quattordici.

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Jennie, nervosa com'era, si diresse in libreria, borbottando tra se e se delle cose poco carine riferite al suo ragazzo. La cosa che odiava di più era che si sentiva in colpa per come si era comportata, credeva di aver esagerato, ma se poi ripensava a tutte le peripezie che avevano attraversato loro due a causa della ex ragazza di Jimin, le veniva solo voglia di strozzarli entrambi. Era fermamente convinta che, una volta cominciata una relazione, tutte quelle passate dovevano essere messe da parte, ma Jimin proprio non ci riusciva. Continuava a sentire quella ragazza, ad incontrarla e ad essere affettuoso con lei, nonostante si fosse comportata male nei suoi confronti. Ciò creava tanti dubbi nella mente di Jennie, si chiedeva cosa ci fosse in lui che lo legava ancora a lei, se il rispetto e la fiducia erano andati a farsi fottere. Temeva di non essere abbastanza da fargliela dimenticare e Jimin, nonostante la trattasse come una principessa, non faceva nulla per risolverle quei dubbi e dimostrarle di essere ormai andato avanti.
"Lo odio" si lamentò, mettendo a posto un libro. Un ragazzo la fermò, prima che potesse appoggiarlo completamente. Jennie guardò la mano che si era posata sul suo polso, poi la persona a cui apparteneva. Si trattava di un suo coetaneo, che portava degli occhiali da vista e le stava sorridendo mostrando due adorabili fossette ai lati delle labbra.
"Vorrei prenderlo, se non ti dispiace."
Jennie scosse la testa, intimidita anche dalla sua altezza che la sovrastava e si allontanò, lasciandogli spazio.
Ad un certo punto, sentì una voce familiare alle sue spalle.
"Ehi Nam, come va?" Era Jimin. Jennie si voltò immediatamente, sorpresa quando lo vide parlare con il ragazzo di pochi secondi prima.
"Jimin! Da quanto tempo?!" E si scambiarono un veloce abbraccio.
Dopo qualche parola, Jimin vide la propria ragazza e le si avvicinò, senza dire nulla; lo stesso fece lei, non sapendo cosa fare altrimenti.
"Possiamo uscire un attimo?"
Dopo un po', si ritrovarono seduti su una panchina, a poca distanza l'uno dall'altro.
"Senti, volevo chiederti scusa okay? Ho provato a mettermi nei tuoi panni ed ho immaginato come potessi sentirti." Si prese una pausa, guardando le proprie scarpe. "Dopo quello che mi ha fatto, non riesco a provare amore nei suoi confronti, soprattutto ora che ci sei tu ed ho capito qual è la differenza tra una persona che ti ama ed una persona che ti usa. Per cui non permetterei a nessuno di separarmi da te. Se ci sono ancora amico, è solo perché abbiamo interessi comuni e abbiamo messo una pietra sopra quello che è successo. Adesso lei ha qualcun altro ed io te, non c'è più alcun sentimento tra noi due. Però, se ti fa stare così male, allora farò a meno di vederla, perché la tua felicità vale molto di più."
Il cuore di Jennie aveva preso a battere così forte che avrebbero potuto sentirlo anche gli stati confinanti alla Corea. I suoi occhi erano lucidi, adesso si sentiva ancora più cattiva. Jimin era fin troppo per lei. Si alzò e si sedette sulle sue gambe, stringendolo fortissimo tra le proprie braccia mentre cercava di non piangere.
"Scusa Jimin, sono una persona orribile. Con la mia gelosia non faccio altro che allontanarti eppure tu sei sempre così comprensivo. Mi dispiace se certe volte sono davvero cattiva" disse tutto velocemente, con il viso nascosto nell'incavo del suo collo. Jimin le accarezzò la schiena per farla calmare, lasciando vari baci tra i capelli della sua ragazza.
"Smettila di disprezzare ciò che amo di più al mondo, okay?"
I due chiarirono e fecero pace e la serata riprese in libreria, così come avevano programmato inizialmente, tra il profumo di carta stampata e luci soffuse.

Amnesia; p.jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora