Capitolo 25

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L’orlo della mia felpa era fortemente tirato dalle mie mani e le mie braccia erano coperte il più possibile dalle lunghe maniche. Sentii le lacrime punzecchiarmi gli occhi nel momento in cui, come ogni giorno, mi dirigevo verso la mensa. Ogni tavolo aveva inventato nuove dicerie sul mio conto, ed ognuna di loro mi spingeva sempre di più verso il limite della sopportazione. Mi sentivo fragile e tutto ciò che volevo era scomparire.

Gli sguardi ed i sussurri mi avevano portata di nuovo al centro dell’attenzione. Perfino gli insegnanti mi fissavano con aria confusa e sbalordita mentre passavo loro accanto. Senza Harry ero sola. Non c’era più la sua ombra, la quale era sempre stata pronta a seguirmi e sostenermi. Senza di lui ero debole.

Mi sentii gli occhi di tutti puntati addosso. Come se fossi stata la ragazza più popolare della scuola, quel genere di ragazza che riusciva a concentrare su di sé tutte le attenzioni. Invece, contrariamente a ciò, io ero timida e riservata. Non c’era modo di sottrarmi a quegli sguardi e lo sapevo bene. Più cercavo di rendermi invisibile, più loro mi fissavano. Come se in quel momento avessi indossato una gigantesca insegna al neon, la quale segnalava che ero diventata più vulnerabile del solito.

Il gran chiasso venne sostituito da lievi sussurri nel momento in cui entrai nell’ampia stanza. Il tempo sembrò fermarsi mentre le centinaia di studenti che mi guardavano pensavano collettivamente alla stessa cosa.

Eccola qui.

Abbassai la testa, lasciando che il mio sguardo incontrasse le mie Nike ormai consumate ed iniziando ad incamminarmi. Non avevo bisogno di guardare dove stessi andando poiché gli altri studenti mi avrebbero fatta passare senza alcun problema.

Dopo aver preso da mangiare iniziai ad incamminarmi verso l’angolo meno popolato della mensa.

Presi un respiro profondo non appena mi sedetti ad un tavolo libero. Percepii la distruttiva pressione del mio cuore infranto sulle costole ad ogni respiro, tuttavia sapevo che, per quanto quella sensazione fosse stata fastidiosa, nulla mi avrebbe permesso di fermarla. Non c’era modo di combattere un cuore a pezzi. Era come se in quel momento fosse stato in atto un conflitto tra la mia mente ed il mio cuore, e mi era perfettamente chiaro il fatto che il mio cuore stesse vincendo.

Lasciandomi cadere sulla sedia in plastica blu, iniziai ad infilzare ripetutamente la mia forchetta nel cibo. Non avevo affatto appetito ed il genere di cibo che mi si presentava difronte rendeva questa cosa ancora più evidente. Spinsi allora il vassoio lontano da me ed incrociai le braccia al petto.

Quella sembrava essere l’unica posizione comoda in cui potevo stare. Se solo avessi stretto leggermente più forte la presa sul mio petto, probabilmente avrei potuto sentirmi nuovamente piena, come se non mi fossi mai sentita a pezzi. Più stringevo, più possibilità avevo di mantenere quella poca quantità di spirito che mi era rimasta.

Il ronzio di voci alle mie spalle perforava i miei timpani, lasciandomi così intorpidita. Sembrava che tutto quel rumore collettivo echeggiasse una sola ed unica frase.

Sei sola.

Sei sola.

Sei sola.

Estrassi il mio iPod dallo zaino nella speranza di distrarmi da tutto quel caos. Infilai una delle due cuffiette bianche nell’orecchio e premetti violentemente sullo schermo, pregando che qualcosa arrivasse e mi distraesse dall’onnipresente suono di voci umane.

Una volta che tutto quel rumore scomparve, invece di concentrarmi sulla musica, la mia mente si indirizzò in una fase di totale addormentamento. Per un attimo, sentii il mio spirito diventare libero. Era infatti così che volevo sentirmi e l’unico posto in cui riuscivo davvero ad esserlo era la mia mente. Lì mi sentivo nuovamente piena; lì non mi sentivo affatto una vittima. Ero l’eroina della mia stessa storia. Non avevo bisogno di un ragazzo dalla giacca nera ed un passato difficile che mi salvasse.

Speechless [H.S.] (Ita) IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora