Jennie si svegliò di soprassalto urlando il nome di Jimin. Il suo busto si sollevò in modo involontario e così si trovò seduta dal suo lato del letto, con le mani impiantate tra le lenzuola. Jimin, che stava dormendo beatamente fino a pochi secondi prima, fu svegliato dall'agitarsi della ragazza e, avendo sentito il proprio nome uscire dalle sue labbra con tanta paura, si fece prendere dal panico e subito si mise a sedere, chiedendo cosa fosse successo. Jennie voltò il viso verso di lui, con le labbra ancora schiuse da cui inalava grossi respiri e gli occhi spalancati, illuminati solo dalla fievole luce della luna che penetrava dalle tende. Prima che Jimin potesse dire qualcosa, Jennie si gettò tra le sue braccia, lacrime calde scivolavano sulle sue guance e ricadevano sulle spalle nude del ragazzo. Iniziò a singhiozzare sempre più forte e Jimin la strinse in modo protettivo al proprio petto, accarezzandole la schiena con una mano per calmarla. Aveva già intuito che la causa di tale reazione potesse essere un incubo, per questo non fece domande e si limitò a consolare la sua ragazza, tenendola stretta forte a sé."Ehi piccola, tranquilla. Era solo un brutto sogno," sussurrò al suo orecchio, prima di lasciare un bacio tra i capelli della ragazza. "Ci sono io, non devi aver paura." Jennie, in risposta, si limitò a stringere di più le proprie braccia esili intorno al suo corpo, cercando come meglio poteva di ricavare più sostegno possibile dal suo ragazzo, di goderselo ora che lo aveva accanto. Dopo un po' sollevò il viso e prese ad osservare il viso di Jimin illuminato dalla luce argentea che si rifletteva sulla sua pelle color caramello. Le lacrime continuavano a scorrere, ma i singhiozzi era più rari. Nel guardare i suoi occhi scuri e dolci si era calmata. Portò una mano tra i capelli di Jimin e chiuse gli occhi, avvicinandosi a lui fino a far incontrare le loro fronti. Jimin ricambiò lo sguardo e le sorrise, quel sorriso rassicurante che solo lui sapeva fare, che dalle labbra si irradiava su tutto il viso e rendeva i suoi occhi due piccole mezzelune.
"Sei bellissima anche quando piangi," ridacchiò dopo aver pronunciato quelle parole con la sua voce sottile, ma calda per il tono basso che aveva usato, come se i suoni danzassero sulle sue labbra, abbassandosi elegantemente, rialzandosi e volteggiando di qua e di là fino a giungere alle orecchie di chi lo ascoltava come la più melodiosa delle musiche mai create sulla terra.
Posò un casto bacio sulle labbra umide di lacrime di Jennie e poi un altro ancora e così fino a quando Jennie non si fu completamente calma, senza però allontanarsi, dandole ancora quel calore fisico di cui aveva bisogno.
"H-ho sognato che... c-che un incidente ti portava... ti portava via," un singhiozzo, "e che d-dovevo affrontare la tua perdita, m-ma non ci riuscivo, perché ricordarti mi faceva male, dim-dimenticarti ancora di più, l'amnesia più brutta che p-possa esserci," un altro singhiozzo.
Jimin la racchiuse nuovamente in un abbraccio e nascose il viso nell'incavo del suo collo, le lacrime della ragazza gli stavano stracciando il cuore e sentiva anche i suoi occhi iniziare ad inumidirsi.
"Shh, sono qui," mormorò, le sue labbra premute sul tessuto della maglia che la ragazza stava indossando, questo filtrava la sua voce che arrivava alle orecchie di Jennie ovattata. "Qualsiasi cosa accada, io sono sempre qui," e a questo punto anche lui aveva preso a piangere silenziosamente e faceva fatica a parlare. "Qui," continuò, prendendo una mano della ragazza nella propria ed intrecciò le loro dita, portandosela poi al cuore.
"J-jimin? Perché piangi?" Jennie aveva sentito la propria maglia bagnarsi sulla spalla e prese allarmata il viso del ragazzo tra le mani, per poterlo guardare negli occhi ormai colmi di lacrime.
"Perché non voglio tu soffra." Soffiò, prima di stringere le labbra tra di loro, mentre il suo sguardo languido e sofferente le penetrava nell'anima. Jimin non aveva più il viso nascosto contro la sua maglia, ma la sua voce era ancora ovattata.
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Amnesia; p.jm
FanfictionQuando si staccarono, con il fiato corto, i visi arrossati e gli occhi che luccicavano, si guardarono intensamente e Jennie capì quale piega avrebbe preso la sua vita da quel momento in poi. "Voglio realizzare il libro, si chiamerà Amnesia."