s u r p r i s e d

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Dopo colazione i due si avviarono nella sala padronale. Taehyung folgorato da un'illuminazione, posizionò il cavalletto per dipingere a pochi metri dal pianoforte.

Mordendosi le labbra, iniziò a suddividere i vari pennelli con cui avrebbe iniziato il lavoro. Stelle di ispirazione brillavano nella notte della sua testa, cercava di ampliare quell'aspirazione rendendola delle dimensioni dei pianeti, lasciandola scorrere, lasciandogli prendere vita.

Posizionò la tela bianca  -che al più presto sarebbe stata riempita-  e la mise dritta. Con lo sgabello in legno si sedette pronto per iniziare, con gesti connaturali sollevò le maniche della camicia fino ai gomiti. Visuale alquanto sensuale per Jungkook, che restò a guardarlo imbambolato.

"Ho trovato..." sussurrò il grigio con sguardo assorto nella tela.
"Jungkook spostati, prendi la poltrona bianca e mettiti davanti a me"

il moro sollevò un sopracciglio dubbioso, si lasciò comunque trasportare dalle richieste del grigio, fece quanto detto.
Si sedette sopra la poltrona, in posizione naturalmente stravaccata con entrambe le braccia appoggiate nei braccioli.

"Adesso, sbottonati la camicia"  ordinò subito dopo il maggiore.
"Perché?"
"Ti voglio dipingere così, prendi i tuoi rubini e guardali come guardi me"
Intimò il grigio irriconoscibile per colpa della sua aria seria da pittore.
"Ovvero come se li amassi?" Rispose il minore riluttante.
Taehyung deglutì e per poco non gli caddero i pennelli umidi dalle mani.
"Esattamente" mormorò.


🌕🌖🌗

Verso l'ora di pranzo Jungkook si alzò per mangiare, Taehyung rimase nella sala preso dal suo lavoro.

Quando Jungkook entrò in cucina per pranzare, Louise lo rassicurò dicendo che che da sempre il maggiore, nel pieno della sua creatività, per il primo giorno, si sarebbe dedicato principalmente a quello che aveva in mente.

Questo a Jungkook non dispiacque affatto, li piaceva vedere Taehyung capace, credeva in lui, e voleva vederlo realizzato. Il moro aiutò la donna a sistemare e apparecchiava la tavola, la osservò per una manciata di minuti, percependo qualcosa di strano in lei, ovvero: non canticchiava mentre lavorava. 

"Louise? Va tutto bene?" Chiese preoccupato.
"Mh.." mugugnò la donna sistemando i piatti di porcellana.
"Qualcosa che non posso sapere?..." insistette il moro.

"Ho una strana sensazione"
Il moro increspò la fronte curioso, si fidava fin troppo del fiuto di Louise per lasciar scorrere via quello che aveva detto.

"Che genere di sensazione?"
"Non ne ho idea, sesto senso femminile" borbottò la donna. Notò una scheggia sopra un prezioso piatto, allora lo prese e andò verso la credenza in mogano bianco per sostituirlo.

"Perché non esci un pò, vai con l'autista in paese, fai un pò di compere" propose Jungkook prendendogli il piatto dalle mani.

"Tu credi che aiuterebbe?"
"Penso proprio di si"
La donnina fece un respiro profondo portandosi le braccia al petto.

"Bene allora, affare fatto. Uscirò stasera"
Scavalcò quel suo pensiero da sesto senso, come un cavallo a briglia sciolta. Infondo, aveva bisogno di un paio di scarpe nuove, dopo sarebbe tutto passato. 

"Adesso sbrigati, non vorrai far raffreddare la zuppa di nocciole... vai a chiamare il tuo moroso"

Il moro si bloccò di colpo inondato da una scarica di brividi.
"Cioè scusa... tu cioè, tu vabbè, tu sapevi di ehm...cioè?"  Disse il giovane sbiancando. La donna lo guardò scaltra con un velo di malizia "oh kookie, pensi davvero che io sia tanto stupida?"


🌕🌖🌗


"Posso andare?" Piagnucolò Jungkook.
"Ancora qualche secondo, poi sarai libero"

"Quanto ci metti a dipingere?" Chiese stufo il minore. "Ci metto il tempo che ci vuole. Questo dipinto sarà finito entro un mese"

"Stai scherzando vero?!"
"No."

Dopo tre ore il maggiore tolse via il muso dalla tela, rinfilò i pennelli dentro i baratoli, e si schioccò le dita.

"Per oggi ho finito" comunicò al moro stiracchiandosi con aria serena, lo raggiunse poi nella poltrona.

"Quando tornerà Louise? Chiese sedendosi nel bracciolo bianco della poltrona "dopo cena"
"Sono contento per lei" espresse il grigio cambiando posizione dal bracciolo al grembo del minore.

Gli accarezzò la guancia delicato e gracile, mentre il moro, da sempre più frettoloso del suo compagno, protese il busto in avanti per strappargli via un lungo bacio. Un gesto semplice del quale non furono mai stufi. Non gli era ben chiara prima di allora la parola dipendenza finché non ebbe assaporato le labbra dell'altro.

Jungkook si staccò per primo, volenteroso di proporre qualcosa al grigio.
"Sto trattando con il tuo passaporto, vorrei tornare a Parigi, con te"

Il grigio strinse le braccia nel collo del moro, ricominciando a baciarlo dolcemente.

"E la tenuta ?" Chiese tra un bacio e l'altro. "Questa tenuta rimarrà sempre nostra o meglio, tua. Potremo viaggiare e tornare quando vogliamo" il grigio lo scrutò senza indugio. "Ci sto" rispose.



🌕🌖🌗


Mentre il maggiore rimase nella sala padronale ad incantare l'intera tenuta con la sua musica nata dallo strumento a corde, Jungkook, salì di sopra per continuare a smistare le sue scartoffie.

Ne approfittò perfino per pianificare il suo eminente viaggio a Parigi con Taehyung.
Il grigio, non era mai stato tanto tranquillo e felice come lo era in quei giorni. Restava a suonare in tranquilla solitudine nella sala padronale con tutto se stesso, volendo far arrivare la sua musica fino al piano di sopra, dove un giovane Jeon l'avrebbe apprezzata.

Il maggiore venne interrotto tempestivo da qualcosa. Quasi agonizzando dalla paura, era stato preso alle spalle da una tagliente lama stretta alla gola, accompagnata da una voce più grifagna di qualsiasi coltello.

"Se urli giuro che ti sgozzo"

🌕🌖🌗






Surprise !!!

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