<<Caffè doppio con panna doppia e zucchero doppio, grazie>>
Era la mattina della gita. La professoressa di letteratura e il professore di educazione fisica ci avevano permesso di andare nel bar dell'aereoporto a fare colazione. Eravamo in attesa del nostro aereo e dei ragazzi che ancora dovevano arrivare.
Thalia, come aveva previsto West, si era ritrovata la sera a fare le valigie e aveva trascorso tutta la notte dalle dieci all'una a preparsi tutto e di più. Erano passati solo dieci minuti da quando eravamo arrivate in aereoporto e si era già ricordata cinque oggetti che aveva dimenticato di inserire nella valigia. Oggetti che Trina ovviamente organizzata e preparata a tutto aveva.
<<Non ti farà male tutto quel caffè?>>, chiesi con un leggero sorriso guardandola.
Lei sbadigliò per l'ennesima volta e fece spallucce. <<Ho dormito solo quattro ore stanotte e sono uno zombie che cammina>>, mi disse pagando il barista alla cassa. <<Peggio di così non può andare>>, aggiunse spalancando gli occhi per non far sì che si chiudessero.
Annuii non potendole dare torto. Aspettammo che arrivasse il suo cappuccino e io mi comprai una ciambella con la glassa di fragola.
Uscimmo insieme così dalla fila, formata principalmente dai ragazzi che facevano parte della nostra scuola. Certe signore e signori anziani, infatti, si lamentavano con i nostri professori.
<<Si, lo so, signora. Ma i ragazzi vogliono solo fare colazione>>, stava cercando di spiegare il professore, esausto. Vedevo nella sua espressione già il pentimento di aver proposto quella gita.
Io e la mia amica raggiungemmo Trina che aveva già preso un tavolo per mangiare la sua brioche mentre leggeva un giornale annoiata.
Alzò lo sguardo e ci sedemmo accanto a lei. Inarcò all'istante un sopracciglio alla vista del cappuccino della bruna.
<<Thalia,>>, iniziò a dire. <<lo sai vero che tra meno di venti minuti saliremo su un aereo e ci resteremo per ben sei ore?>>
<<E allora?>>, chiese prendendo un sorso di caffè.
<<Perché prendi del caffè se poi in aereo puoi dormire?>>
Thalia posò la sua tazzina sul piattino apposito e la guardò intensamente.
<<Ah, è vero>>, e con lo sguardo rivolto alla sua tazzina fece una smorfia.
Scoppiai a ridere.
Passarono quei venti minuti. Il volo stava per partire. In meno di cinque minuti saremmo saliti sull'aereo che ci avrebbe portato a Londra.
Mancavano ancora però quei pochi ragazzi che non si erano ancora fatti vivi. Inutile dire che erano West, Ben e Thomas.
Eravamo in fila check-in, mentre il professore di educazione fisica arrivò incazzato nero e seguito da quei tre ragazzi.
<<La prossima volta starete in panchina durante una partita. Avvertiti>>, stava dicendo guardandoli uno per uno con sguardo severo.
Se ne andò a controllare che tutti avessero ricevuto il proprio biglietto.
Mi voltai assieme alle mie amiche verso di loro. Erano tutti e tre con il fiatone. Ben era così sudato che appena cercò di toccare Trina lei scattò dicendo di non toccarla.
West aveva legato i suoi capelli in una coda e si era seduto sulla propria valigia cercando di riprendere fiato.
<<La prossima volta ricordarmi di non chiederti un passaggio, West>>, disse Thomas, che fra tutti era quello messo meglio.
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PROBLEM
Romancesᴀᴍᴀɴᴛʜᴀ ᴇ ᴛʜᴏᴍᴀs ɴᴏɴ ʜᴀɴɴᴏ ɴɪᴇɴᴛᴇ ɪɴ ᴄᴏᴍᴜɴᴇ. sᴀʀᴀ' ᴏᴅɪᴏ ᴀ ᴘʀɪᴍᴀ ᴠɪsᴛᴀ ᴇ ᴀ ʟᴜɴɢᴀ ᴀɴᴅᴀᴛᴀ, ᴍᴀ ᴄᴏɴ ɪʟ ᴛᴇᴍᴘᴏ ᴄᴀᴘɪʀᴀɴɴᴏ ᴅɪ ᴇssᴇʀᴇ ᴄᴏsɪ ᴅɪᴠᴇʀsɪ ᴅᴀ ᴀᴠᴇʀ ʙɪsᴏɢɴᴏ ʟ'ᴜɴᴏ ᴅᴇʟʟ'ᴀʟᴛʀᴀ. «Ancora. Leggilo come credi.»