30. Notte

997 61 2
                                    

Era notte. Le due del mattino, forse. O forse erano arrivate pure quasi le tre.

Non mi ricordo esattamente come mi svegliai. Fatto sta che non riuscii più ad addormentarmi.

Inizialmente restai a guardare il soffitto tenendo gli occhi aperti e cercando di non chiuderli per nessun motivo. Una volta avevo letto su internet che aiutava ad addormentarsi. Ma non aiutò. Anzi mi accecai pure un occhio con l'unghia in uno strano modo, che non ricordo esattamente.

Poi, passai alla tattica di guardare le stelle e non fare niente. Di solito, si vedeva nei film ragazze che guardano fuori dalla finestra le stelle e pensavano, per poi sbadigliare e addormentarsi.

Ecco, il problema era che io quando penso non riesco ad addormentarmi, perché sono proprio i pensieri e le paranoie che mi faccio a tenermi sveglia. Finii, infatti, con il farmi domande senza senso.

Ma i pinguini si possono mettere ugualmente seduti nonostante non abbiamo il sedere? Ma i pinguini hanno un sedere?

Si, avevo seri problemi a diciassette anni.

Infine, passai a guardare tutti contatti che avevo e decidere a chi rompere per prima.

Partii subito con Thalia, ma lei non mi rispose. Partì la segreteria telefonica. Poi Trina e nemmeno lei rispose.

Ricordo, ancora, che la mattina dopo mi arrivò un messaggio da Trina con scritto: "Dimmi che sei stata te a chiamarmi e non qualcun'altro".

Poi, passai a Pietro. Lui rispose.
<<Hey, che fai?>>, chiesi sdraiata a pancia in su, mentre mi guardavo i capelli.

<<Sei ubriaca o cosa?>>, mi chiese subito con voce assonnata.

In sottofondo, potevo sentire le voci dei Simpson. Già, a lui capitava spesso di svegliarsi nel bel mezzo della notte. Solitamente, però, metteva i Griffin. Mi aveva davvero deluso.

Parlammo poco, però, perché a lui venne sonno e si addormentò. Riattaccai e capendo ormai che non avrei più potuto chiamare nessuno decisi di scendere le scale e andare in cucina a prendere qualcosa da mangiare.

Presi delle patatine e tornai su in camera iniziando a guardare su Netflix del mio telefono una serie tv, che si intitolava Disjointed. Era divertente. Parlava di una signora che gestisce un negozio di marijuana a uso terapeutico. Me lo aveva consigliato una volta Luca.

Adesso, si, che capisco tutto, dopo tanti anni di domande.

Mi guardai ben cinque puntate e cercai a fatica di non ridere mettendomi continue patatine in bocca. Poi, le patatine finirono e la depressione mi salì.

Decisi di smettere di guardare Netflix e passai ad ascoltare la musica. Partì Katchi degli Ofenbach.

Iniziai a muovere le labbra cercando di seguire le parole inutilmente. Adoravo quella canzone.

Mi ero finalmente quasi addormentata ed avevo smesso di ascoltare la musica e tornata a fissare il soffitto e le stelle.

Quando a un certo punto sentii dei passi, mi misi seduta sul letto corrugando la fronte.

Chi poteva essere a quell'ora?

Nessuno della mia famiglia era sonnambulo. Miriam me lo avrebbe raccontato se lo fosse stata e avrebbe pure preso in giro suo fratello. I signori Gorrieri non avevano la faccia da essere sonnambuli.

Rimaneva Veronica. Già me l'ero immaginata vagare per la casa con gli occhi chiusi e dire: <<No, ma non ci puoi credere!>>. Sempre se i sonnambuli parlano.

PROBLEMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora