La suoneria del telefono di Selene fece svegliare i due, un po' in imbarazzo. Sfilò dalla tasca della felpa il suo telefono e notò che era Gionata. Senza dire nulla, aspettando che la chiamata terminasse a vuoto, gli scrisse un messaggio dove gli diceva che aveva risolto e che non c'era nulla di grave.
Da Gionata: Ci vediamo nel pomeriggio?
Mirko allungando lo sguardo, rimase in silenzio ad aspettare che quelle piccole mani dalle unghie lunghe e viola digitassero qualcosa. Rimase ferma a guardare quel messaggio pensando ad una scusa plausibile per non incontrarlo.
A Gionata: Non penso, voglio stare un po' sola.
Il rosso non rispose più e lei bloccò il telefono, rimettendolo in tasca.
"Ehm..." iniziò imbarazzato il ragazzo che ancora aveva il braccio intorno alle sue spalle, che tolse non molto dopo.
"Eh si, scusa." disse la ragazza tirandosi su dal divano e legandosi i capelli non curando l'aspetto in cui potessero essere.
Era stupenda e dire che non lo era, sarebbe stata solo una bugia. Stravaccato nel suo salotto di casa, la guardava.
"Credo di aver bisogno di compagnia." spiegò lei, imbarazzata. "E del fumo, ti pago giuro." aggiunse.
"Non voglio i tuoi soldi." scosse la testa il ragazzo, con un mezzo sorriso.
"Oh." esclamò sorpresa. "Come con Gionata allora?"
Sgranò gli occhi e si avvicinò a lei, abbracciandola. "Mi basta vederti che non soffri." le disse all'orecchio, spostandole una ciocca di capelli dietro. "Poi fumiamo insieme, non devi ripagarmi con niente."
Allora gente per bene esisteva ancora. Questo fu il pensiero di Selene. O forse, oltre che persona per bene, era un vero amico che teneva a lei come il vecchio Mario.
Ricambiò l'abbraccio e lo invitò al piano di sopra. Nell'uscire dall'appartamento, Mirko si affacciò dalla porta per vedere se ci fosse qualcuno e dopo essersene accertato la fece uscire, promettendole che sarebbe salito più tardi.
La rossa salì e davanti alla sua porta trovò Gionata che continuava a suonare al campanello.
Si avvicinò a lui con passi silenziosi e gli sfiorò il braccio.
"Sel." disse il rosso, con gli occhi che iniziarono ad illuminarsi. La prese fra le braccia e sollevò da terra.
Mirko sentì tutto, volendo aspettare che la ragazza entrasse in casa senza problemi.
"Ei." sussurrò lei, confusa da quel suo comportamento affettuoso.
"Mi sono preoccupato, stavo pensando che volessi farti del male." la baciò in bocca facendo uno schiocco che arrivò alle orecchie del moro al piano di sotto.
Sentì il vuoto, come se dovesse vomitare, non come ieri di senso di 'apnea', era completamente diverso.
"Gio, ti ringrazio per esserti preoccupato ma voglio stare s..." finendo la frase notò un succhiotto sul collo del ragazzo, così cambiò discorso. "Avevi da fare ieri quindi..."
Poteva essere diventato un bravo attore Boschetti, oppure i sensi di colpa lo stavano divorando dentro, ma dopo essere stata usata, 'maltrattata' e sottomessa da lui per della roba gratis che più che 'roba' era merda che l'avrebbe ammazzata prima o poi, decise di volerla chiudere lì.
"Si, affari." rispose vago.
"Bene, e quello è un livido?" rise lei. "Non farti vedere più qua."
Fu strattonata dal braccio e rimanendo indifferente si sentì dire: "Non contare più su di me, troia." scandendo lentamente l'ultima parola. Scese di corsa le scale, trovando Mirko fumando sullo stipite della porta di casa.
"Fatti i cazzi tuoi." sbottò il rosso.
Il moro rimase in silenzio, sorridendo divertito, e dopo aver preso da fumare dai suoi amici, raggiunse la ragazza.