Proprio quel giorno il cielo aveva deciso di lasciar cadere lacrime di pioggia, rendendo il tragitto verso il luogo della maledizione ancora più duro da percorrere. Ogni goccia d'acqua che si abbatteva contro l'ombrello pesava come un macigno e Jennie riusciva a malapena a trascinare i suoi piedi in avanti, come se stesse cercando di ritardare il momento il più possibile.Dopo fin troppo tempo, giunse nel prato verde costellato da pietre grigie o bianche e sentì di non riuscire a muoversi ulteriormente. Ma ormai era arrivata fin lì, restarsene ferma ed impalata era piuttosto stupido. Così, con un ultimo briciolo di forza di volontà, si fece coraggio e si avvicinò alla lapide che sembrava la stesse chiamando, luccicando sotto l'acqua che cadeva incessante e che rifletteva la lontana luce del sole.
Nonostante l'erba fosse bagnata, le sue ginocchia presto la toccarono quando la ragazza si lasciò cadere di fronte a tutto ciò che di fisico restava della persona che più aveva amato. Alzò una mano ed andò a sfiorare la lapide, in una lenta carezza, mentre l'altra mano che reggeva l'ombrello non si preoccupava più di tenerlo stabile ed ormai anche la sua figura non aveva più niente di asciutto.
"Ehi..." Provò a salutarlo, ma un singhiozzio le spezzò la voce. Alzò gli occhi al cielo, piegando le labbra in un sorriso amaro, poi riposò lo sguardo sulla scritta che recitava Park Jimin.
"Scusa, mi ero ripromessa di non piangere, ma come posso trattenermi se anche il cielo oggi ha deciso di piangere con me?
Ho tante cose da dirti, ma non so proprio da dove cominciare. Posso provare a parlarti di una persona, però. È da un po' che voglio parlartene, ma solo oggi ho trovato il coraggio per farlo."
Forse anche a causa del maltempo, non c'era nessuno lì con lei, quindi si sentì libera di parlare a cuore aperto.
"L'ho conosciuto poco dopo l'incidente, nella squallida sala di attesa di uno psicologo e da quel giorno abbiamo condiviso i nostri dolori fino ad adesso. Anche se lui non è un tipo che parla molto di sé e di quello che gli passa per la testa, potrebbe star pianificando un suicidio proprio adesso e nessuno lo sa. Però io lo sento il suo dolore. È il dolore di chi si sente abbandonato al buio. Sai Jimin, mi sono sentita anch'io così, ma non ce l'ho avuta con te nemmeno per un momento. Ho inveito contro il ricordo di te perché non mi lasciava pace, ma io lo so che hai deciso di andare via per proteggermi, perché altrimenti ci sarei finita io in questa bara. La tua morte è stata il gesto d'amore più grande che tu abbia fatto per me, come potrei odiarti per ciò? Odio solo la vita perché ci ha costretti a scegliere. Tu o io. Non c'era spazio per entrambi. Glielo dico sempre che avrei preferito sacrificarmi io al posto tuo, ma lui mi dice che una persona buona come te non avrebbe meritato una tale sofferenza. Anche se nessuno può immaginare il dolore che tu hai provato quando ti sei reso conto che la tua vita fosse ormai finita.
Jimin, tutto questo mi ha resa più dura di una roccia. Neanche le intemperie mi corrodono. Solo il pensiero dei tuoi baci e delle tue mani strette attorno alle mie mi riscalda un po' il cuore. Ricordo ancora il primo sorriso che mi rivolgesti quando eravamo fin troppo piccoli, sul pavimento di una biblioteca mentre ti spiegavo la trama del libro che mi avevi chiesto, anche se la conoscevi già fin troppo bene. Ricordo così troppe cose e in modo così limpido, che certe volte la mente mi gioca questo stupido scherzo e mi appanna tutto, creando una distanza di anni luce tra me e quello che resta di te. E allora mi assale una paura, una paura così forte che il mio stomaco non regge più nulla e sono costretta a rigettare tutto ciò che ho in corpo. La paura di dimenticare. Perché Jimin, se dimentico, non ci sarà più nulla di te su questa terra. Ma se mi sforzo in continuazione di ricordare, allora vado in uno stato di oscurità dal quale non posso più uscire e arrivano delle voci che mi tentano di raggiungerti, anche se in realtà non c'è nessun modo razionale per farlo." Le lacrime calde erano ormai indistinguibili sul viso di Jennie coperto di acqua piovana.
"Yoongi, il ragazzo di cui ti parlavo, mi ha suggerito di raccogliere tutto questo materiale che mi ricollega a te e di racchiuderlo in un libro, lasciarlo lì riposare per sempre, accessibile alla memoria di chiunque verrà dopo di noi. Ti renderà eterno, Jimin. Renderà noi e il nostro amore eterni. Anche se nessuno lo leggerà mai, anche se verrà dimenticato, resterà sempre lì a darci vita.
Ti chiedo solo di darmi tregua, di restituirmi il sonno. Ed io ti prometto che non smetterò mai di amarti e di conservarti dentro di me, neanche se dovessi essere una donna di ottant'anni con degli adorabili nipotini. Tu non sei solo il mio primo amore, tu sei tutto l'amore che ho.
La vera vita che ho vissuto."
La sua mano sfiorò di nuovo la lapide, poi il suo corpo si abbassò e le sue labbra posarono un bacio sul nome di Jimin.
"Questo non è un addio."scusate gli errori, scusate per non aver caricato la gif a breve aggiornerò tutto sdnskks
triste e patetico, ma come al solito mi farebbe piacere conoscere il vostro parere
STAI LEGGENDO
Amnesia; p.jm
FanfictionQuando si staccarono, con il fiato corto, i visi arrossati e gli occhi che luccicavano, si guardarono intensamente e Jennie capì quale piega avrebbe preso la sua vita da quel momento in poi. "Voglio realizzare il libro, si chiamerà Amnesia."