Nei palazzi grigi echeggiavano solo forti urla di disprezzo ed odio, porte sbattute con violenza e pianti nervosi. È lì che Selene esce di casa. Non si da nemmeno il tempo di uscire dalla porta d'emergenza che dava sul tetto del condominio che si accende la sua sigaretta.
In silenzio, mentre alcune lacrime rigavano il suo volto, si appoggiò sul bordo del cornicione, perdendo come ogni volta il suo sguardo. Riusciva solo a vedere un miscuglio di chiazze grigie e il suo fumo che veniva spezzato dai raggi di sole.
"Ei." Sentì dirsi dietro, opposto a lei.
Si girò e vide il ragazzo della sera prima, Mirko. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e, da imbronciata, la sua bocca si allargò in un grosso sorriso tirato. Voleva dare l'impressione della ragazza felice, senza problemi, perché dove abitava prima era stata giudicata per quello, come se fosse una poveraccia.
"Macciao." Disse lei, portandosi la sigaretta alla bocca, sempre sorridendo.
Il ragazzo impassibile, iniziò ad avvicinarsi a lei.
"Lo sai che il sole fa brillare l'acqua?" Domandò.
"Si, e quindi?" Rispose confusa.
"Chi ti ha fatto piangere?"
Rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi. Gli occhi color nocciola arrossati di lui quella volta non vennero intimoriti. Anzi, si addolcirono vedendo quel marrone così scuro diventare lucido.
Si avvicinò ulteriormente, sentendo già un caldo profumo floreale misto tabacco. Una lunga ciocca cadde sul viso un po' infantile e, incantato, Mirko non esitò a sistemarla dietro all'orecchio sfoggiando un grosso orecchino a cerchio.
"Non ho un bel rapporto con mia madre." Spiegò, arrossendo e chinando lo sguardo sui suoi pantoloncini che le coprivano le gambe fino a sotto il ginocchio.
Mirko si allontanò, dandole le spalle.
"E il tuo ragazzo non ti consola o aiuta?"
"Gionata non sa niente di me." Rise lei, quasi in imbarazzo.
La relazione tra lei e il rosso tinto era ben altro che una love story, era solo una cosa da letto però allo stesso tempo Gionata non voleva che qualcuno la potesse avere o desiderare.
"Se cerchi della roba non devi stare per forza con uno come lui, a farti usare." Pensò ad alta voce. "Sicuramente qualcuno troverai che si voglia interessare veramente a te." Continuò, rigirandosi verso lei.
"Sono un caso perso, lo capirebbero tutti se mi conoscessero." Alzò le spalle e buttò il mozzicone giù.
Lo schivò e andò dritta verso la porta, per rientrare nella realtà.
"Secondo me non lo sarai mai, o almeno mai quanto me."
"Dubito..." ridacchiò con voce tremante, tenendo aperta la porta. "Quando vieni qui, vienimi a suonare."