Sentii le mani tremare incontrollabilmente mentre afferravo la maniglia di metallo della porta che dava sulla mensa.
La mattina era trascorsa come sempre e tutti quanti mi trattavano esattamente come avevano fatto il giorno precedente. Venni completamente ignorata da tutti i miei coetanei mentre, per quanto riguardava gli adulti, venivo trattata come una bambina ignorante. L’unico percorso che facevo era quello tra i corridoi per passare da una classe all’altra e, quando incontravo qualche ragazzo, non facevo altro che sentire risate e battutine sul mio conto e su ciò che era successo nella classe di Mr. Frank. Non ero in grado di parlare, ma avevo la possibilità di scrivere quando era necessario.
Ora di pranzo.
Il giorno precedente evitai di partecipare all’ora spesa per spiegare agli studenti il percorso che li portava al diploma.
Spesi infatti il mio tempo con un insegnante la quale mi chiese se avevo intenzione di assumere un interprete che mi aiutasse durante le lezioni, ma subito rifiutai.
Decidemmo allora di continuare a farmi scrivere ciò che volevo dire per poi farglielo leggere. L’insegnante tuttavia non sembrava entusiasta di quest’idea ma purtroppo si dovette accontentare poiché quella fu l’opzione migliore che eravamo riuscite a trovare nel poco tempo a disposizione.
Deglutii rumorosamente prima di aprire la porta della mensa, lasciando così la tranquillità dei corridoi.
I tavoli tondi erano sparsi in giro per la grande stanza comune ed erano quasi pieni di persone intente a discutere. In fondo c’era il bancone dove veniva servito il cibo. Era ormai quasi vuoto ma dopotutto dovetti aspettarmelo tenendo conto che ero arrivata con ben 10 minuti di ritardo.
Sperai che qualcosa mi distraesse in modo da non farmi raggiungere il bancone non facendo così attirare tutta l’attenzione su di me ma, a quanto pare, non c’era nulla che in quel momento facesse al caso mio quindi fui costretta ad incamminarmi.
Ad ogni tavolo sedeva un gruppo diverso: quelli che amavano scherzare e i ‘popolari’ erano sulla sinistra, quelli che si drogavano dietro e gli altri sulla destra. Era visibile che quelle suddivisioni si fossero formate molto tempo prima del mio arrivo e sapevo che nessuno avrebbe mai osato infrangerle.
Quando iniziai a muovermi verso il bancone della mensa, percepii subito un gruppo di occhi squadrarmi dalla testa ai piedi. Sembravano quasi documentare con lo sguardo tutto ciò che mi riguardava: la mia camminata, il mio modo di vestire, il modo in cui mi sistemavo i capelli, il modo in cui mi mordevo il labbro, il mio zaino.
Quel giorno una ragazza venne da me e mi chiese se sapessi dove dovevo andare ma presto capii che si trattava soltanto di un obbligo imposto dai suoi amici e che lei non intendeva affatto esprimere quella frase nel modo carino che avevo pensato inizialmente.
Quando finalmente raggiunsi il bancone presi uno degli ultimi vassoi rimasti ed iniziai a cercare qualcosa di commestibile. Con la coda dell’occhio intravidi dell’insalata preconfezionata all’interno di un largo refrigeratore. La presi e velocemente e mi diressi alla cassa a pagare.
Dopo aver consegnato alla donna che era in servizio 5 dollari lei mi restituì gentilmente il mio resto senza dire una parola. Questo genere di persone era il mio preferito: parlavano soltanto quando era necessario e preferivano il silenzio al rumore. Sentivo come un genere di collegamento con loro. Nei miei 14 anni di silenzio avevo comunque conosciuto anche persone come me, forzate al silenzio, e ebbi anche la possibilità di fare amicizia.
Girandomi verso la grande stanza non potei fare a meno di sentire il respiro venirmi a mancare. Non c’era verso che io mi avvicinassi ad uno dei tavoli semivuoti poiché non mi sarei potuta presentare e, cosa più importante, non faceva parte della mia personalità.
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Speechless [H.S.] (Ita) IN REVISIONE
FanfictionLa storia che segue non é mia ma appartiene a Duckiilovesyou66. Questa é soltanto una traduzione quindi se ci fossero problemi per quanto riguarda la grammatica e l'ortografia sentitevi liberi di farmelo sapere. Buona lettura Xx. "It's been 14 years...