Jennie aveva preso da un po' di tempo l'abitudine di svegliarsi un'ora prima di mattina così da potersi dirigere al parco per praticare una corsa leggera. Ciò l'aiutava a darsi la carica per cominciare la giornata; invece di stancarla, la faceva sentire ancora più forte. Così fece anche quella mattina e mentre si trovava a correre lungo il vialetto del parco quasi vuoto durante quell'orario, aveva gli auricolari nelle orecchie e ascoltava canzoni giapponesi di cui non poteva capirne il significato, non conoscendone la lingua. Da quando... da quel brutto momento, Jennie non era più riuscita ad ascoltare le canzoni che passavano alla radio perché i testi le ricordavano lui e non poteva permettersi di piangere in macchina, sotto la doccia o a letto prima di andare a dormire ogni volta. Quindi l'unica soluzione che aveva era quella di darsi alla musica giapponese, non volendosi negare l'unico piacere della vita che le restava. Anche la scelta del parco era condizionata da lui, perché quello più vicino casa sua era quello che frequentavano insieme e non vi era più tornata dal giorno dell'incidente perché era sicura che oltre a vedere un'innocua panchina, avrebbe figurato anche le immagini di loro due sorridenti mentre chiacchieravano o si scambiavano veloci baci.
Il problema era, dunque, che per distrarsi aveva bisogno di tenersi imepegnata con diverse attività, ma più si immergeva nella vita mondana, più vi era la possibilità di ricorrere a ricordi della vita passata. Quindi Jennie si ritrovava ogni giorno a dover camminare su delle biglie, sempre attenta a non cadere, perché se ciò fosse capitato, allora non sarebbe semplicemente cascata giù, ma sprofondata all'infinito. Allo stesso tempo combatteva con il bisogno di voler ricordare ogni dettaglio della relazione con lui, cercando di mettere però tra quei momenti e il presente un certo distacco. Questa, però, si rivelava la cosa più difficile.
Mentre correva concentrata sul percorso, con la coda dell'occhio intravide da lontano dietro i cancelli l'auto di Yoongi, che molto probabilmente a quell'ora si stava dirigendo a lavoro. Alzò la mano e lo salutò, consapevole del fatto che lui non avrebbe potuto vederla da lì, ma volle farlo comunque per augurargli silenziosamente una buona giornata. A lui, l'unica persona che era riuscita a convincerla a tenersi in vita.
aaallora, scusate per errori di battitura ed eventuali problemi, ma ho scritto questo capitolo con molta fretta, anche perché non aggiornavo da un po'; mi dispiace avervi fatto aspettare tutto questo tempo per un capitolo brutto e noioso, ma sono stata molto impegnata e poco ispirata in questi giorni
spero mi perdoniate; per ora mi concentrerò a scrivere di nuovo più capitoli così potrò tornare ad aggiornare più velocemente *finger heart*

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Amnesia; p.jm
FanfictionQuando si staccarono, con il fiato corto, i visi arrossati e gli occhi che luccicavano, si guardarono intensamente e Jennie capì quale piega avrebbe preso la sua vita da quel momento in poi. "Voglio realizzare il libro, si chiamerà Amnesia."