17.

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Durante i successivi giorni di lavoro fu informato il capo, da vari dipendenti, del cambiamento drastico di Selene. Da vivace a non reggersi in piedi e da gentile a isterica, quasi. Insomma, dopo averlo notato pure lui, padrone del locale, per il suo bene la cacciò.
Gionata e lei sembravano affiatati quella volta per il loro rapporto. Si volevano entrambi bene e, la cosa più importante, si rispettavano.
Il ciuffo rosso lo sapeva che lei aveva riniziato, quelle due bustine gli sballarono il guadagno, ma gli fu vicino e cercò in tutti i modi di non farla esagerare, se non smettere.

"Ei piccola, tutto bene?" Chiese vedendola rientrare a casa molto più presto del solito. Sbattè la porta di casa Boschetti e iniziò a parlargli dell'accaduto. "Devi smetterla se vuoi staccare da questo posto e lavorare." Continuò.

"Io lo so, ma vedere tutta 'sta roba in giro per casa è solo una tortura e un'incitamento a continuare." Spiegò la ragazza fra le lacrime.

Gionata rimase in silenzio pensando ad una soluzione. "Tu vai a casa tua che vengo anch'io. Ormai qui piú che una casa è un negozio." Disse prima di baciarla.

La ragazza iniziò a baciargli il collo, non accorgendosi dei vari succhiotti che gli stava lasciando. Il ragazzo piegò all'indietro la testa, iniziando a sentire piacere e con un mezzo sorriso stampato sulla bocca. Con uno scatto iniziò lui a baciarla sempre sullo stesso punto, formando altrettanti lividi violacei che, nel succhiare la pelle, a Sel scappò un gemito che fece sorridere entrambi. Le loro mani vagavano esplorando i loro corpi che conoscevano già, finendo per fare l'amore sul divano.

Fu la loro prima volta a metterci così tanto amore in quell'atto.

"Amore, ti amo." Disse Gion guardandola dritta negli occhi che iniziarono a luccicarle. "E tu starai con me per sempre, ce ne andremo da questo posto e tutti i nostri problemi saranno quelli dei nostri figli. Nessun altro." Le accarezzò la guancia, avvicinandosi nuovamente al suo corpo mettendole le mani sui fianchi.
Le piaceva la sensazione di quel tocco e molto di più quel che aveva sentito dirsi. 'Amore' non è mai stato sentito dire da quel ragazzo, nemmeno l'idea di avere figli o cambiare vita.

"Anch'io." Le venne spontaneo da dire e dopo qualche parola si rivestì e fece come le aveva detto Gionata. Tornò nel suo appartamento.

Salendo le scale, non trovando l'ascensore libero, incontrò Falco al secondo piano che stava scendendo.
Si scambiarono degli sguardi e lui ruppe il silenzio.

"Come stai?" Le fu chiesto.

"Bene tu?" Rispose freddamente.

"Ci credo, sei fuori come una mina." Rispose acido. Le voci giravano nelle varie scale del condominio ed era anche inutile smentirle. "Comunque..." sospirò. "Dovresti chiederlo a Mirko come sta. Lui ti vuole davvero..."

"Smettila di dire stronzate. Gionata mi vuole più bene." Ribattè riprendendo lentamente la sua salita.

"Guardati, con Mirko eri rinata ed ora, ora stai morendo di nuovo poco a poco." Urlò quasi piangendo.

Quella frase le rimbombava nella testa fino quando salì ed arrivò a casa sua. Trovò sua mamma intenta a preparare qualcosa per cena.

"Io non mangio mà. Come mai sei tornata?" Domandò confusa.

"Ho preso un giorno di riposo. In ospedale, qui, la vita è frenetica."

Annuì e vedendo che la pioggia aveva smesso di riempire le sue giornate salì sul tetto. Non ci andò più da quella volta in cui incontrò Mirko, ma quel posto per lei era stupendo. Si sentiva potente, superiore a tutti.

Stava fumando una canna quando sentì chiudersi la porta in modo aggressivo.
Si girò e vide il moro di spalle, doveva far finta di niente oppure andargli a parlare?
Le sue forze fisiche non ce l'avrebbero mai fatta, ma la sua forza di volontà annebbiata la fece avvicinare a lui. Gli si mise affianco e lo salutò con un timido 'Ei'.
Mirko alzò lo sguardo e sfoggiò il suo volto rigato dalle lacrime. Il dolce viso quella volta era contornato dalla chioma rosa che sembrava darle un aspetto infantile, ma meraviglioso e dolce come prima. Gli zigomi erano più sporgenti e gli occhi più incavati. I suoi vestiti sbravano essere più larghi rispetto al suo corpo pur essendo aderenti.

"Tutto bene?" Chiese lei porgendogli il joint.

"Si, che ci fai qui?" Disse accettando il suo gesto.

"Non sembrerebbe..." pensò ad alta voce lei. "Sono salita a pensare."

"A pensare a cosa?" Domandò il moro.

"A te."

Nascosti || RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora