“Prima di tutto vorrei chiederti scusa a nome di Harry e di Mr. Frank per il loro comportamento” disse il preside Taylor chiudendo la porta e avvicinandosi alla sedia della sua scrivania.
Io intanto mi accomodai sulla stessa sedia che era stata occupata da Harry poco prima, imitando i movimenti di quest’ultimo picchiettando le mani sui braccioli. Posando lo sguardo sul preside, non riuscii a fare a meno di notare il dispiacere nei suoi occhi così gli rivolsi un caloroso sorriso, facendogli capire che li avevo già perdonati. Velocemente, il mio intero corpo si rilassò e il preside prese posto sulla sua sedia.
“Tieni, così potremo parlare” disse, aprendo un cassetto della sua scrivania tirandovi fuori una piccola lavagna ed un pennarello. Sembrava quasi essersi organizzato per quel colloquio con me e ciò mi faceva piacere. Oltretutto non avrebbe dovuto chiamare qualcuno specializzato a tradurre il linguaggio dei segni e ciò non avrebbe causato altro imbarazzo.
Sorrisi e presi tra le mani sia la lavagna che il pennarello.
“Allora, come è andato il tuo primo giorno?” chiese appoggiandosi allo schienale della sedia.
Feci spallucce ed iniziai a scrivere. Dopo un breve momento di imbarazzante silenzio guastato soltanto dal rumore del pennarello, girai la lavagna.
È andata bene. Devo soltanto abituarmi un po’ alle novità e imparare ad orientarmi.
Ero consapevole di quanto fosse terribile la mia calligrafia. Una scrittura apparentemente carina infatti, viene ‘creata’ da una parte del cervello molto vicina a quella che controlla la parola quindi anche il modo in cui scrivevo aveva subito un cambiamento.
“Ti farebbe piacere avere uno studente a disposizione che ti aiuti a raggiungere le tue classi?” chiese il preside Taylor avvicinando la mano al mouse del suo computer.
Velocemente scossi la testa. Non avevo bisogno di nessun babysitter che mi facesse assistenza, specialmente per accompagnarmi in giro per la scuola.
Il preside Taylor portò le mani davanti a sé. “È comprensibile, Genevieve”. Quando smise di parlare, si rese conto dell’espressione che avevo assunto dopo averlo sentito pronunciare il mio nome per intero. Non che lo odiassi, anzi, lo trovavo bellissimo; ma non era affatto un nome adatto ad una ragazza sedicenne (quasi diciassettenne) del ventunesimo secolo. Le uniche persone che mi chiamavano Genevieve erano mia madre quando si arrabbiava oppure mia nonna, la quale pensava che dovessi esserne orgogliosa. E ciò me lo garantiva una donna chiamata Sue.
“È questo il modo in cui ti piace essere chiamata, giusto?” chiese il preside Taylor, inclinando la testa di lato.
Scossi nuovamente la testa e, cancellando con la mano ciò che avevo scritto precedentemente, scribacchiai il mio nomignolo sulla lavagna.
Gene (Jenna)
Ero sempre stata abituata a scrivere anche lo spelling del mio nome, mettendo bene in chiaro che la pronuncia doveva risultare molto simile al nome Jenna.
“Va bene, Gene, un’altra cosa” disse il preside Taylor con voce irregolare. “Sento il bisogno metterti in guardia da Harry”.
Annuii lentamente e deglutii. Qualsiasi cosa che quell’uomo avrebbe detto su di lui, non avrebbe fatto altro che rafforzare i pregiudizi che mi ero fatta sul suo conto. Mordicchiandomi un labbro, iniziai ad ascoltare.
“Harry Styles è un ragazzo problematico” il preside Taylor chiuse gli occhi e prese un profondo respiro prima di continuare. “Essendo nuova qui, è chiaro che tu non lo conosca. È spesso un combina guai quindi, ti prego ascolta il mio consiglio e vedi di evitarlo. Hai tutta l’aria di essere una studentessa onesta e vederti entrare in relazione con una persona come lui potrebbe costituire un pericolo”.
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Speechless [H.S.] (Ita) IN REVISIONE
FanficLa storia che segue non é mia ma appartiene a Duckiilovesyou66. Questa é soltanto una traduzione quindi se ci fossero problemi per quanto riguarda la grammatica e l'ortografia sentitevi liberi di farmelo sapere. Buona lettura Xx. "It's been 14 years...