32. Non va assolutamente bene

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Era passata una settimana da quando ero tornata a casa. Ero anche tornata a scuola controvoglia per le numerose veriche che avrei dovuto affrontare.

L'anno nuovo lo passai a casa con dei parenti che erano stati invitati all'ultimo momento. Fu un normale capodanno.

A casa, nei giorni seguenti, però non avevo notato nessun cambiamento, anzi forse qualche miglioramento. La situazione tra mamma e papà sembrava essere tornata normale, sembravano felici come quando eravamo a Roma. Forse, la vacanza almeno a loro aveva fatto davvero bene.

In realtà, Francesco aveva rotto pure con Veronica da qualche giorno. Non sapevo chi lo avesse convinto. Quando glielo chiesi, mi rispose dicendo che quella settimana in montagna gli aveva fatto capire che quella ragazza non era giusta per lui. Ma io sapevo che non poteva esserci arrivato da solo. Era solo troppo orgoglioso da ammettere un'altra volta che aveva sbagliato. Quando gli domandai se il suo amico aveva scoperto che tempo fa aveva tradito la sua ragazza, mi disse che ci stava lavorando.

Riguardo ad Anastasia, invece, non saprei dire se le aveva fatto bene quella vacanza o no. Max le era mancato tanto, ma di sicuro le erano mancati di più i pettegolezzi. Appena tornati a casa, ovvero alle cinque del pomeriggio, uscì di casa in fretta e furia con il telefono all'orecchio. <<Cosa?! Cosa ha fatto?! No, ora, arrivo e mi racconti tutto!>>

Era tornato tutto normale.

Forse quell'anno ci sarebbe stata una svolta, chi lo sa. Forse sarebbe stato il solito anno, che poi avrei lasciato scorrere se un giorno avrei raccontato la mia storia. O forse sarebbe stato l'anno in cui tutto sarebbe cambiato. L'anno che cambiò tutto. O forse sarebbe stato solo un continuo di svolte mancate.

<<Quindi, che è successo dopo?>>

Sospirai e guardai con sguardo stanco la mia amica. Trina non faceva altro che farmi domande su quella vancanza. Alla fine, le avevo raccontato tutto senza tralasciare nulla.

Da come, invece, mi sarei aspettata però non fece nessuna espressione sorpresa. Anzi, quasi un espressione sollevata. Forse perché era da tempo che credeva stesse per succedere e poi non era successo niente.

Mi appoggiai alla sfilza di armadietti rossi e la mia amica aprì il suo guardandomi con insistenza in attesa di una risposta che sapevo come darle.

<<Gli ho detto che lo odio>>

Prese il suo libro di fisica e mi guardò con sguardo senza alcuna emozione o sentimento.

Si morse, però, il labbro come se avesse voluto dire qualcosa, ma non ne aveva il coraggio. Alla fine, però, lo disse. <<E come ha reagito?>>

Ripensai alla scena in giardino, quando cercavo inutilmente del segnale. Al suo sorriso irritante. Ai suoi sguardi strani. Al suo bipolarismo.

<<Non ha detto niente>>, dissi facendo spallucce.

Non sapevo perché lo stessi facendo, perché le stessi raccontando tutto ciò se a me non interessava nulla di lui. Forse volevo che qualcuno contraddisse la vocina dentro di me che mi diceva che stavo sbagliando tutto. Perché quella vocina continuava a dirmi di andargli parlare, dire tutta la verità e il vero motivo per cui lo odio. Il problema era che nemmeno io sapevo quel vero motivo.

<<Si, ma è cambiato qualcosa in
lui?>>, mi chiese dopo aver chiuso il suo armadietto.

<<Solito sorriso irritante>>

<<E quando gli hai detto che a lui non importa niente di te?>

Rividi la scena. Io che lo sorpassavo. La sua mano che mi afferrava il polso facendomi voltare di nuovo verso di lui. Il suo sorriso irritante sparito. I suoi occhi spenti e non più divertiti. E la sua voce mentre pronunciava il mio nome per intero. Tutto quanto a rallentatore. Io che gli dicevo che non saremmo stati mai amici. Il suo sguardo deluso e pentito. Io che me ne andavo e la vocina che mi diceva che stavo sbagliando tutto. E poi niente. Solo buio accompagnato da quella vocina.

PROBLEMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora