quattro.

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Jennie sentì qualcosa colpire i vetri della sua finestra. Rizzò le orecchie, cercando di capire dapprima da dove provenisse quel rumore. Poi lo sentì ancora e allora comprese provenisse dalla finestra. Scostò la coperta dal suo corpo e a piedi nudi si diresse verso la fonte di quel rumore che si faceva insistente. Spostò la tenda di lato e fu così che vide Jimin sorriderle dal basso e farle segno di aprirgli.
Così fece la ragazza e vide poi l'altro arrampicarsi sul muretto, appendendosi alle tubature ed infine al davanzale.
"Jimin, sei pazzo?!" Lo sgridò sottovoce, non potendo alzare il volume e farsi scoprire dalla madre.
"Zitta e fammi entrare."
Jennie si fece di lato per fargli spazio e il ragazzo con un balzo entrò nella stanza.
"Cosa c'è, non sei felice di vedermi?"
Le si avvicinò, con i capelli leggermente scompigliati e le labbra schiuse, mentre il suo sguardo si alternava tra quelle della ragazza e i suoi grandi occhi a mandorla.
"J-Jimin, hai idea di cosa potrebbe succedere se mia madre ci scoprisse?" Lo guardò lei indignata, non riuscendo a capacitarsi di come l'altro potesse essere tanto tranquillo in una situazione simile.
Doveva però ammettere di essere felice di vederlo, dato che non si sentivano da quattro giorni dal momento in cui la madre le aveva ritirato il cellulare per punizione.
"La prossima volta torni in orario a casa, così tua madre non ti mette in punizione ed io non sono costretto a scalare letteralmente i monti per vederti."
Il ragazzo si avvicinò ancora, poggiando le mani sui fianchi della ragazza e le sorrise avvicinandola a sé, non potendone più della lontananza.
"Jimin! Sei stato tu a trattenermi più del dovuto quella sera, nonostante ti avessi detto di dover tornare a casa." La ragazza mise il broncio, lasciandosi trasportare tra le sue braccia.
"Smettila di blaterare e dammi un bacio."
La punta del naso di Jimin si strofinò sulla mandibola di Jennie e il suo respiro caldo che le colpiva direttamente il collo la fece rabbrividire.
Si alzò sulle punte, perché era più bassa di Jimin di almeno dieci centimetri, e poggiò le labbra sulle sue dimenticando in un attimo tutto il resto.
Il ragazzo sorrise, racchiudendola protettivo tra le proprie braccia e la portò sul letto, dove entrambi si accoccolarono sotto la coperta, scambiandosi dolci baci.
"Tua madre dorme a quest'ora, giusto?" Le chiese, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Lei annuì.
"Mi sento un po' in colpa a trasgredire le sue regole" ridacchiò, prima di rubarle un altro bacio.
"Sei proprio un finto cattivo ragazzo" lo stuzzicò Jennie, pizzicandogli il labbro inferiore tra l'indice ed il pollice, che era troppo gonfio per appartenere persino ad una ragazza.
"Mi stai per caso sfidando?" Jimin alzò un sopracciglio, poi in uno scatto fulmineo afferrò entrambe le mani della ragazza e la bloccò contro il materasso, dando inizio ad una sessione di solletico che poi proseguì con qualcosa di più dolce e meno frenetico.

Amnesia; p.jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora