Capitolo 2

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La campanella suonò, lasciandomi così la possibilità di lasciare quella classe infernale. Dopo che quel ragazzo mi aveva sussurrato quelle parole all’orecchio, mi affrettai a riempire il banco vuoto in fondo all’aula. Mr. Frank decise di non rivolgermi più la parola e, ovviamente, non mi opposi. Il tempo passato lì dentro sembrava non finire mai e l’unica cosa a cui prestavo attenzione era l’orologio appeso alla parete. Il suo ticchettio era costante ma la lancetta dei minuti non sembrava intenzionata a muoversi.

I corridoi non erano certo migliori: erano infatti pieni di persone che sembravano curarsi soltanto di sé stessi. La corrente di ragazzi che la affollava era incessante, quindi muoversi senza inciampare da qualche parte era quasi impossibile. Tuttavia i miei pensieri erano concentrati soltanto sull’unico posto in cui sarei voluta andare in quel momento.

Trovai a fatica il modo di uscire da quella massa di gente. Potevo sentire i loro sguardi su di me. Le loro risatine venivano occultate dal gran chiasso dei corridoi, ma ciò non mi impedì di sentire i loro pettegolezzi sulla nuova arrivata. Sapevo che prima o poi mi ci sarei dovuta abituare poiché qualsiasi cosa avrei fatto per oppormi non avrebbe prodotto alcun risultato se non il repentino aumento del gossip riguardante me e, ovviamente, non era assolutamente quello che volevo.

Dopo aver aperto il mio armadietto, presi tutti quei libri e quaderni che mi sarebbero stati utili per il lavoro a casa che i professori mi avevano chiesto di fare. La maggior parte di quegli esercizi era semplice: dovevo solamente preparare dei piani di studio o riempire un foglio dicendo cosa avevo fatto e come mi ero trovata durante il mio primo giorno di scuola.

Dopo aver preso ciò che mi serviva e aver richiuso l’armadietto, mi iniziai ad incamminarmi velocemente verso l’ufficio del preside. Una volta arrivata, la sua gentile segretaria mi disse che il preside mi avrebbe ricevuta alla fine della giornata per vedere se avevo avuto qualche problema con qualche materia. Sicuramente gli avrei riferito di ciò che era successo durante l’ora d’inglese. Quando aprii la pesante porta in legno subito venni invasa da un forte profumo di fiori.

La segretaria, Miss Able, era seduta al suo tavolo e sembrava concentrata sullo schermo del suo computer. Era di media età e i suoi capelli castani erano raccolti in uno chignon sopra la sua testa. Quando richiusi la porta alle mie spalle, lei si accorse della mia presenza. L’avevo già incontrata quella stessa mattina e mi aveva informata del fatto che avrei potuto fale visita ogni volta che mi sarebbe servito qualcosa.

“Oh, Genevieve” mi disse sorridendo, “Come è stato il tuo primo giorno di scuola?”

Feci spallucce in risposta e la raggiunsi. Ebbi anche la possibilità di sentire la voce del preside strillare contro qualcuno. A parte quello, l’ufficio era di per sé silenzioso: le spesse mura e la grossa porta non permettevano il passaggio di alcun tipo di rumore.

“Il preside Taylor è al momento con un altro studente ma sarà libero a breve, quindi accomodati pure. Ti chiamerò io quando sarà pronto a riceverti”.

Annuii e feci ciò che mi aveva detto, sedendomi su una delle sedie lì vicino. La plastica con cui erano state prodotte non era molto confortevole, ma non me ne curai molto. Fisicamente e mentalmente parlando, il mio corpo era completamente esausto. Non volevo fare altro che andare a casa e dormire. Dopo essermi tolta lo zaino dalle spalle, lo posai a terra aprendo la cerniera principale.

“Harry Styles quante volte ancora dovrò farti questa ramanzina? Non puoi semplicemente limitarti ad imparare la lezione?” la voce del preside fu talmente forte da farsi sentire perfettamente anche al di fuori del suo ufficio.

Alzando lo sguardo potei vedere lo stesso ragazzo che mi aveva difesa poco prima seduto su una sedia all’interno dell’ufficio del preside mentre quest’ultimo gli stava parlando.

Speechless [H.S.] (Ita) IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora