diciassette.

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Dopo lavoro, Jennie si diresse al supermercato per comprare degli ingredienti che le mancavano in casa, così da poter cucinare il giorno dopo qualcosa di buono per Yoongi. Prese anche un pacco dei suoi biscotti preferiti, volendo viziarsi un po' e poi corse subito alla cassa per pagare il tutto. Una volta fatto ciò, tornò a casa e chiamò la propria collega di lavoro, così come lei le aveva chiesto di fare durante la precedente giornata lavorativa, perché aveva bisogno di consigli riguardo ad un nuovo computer da acquistare dove poter caricare gli innumerevoli file che utilizzava per il blog dell'azienda. Dopo circa una mezz'ora, prolungata volontariamente da Jennie, arrivò il momento di doversi dare da fare per scrivere l'articolo. Si sedette alla scrivania ed accese il pc, aspettando che si avviasse per poi aprire un documento su cui scrivere. Non aveva avuto neanche il tempo di cambiarsi, solo per prepararsi una tazza di caffè. Appoggiò una coperta di lana sulle proprie spalle siccome stava indossando una semplice camicetta di cotone e prese a sorseggiare la sua bevanda, mentre con uno sguardo assorto studiava il modo adatto per scrivere l'articolo.
Era una delle cose che più odiava fare e si chiedeva cosa ci trovassero le persone di tanto speciale in quelle quattro parole che arrangiava ogni volta. Per quanto disprezzasse ciò che produceva, però, era consapevole che si trattasse di una fonte di guadagno considerevole per una sola persona, per cui non si lamentava più di tanto.
La connessione ad internet sparì proprio mentre faceva una piccola ricerca e, non potendo andare avanti per il momento, iniziò a girovagare tra le cartelle sul desktop senza un motivo in particolare, quando delle foto che ritraevano lei e Jimin comparvero davanti ai suoi occhi. Chiuse velocemente la cartella, tirando un sospiro isterico. Per quanto cercasse di mantenere la sua mente impegnata e lontana da lui, questi tornava in un modo o nell'altro a ripresentarsi violentemente dentro la sua testa. E se l'avesse fatto realmente, se davvero si fosse presentato a casa sua ed avesse girato le chiavi nella serratura per entrare, allora sarebbe accorsa facendo le scale a quattro alla volta. Ma lui compariva solo come un'immagine che spariva al tocco ed era per Jennie come osservare un piatto di carne in tv in preda ad una fame allucinante e non poterlo mangiare, tantomeno sentirne l'odore.
Una dolorosa tortura che portava a nient'altro che non fosse la distruzione totale della sua stabilità psichica e, di conseguenza, fisica.
Si alzò con uno scatto dalla sedia e tirò un urlo, gettando la penna contro la parete. Gli occhi le si riempirono di lacrime ed un forte senso di nausea la pervase.
"Smettila" biascicò con lo stomaco che minacciava di uscirle dal corpo, "ti prego smettila, sto impazzendo."
Si accasciò a terra sentendo la forza mancarle nelle gambe e nessun appiglio su cui appoggiarsi. Il forte impatto delle sue ginocchia contro il pavimento la fece sussultare e piangere ancora di più.
"Jimin, perché mi stai facendo questo?" Le sue mani strinsero così stretti i suoi capelli che rischiava di tirarli via tutti.
"Perché non mi hai portata con te invece di lasciarmi qui sola?" Chiese con gli occhi chiusi, non avendo nessuno da poter guardare, "p-perché non sei rimasto con me?"
E se avesse continuato così ancora a lungo, i vicini avrebbero ben presto chiamato la polizia, ma invece si stese completamente a terra singhiozzando fino a quando le forze non l'abbandonarono del tutto e cadde in un sonno profondo.



iniziano i problemi 

Amnesia; p.jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora