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Fisso la mano tesa davanti a me a bocca aperta.
Perché fare finta di non conoscermi? Perché fingere che fra di noi non sia mai successo nulla?
Forse non sono abbastanza per lui e magari si sente imbarazzato nel confessare ciò che c'è stato tra noi davanti ai suoi amici.
Ma addirittura arrivare a far finta di non conoscermi... È davvero il colmo.
Provo a ricordare una situazione più umiliante successa nella mia vita ma non mi viene in mente nulla.

Lo sgomento iniziale si trasforma in una rabbia sorda. Vedo tutto rosso e mi fischiano le orecchie.
Sono un ordigno pronto ad esplodere, non riesco più a trattenermi.
Ho passato ogni singolo giorno dalla nostra uscita a pensare a come sarebbe stato rivederlo e lui ha rovinato tutto, tutti i miei sogni, fantasie, speranze... tutto distrutto.
Non l'avrebbe passata liscia.
Avrei finalmente mostrato a tutti che schifoso viscido verme fosse il nostro Liam Hardy.

Alzo lo sguardo dalla mano ai suoi occhi pronta ad attaccare ma quello che vi leggo dentro mi confonde a tal punto che la mia iniziale rabbia inizia a dissiparsi.
Non ha più il solito sguardo da macho di turno, sembra frustrato, quasi avvilito.
Ma per cosa può essere triste?
Si sente forse in colpa per la grandissima menzogna appena raccontata? O forse per avermi umiliata?
No, mi sbaglio di certo. Deve essere solo spaventato che io racconti il suo segreto davanti alle sue amichette.
E allora perché rovinargli i giochi?
Lascerò che si diverta con la ragazza di turno perché con me non avrà di certo più occasione di farlo.
Ingoio la bile e faccio buon viso a cattivo gioco.
-Giusto! Sei quello del campeggio! Ecco dove ti ho già visto. Mi sembravi un viso familiare.
Così dicendo sfoggio il mio più falso sorriso a 32 denti e gli stringo la mano.
Si stupsce e sgrana impercettibilmente gli occhi.
Differentemente dalle mie aspettative però l'ombra di tristezza sul suo volto rimane immutata. Non sembra particolarmente sollevato dal fatto che non lo abbia smascherato davanti a tutti, semmai ancora più abbattuto.
Che strano ragazzo.

Finisco il giro di presentazioni e faccio la conoscenza di alcuni ragazzi della squadra di footbal.
Fortunatamente nessuno dei miei nuovi 'amici' sembra essersi accorto dello scambio di occhiate fra me ed il verme.
Mi siedo fra Jamie (uno dei muscolosi giocatori della squadra) e Misty che è tutta presa a raccontare del nostro incontro.
Mi impongo di non fissare più il mio aguzzino per tutta la durata del pranzo e la presenza dei miei due vicini mi aiuta a distrarmi.
Mi riempiono di domande su scuola, amici, famiglia e non smettono un solo secondo di sorridere.
È bello parlare con loro.
Mi sento in colpa per aver pensato che fossero un gruppo di snob ma a vederli dall'esterno nessuno avrebbe mai immaginato che fossero così gentili.

-Quindi, se ho ben capito, vivi in città.- Dice Jamie.
-Si abito con mia madre nella sua tenuta di famiglia.
-E tuo padre?- Continua lui.
-Viaggia spesso per lavoro, attualmente penso sia in Cina... o forse in Giappone... in qualche parte dell'Asia insomma. In pratica siamo solo io e mamma.
-Che figo!- Interviene Misty- Devi assolutamente invitarmi una volta di queste! Potrei aiutarti coi compiti, visto che tutti gli argomenti che farai li ho già svolti l'anno scorso.
È talmente euforica che non me la sento di contraddirla.
-Certo, volentieri!
Rispondo, pur consapevole di non aver bisogno di nessun aiuto per la scuola.
Una voce dall' altra parte del tavolo irrompe nella nostra conversazione.
-Non credo che sia il caso di aiutarla visto che ti hanno bocciata Missi.
È la brunetta che si chiama Helenia, quella in braccio a Liam.
Se già prima mi aveva fatto una brutta impressione adesso ha davvero perso ogni speranza di starmi simpatica.
-Ha ha ha... Grazie di averlo ricordato Hele, anche se sai benissimo che sono stata bocciata per assenze e che i miei voti sono ottimi.
Contrattacca Misty.
A quel punto intervengo io.
-Puoi venire anche solo per fare due chiacchiere, non importa che mi aiuti coi compiti.
Il suo sorriso incoraggiante mi fa capire di aver detto la cosa giusta e lo sguardo torvo della bunetta mi avverte che mi terrà d'occhio.

Al suono della campanella saluto il gruppo e mi dirigo verso la palestra dove ci sarà, per noi matricole, una piccola presentazione dei laboratori e dopo quelle che mi sembrarono due ore interminabili finalmente arriva il momento di andare a casa.
Esco nel corridoio e seguo il flusso di persone dirette verso l'uscita.
Scendo le scalinate d'ingresso facendomi spazio a spallate per riuscire ad avanzare e mi incammino verso casa.
Sto procedendo a lunghe falcate nel parcheggio affollato della scuola quando una mano mi tocca due volte la spalla per richiamare la mia attenzione.

IT'S ME (storia di una folle scalata verso la popolarità)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora