Lie to me[2]🐙

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Qual'è stato l'esatto momento in cui ho gettato tutta la mia vita al vento? Quando ho deciso che era meglio se non fossi mai nato?
E se avessi fatto altre scelte?
Se fossi stato più intelligente? Se avessi scelto mio fratello e la mia famiglia? Se non avessi preso una strada completamente sbagliata, come sarebbe andata la mia vita?

Per rispondere a questa domanda devo tornare indietro di qualche anno, arrivando a quando avevo sette anni.
Avevo i miei genitori che si parlavano a malapena, ma c'erano sempre per un evento importante per me e mio fratello. Ci facevano vedere che ci volevano bene e, in qualche modo, si amavano ancora.
Io continuavo a essere il ragazzo chiuso in se stesso che spiaccicava solo due parole con gli altri compagni di classe, ma che andava discretamente bene nelle materie scolastiche. Ero quel tipo di bambino che non parlava per paura di sbagliare, ma quando ero a casa sprizzavo gioia da tutti i pori: ero un uragano.
Giocavo con mio fratello e, quando c'era, stavo in compagnia di mio padre a giocare con qualche muovo gioco per la Wii che aveva comprato. Mi divertivo ed ero felice. È strano come a quell'età non te ne freghi più di tanto di avere amici, anzi ci stai bene anche senza.

Le cose cambiarono drasticamente alle medie: mio fratello incominciò a farsi degli amici suoi e, volontariamente o meno, mi mise da parte. In quegli anni papà lavorava anche il doppio, quindi ero da solo e da quel momento la mia vita era destinata a cambiare.
Ma se non avessi seguito Noah, il ragazzo che mi portò a conoscere la droga? Se avessi scelto il bene? Cosa sarebbe successo alla mia vita?

-Allora, vieni?-mi domanda il ragazzino posizionandosi davanti al mio banco, mentre io mettevo tutte le mie cose scolastiche nello zaino nel giusto ordine. Noah, per l'appunto.
-No, scusa-rispondo alzandomi dalla mia sedia, mettendomi la cartella sulle spalle per poi uscire frettolosamente dall'aula.

...


A quel tempo mia madre, per aiutarmi a socializzare, mi iscrisse a un doposcuola a cui io in realtà non sono mai andato, ma che usavo come copertura per giustificare i miei rientri a casa molto tardivi. E se invece fossi andato?

Entro nell'aula mensa e trovo diversi ragazzi messi a gruppi e alcuni soli. Io non conosco nessuno, quindi mi vado a sedere vicino a chi mi sembra meno minaccioso: prendo posto di fronte a una ragazza dai lunghi capelli mori.
La ragazza alza gli occhi verso di me e così posso notare che i suoi occhi sono dello stesso colore dei capelli.

La ragazza alza gli occhi verso di me e così posso notare che i suoi occhi sono dello stesso colore dei capelli

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Il primo ad abbassare gli occhi sono proprio io.
Avrei tanto voluto essere uno di quei ragazzi che riescono a dire sempre la cosa giusta, a fare il primo passo per stringere un'amicizia, ma io non ero così.
Ad interrompere il silenzio ci pensarono cinque persone più grandi di noi che incominciano a presentarsi per poi dirci cosa ci facevamo in quel posto: aiutarci a studiare.
Sento sbuffare e così punto l'attenzione sulla bambina di fronte a me, che sembra estremamente annoiata da tutto questo.
-Prendete i vostri compiti, e se avete bisogno d'aiuto chiamateci-ci informa la donna.
Estraggo dalla mia cartella il quaderno di matematica e incomincio a eseguire i miei esercizi, anche se li ho capiti perfettamente. Essendo che non esco, ho più tempo da dedicare allo studio e infatti ho i voti migliori, di gran lunga, di quelli di mio fratello gemello.
-Ciao, Chiara-sento parlare una voce poco distante da me.
Alzo la testa e vedo, affianco della bambina, un'altra figura che prima era in piedi in mezzo alla stanza, se non sbaglio si chiama Sophia.
-Ciao anche a te-mi saluta, puntando i suoi occhi verso di me-Vi siete presentati voi due?
Punto la mia attenzione sulla bambina che mi guarda con indifferenza, nego con la testa.
-Che peccato, ma c'è a tutto un rimedio-afferma per poi mettere una mano sulla schiena della bambina-Su, presentati.
Si vede che la bambina non ne ha per niente voglia, ma ciò nonostante mi parla rivelandomi il suo nome: Chiara.
-E tu, come ti chiami?-domanda la ragazza puntando la sua attenzione nuovamente su di me.
-M.mi chiamo Peter-le rispondo balbettando per l'imbarazzo.
Quando la ragazza si allontana Chiara sospira:-Finalmente, pensavo non se ne andasse più.
Non so che dire, probabilmente dovrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, per farmela amica, ma proprio non ci riesco.
-Quella è mia cugina, sono qui per causa sua-mi informa puntando i suoi teneri occhi marroni nei miei-Ti serve una mano con i compiti?
Nego con la testa:-Me la so cavare da solo, sono qui a causa di mia madre.
Finalmente la bambina mi sorride timidamente e, a me, si riscaldò il cuore. Ben presto, non so come, ma la mia timidezza sparì e mi ritrovai a parlare con Chiara di tutto. E mi accorgo che non è brutto avere un'amica.




...



I seguenti intervalli non me li passo più in classe, ma al fianco di Chiara che è proprio della mia stessa situazione in fatto di amicizie, ma ciò nonostante ci piace passare del tempo insieme.
Gli anni delle medie passarono e io avevo Felix e Chiara al mio fianco, e mi bastavano. I miei genitori divorziarono pacificamente, io e mio fratello non soffrimmo.

In terza media ci furono i primi amori e le prime gelosie: io e Chiara non saremmo restati migliori amici ancora per molto, tra me e lei c'era molto di più. E ci fidanzammo alla fine della terza media scegliendo di andare nella stessa scuola.
Alle superiori mi iscrissi a diversi corsi di potenziamento, dimostrando a tutti quanto ero intelligente.

Alle superiori mi iscrissi a diversi corsi di potenziamento, dimostrando a tutti quanto ero intelligente

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E, sotto suggerimento della mia fidanzata, mi iscrissi anche a una attività extra scolastica: calcio. Lì conobbi dei ragazzi che, più o meno, avevano il mio stesso carattere.



...




Mentre ero nel corridoio di scuola e stavo camminando tranquillamente, inconsapevolmente una ragazza mi sbatte incontro facendomi perdere leggermente l'equilibrio, mentre lei, caddero i libri che teneva stretti al petto. Non ci penso due volte e mi chino per raccoglierli, stessa cosa fa lei, appena alzo la testa noto dei capelli marroni estremamente lisci.
-Grazie-dice, quando le passo i libri che ho raccolto.
Ci alziamo in piedi e prima che lei si giri, poso la mia mano sul suo braccio, la ragazza si gira e mi guarda timidamente come se avesse paura che le possa fare del male.
-Se non sbaglio sei la ragazza che ha interpretato Cenerentola-parlo lasciando la presa dal suo braccio e cercando i suoi occhi.
-V.vuoi prendermi in giro anche tu?-domanda stringendo, ancora di più, al petto i libri. Come per difendersi da me.
-No, certo che no-rispondo immediatamente-Volevo solo dirti che sei stata bravissima, mi sei piaciuta molto, si vede che ti piace molto recitare.

È strano, io non ero il ragazzo che parlava molto con gli estranei, eppure con questa ragazza non riuscivo proprio a farne a meno. Ero impressionato che esistevano persone così cattive da insultarla solo per il suo aspetto. Almeno lei ha il coraggio di fare ciò che le piace, cosa c'è di male?
La ragazza finalmente alza i suoi teneri occhi marroni verso di me e mi fa un timido sorriso.
-Mi chiamo Allison-si presenta abbandonando la fase difensiva.
-Mi chiamo Peter, piacere di conoscerti.


...

Sì, la mia vita sarebbe stata meno incasinata e sarebbe stato meglio per tutti.
Avrei potuto avere tutto e non fare del male alle persone, se solo ci avessi provato, se solo fossi stato forte.
Ma il passato non si può cambiare.

Una vita per distruggerti //cole sprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora