"Ei." Disse imbarazzata, abbassando lo sguardo sui vestiti del ragazzo. "Entra." Gli fece segno di accomodarsi e si misero sul divano. "Che vuoi fare?"
"Pensavo di parlare di ieri."
La rossa si sistemó portandosi le gambe al petto e girata verso di lui. Era a tutte orecchie, visto che si era comportato come ogni giorno, come se non fosse successo nulla, ma almeno aveva il coraggio di parlarne.
"Cosa ne pensi?" Le domandò guardandosi le mani, portandosele in faccia, sentendo le guance andare a fuoco.
"Beh..." iniziò. "Vorrei sapere le tue intenzioni. Se vuoi una storiella o qualcosa di più impegnativo."
Da come lo disse, a Mirko suonò male. Come se 'qualcosa di più impegnativo' a lei sarebbe pesato.
Il modi indifferenti annebbiavano la mente del ragazzo, che vedeva quegli occhi neri brillare e la sera prima arrossita"Io voglio sapere se provi qualcosa o no." Insistè lui, non volendo mettere a nudo i suoi sentimenti.
"Ovvio..." disse lei. "Ma non vorrei che fosse come con Gio."
Sgranò gli occhi, non realizzando le sue parole e sussurrando un 'cosa?'.
"Percui se non è ricambiato, sii sincero, non me la prendo male." Deglutì con fatica, e con voce tremante.
Vide il ragazzo fermo, a guardare in un punto non ben preciso, iniziando a giocare con i suoi capelli.
Non riusciva, non riusciva a dirle che le piaceva e che lo faceva stare bene e sentire libero di essere se stesso senza che lei lo giudicasse. Non riusciva perché non era da lui dichiararsi e la timidezza, pur sapendo che era ricambiato, lo dominava."Io..." cominciò indeciso, fermandosi in un lungo silenzio, non trovando le parole.
"Ho capito." Chiuse il discorso la rossa. "Meglio se vai." Lo tirò su, pur essendo scarna e priva di forza, la rabbia l'aiutò, portandolo alla porta.
"Selene, dammi un attimo." la fermò, sulla soglia della porta.
Ferita, non ricevendo alcuna risposta, dopo avergli congessato il suo interesse, lo mise alle strette.
"Vai dimmi. Preferisco fare altro che stare in silenzio." In verità le avrebbe fatto piacere ugualmente, ma non in quelle circostanze.
Il ragazzo notò gli occhi lucidi della ragazza che con una spinta al petto lo fece uscire.
"Io... " riniziò, sentendosi in colpa per vedere quel viso rigarsi di lacrime, non sentendo pronunciare altre parole.
La porta gli si chiuse in faccia con violenza. Non poteva metterla così in ridicolo, per poi non sentirsi dire niente. Si appoggiò alla porta con le spalle e gridò "Quanto ti odio!"
Mirko lo sentì e se ne andò, cercando il numero di Falco, perso e odiandosi.