Nella profonda notte di quello stesso giorno, la rossa iniziò a dare i primi segni di astinenza. Si alzò dal letto, sapendo che tanto l'insonnia non l'avrebbe abbandonata se non dopo una dose. La pelle iniziò ad umiduirsi, così andò con le sue poche forze sotto la doccia.
Aspettò varie mezz'ore sperando che tutta quella sensazione svanisse, ma niente. Con i capelli ancora gocciolanti e con vestiti che le fasciavano quelle poche curve, dopo varie chiamate a Gionata, uscì di casa diretta all'appartamento del suo ragazzo che era nel palazzo affianco.
Andò verso l'ascensore, non pensando minimamente di farsi cinque piani di scale. Il tastino per prenotarlo continuava perennemente essere rosso e lei iniziò a chiedersi chi andava in giro alle 4:30 del mattino. Così dovette iniziare a scendere le scale, non riuscendo ad essere più paziente.
L'ascensore si fermò al piano inferiore, e notando il moro con cui aveva passato il pomeriggio lo fermò.
"Mirko." Sussurrò abbastanza forte da farsi notare.
Il moro distratto, fu spaventato e affascinato da lei. Si avvicinò alle scale che lei intanto finì di fare.
"Tutto ok?" Chiese lui osservandola.
Notò il sudure in fronte e la bocca semiaperta respirando affannosamente.
"Sono a rota." Disse quasi piangendo. "Hai visto Gionata?"
"Che ne dici se vieni un attimo da me?!" Rispose prendendola sotto braccio e aiutandola a fare piccoli passi.
Aprì casa e la fece sedere subito sul divano, su cui si accasciò e si rannicchiò su sè stessa, piangendo per i dolori e con i sudori freddi.
Togliendosi la felpa, Mirko la guardò portandosi una mano fra i capelli. Pensò a che fare, ma non sapendo chiese a lei.
"Posso aiutarti in qualche modo?"
"Ho bisogno di Gionata." Gli disse. "Non mi risponde al telefono."
Il moro, pur essendo stato giù alle panchine fino a poco prima, non aveva nemmeno intravisto il ciuffo rosso. Così si sedette affianco a lei e iniziò a far su del fumo.
"Posso darti solo questo." Sussurrò, cercando di nascondere il tono variato della voce a causa del nodo alla gola che gli si era formato.
Era brutto vedere una persona distrutta così, che cercava aiuto e avrebbe fatto di tutto per averne. Ma chi la doveva aiutare non c'era e la responsabilità era come se fosse sua in quel momento.
Sentendo i vari brividi percorrere la schiena della ragazza, il moro si girò a guardarla mentre accendeva la mista.
"Spero funzioni." Disse passandogliela.
Rimasero in silenzio a guardare davanti a loro lo schermo della televisione spenta.
I tremori sparirono, insieme alla nausea e ai dolori. Forse poteva smettere senza troppi problemi, pensò.
"Hai sonno?" Chiese lui.
"Non molto, tu?" Rispose in modo pacato la rossa.
"Pure io, stai meglio?"
Annuì e lo abbracciò. Uno scatto che fece perdere un battito a Mirko, per poi farlo riemergere con una serie più veloce. Fu come andare in apnea per poi risalire e prendere quella boccata d'aria e ti riempie.
Selene sentì lo stesso, ma non appena le braccia del ragazzo la circondarono fortemente e teneramente.
Si allontanò, spaventata da quella sensazione che non provava solitamente e si appoggiò alla sua spalla, non facendo notare il rossore sulle gote.