gli piacciono visto come si è avvinghiato a quelle due stamattina.

Presa dai miei pensieri riesco a non postare attenzione alla prolissa presentazione del preside e degli insegnanti riguardo ai programmi e a tutte le opportunità che la Riverdale High può offrire.

Vengo risvegliata dal suono della campanella che annuncia la fine del tour.

La gente si sta già disperdendo nei corridoi e visto che è il primo giorno le lezioni finiscono in anticipo.

Seguo il gregge lasciandomi trasportare dal flusso di studenti verso l'uscita.

Non voglio prendere a spallate nessuno per passare e, soprattutto, non voglio farmi prendere a spallate da nessuno, quindi aspetto pazientemente che la folla si diradi per riuscire a passare.

Appena varcata la soglia ricomincio a respirare aria fresca. Finalmente.

La strada verso casa sembra più lunga del solito, forse perché sto prendendo tutti semafori rossi.

La fatica per la camminata e il caldo per il sole iniziano a farsi sentire e la maglietta mi si sta appiccicando addosso per il sudore, così approfitto del semaforo rosso per toglierla, rimanendo in canottiera.
Devo ricordarmi di vestirmi più sottile domani.

Sento una musica estiva a tutto volume accanto a me. Ha appena raggiunto il semaforo una macchina con tre ragazzi circa della mia età.

Cerco di non fissarli per non essere maleducata ma quelli evidentemente non hanno lo stesso senso di cortesia perché i finestrini dal mio lato si abbassano.

-Hei bellissima! Quanto per un ora?

Guardo il ragazzo bruno in macchina che mi ha appena urlato quella frase senza capire a cosa si riferisca. Poi il mio cervello grazie al cielo si riconnette e mi rendo conto dell'offesa.

Spalanco la bocca con gli occhi sgranati non sapendo cosa dire.

-E per quella bocca aperta invece? Non sai cosa ti farei.

I suoi amici ridono come se avesse fatto la battuta del secolo ed io sono ancora più indignata e sgomenta.

"Non vale la pena rispondere", continuo a ripetermi. Ma la furia è troppa e sta aumentando sempre di piu. Inizio già a sentire gli occhi pizzicare e appannarsi per l'umiliazione così smetto di ragionare ed inizio a correre, nonostante il semaforo sia ancora rosso.

IT'S ME (storia di una folle scalata verso la popolarità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora