29. Il bipolare

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<<Comunque, da te come va?>>

Era la mattina di mercoledì. La vigilia. Il terzo giorno.

Gli adulti si erano messi a chiacchierare in salotto, dopo aver pranzato. Potevo sentire le loro voci e ormai riuscivo a differenziarle bene fra di loro.

Le donne stavano parlando del fatto che i supermercati non erano più quelli di una volta e le solite cose da mamma.

E gli uomini, invece, parlavano delle prossime partite di calcio che ci sarebbero state. Anche Francesco e Thomas si erano uniti a loro per parlarne. Finirono, ovviamente, poi, di parlare del nuovo capitano della squadra di calcio della nostra scuola. Non poteva certamente non vantarsene anche con loro.

Anastasia si era messa a dormire da circa un'ora rintanata nella stanza che condivideva assieme a quella vipera di Veronica.

Quest'ultima, invece, stava al telefono chiacchierando con una sua amica chiusa in bagno da almeno un'ora. <<No, ma non ci puoi credere! ... Nono, non ci puoi credere... Ma non puoi proprio crederci... Eh, no, per questo non puoi crederci!>>, la sentii dire con voce frettolosa, mentre passavo davanti alla porta chiusa a chiave del bagno. Da quando eravamo arrivati in quella casa non aveva fatto altro che ripetere al telefono quelle frasi.

Mentre Miriam che stava in stanza con me, era fin troppo pensierosa su tutto e di più. Non sembrava quasi più la stessa. Era, infatti, poi, uscita a fare un giro in paese con la musica nelle orecchie per cercare di isolarsi un po' dal mondo esterno.

Avevo cercato di fermarla e convincerla a restare, così le potevo consigliare qualcosa io. Ma lei mi disse che non importava e che preferiva starsene sola. Non potevano essere solo i messaggi di Dario a causarle quel comportamento. Ci doveva essere altro.

E fu così che isolata pure io dal mondo esterno mi ritrovai a parlare con Thalia al telefono.

Eravamo da almeno un'ora al telefono. Forse anche di più. Avevamo fatto prima la chiamata multipla assieme anche a Trina. Ma, poi, aveva dovuto riattaccare.

Da quello che ci aveva raccontato andava tutto bene a Milano. Esclusi, ovviamente, tutti gli imprevisti, come chiamava lei le figure di 'M'.

<<Bah, è strano>>, le risposi con un sospiro, mentre mi sedevo a gambe incrociate sul bordo del mio letto.
<<Strano? Cosa? La vacanza?>>
<<Tutto>>

Le raccontai in breve un po' tutto ciò che stava succedendo in quella vacanza che non sembrava voler mai finire.

Tra cui c'era l'atteggiamento triste di Miriam per colpa della stranezza di Dario. La troppa simpatia tra i miei genitori e i signori Gorrieri, come se si conoscessero fin da ragazzini. Ma anche la troppa gentilezza che i miei genitori dimostravano verso la famiglia Gorrieri. Gli atteggiamenti normali -ovvero strani- dei miei fratelli. Il comportamento da snob della nuova ragazza di Francesco. E la strana amicizia che si stava creando tra mio fratello e Thomas.

<<Wow, Sam. Sembra Beatiful>>, commentò dopo un breve momento di pausa.

Inarcai un sopracciglio e sorrisi. Mi era mancata la sua spontaneità nel dire le cose.

<<Riguardo a Miriam, ti consiglio di lasciarle spazio e intervenire solo se vuole lei o sta davvero male>>, mi disse. <<Però non credo che servirà. Da ciò che ho visto e conosciuto di lei, posso dire che è una ragazza che sa quel che fa>>

Approvai pienamente. Aveva ragione. Come sempre.

<<E nel caso parla senza scatenare il putiferio con Thomas. Forse lui saprà cosa fare>>, aggiunse poi facendomi tossire.

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