Capitolo 3: Benvenuta a bordo.

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Quando il capitano stava per rispondere, iniziarono a sentirsi delle assordanti risate che cessarono nel momento in cui, il capitano, uscì dalla stanza e fu visto dai suoi compagni.
Dalla piccola stanza in cui era rimasta Emma, si riusciva a sentire una sola voce. Non si riusciva a decifrare ciò che stesse dicendo, ma era la voce del capitano. Ne era sicura.
Quando sulla nave calò il silenzio, Emma sentì dei passi. Era lui. Era il capitano. Aprì la porta.
"Allora, signorina, adesso devi dirmi da cosa stai scappando."
"No." Si limitò a dire.
"Bene, bene, bene. Qui abbiamo una fuggitiva piena di segreti." Disse il pirata con aria divertita.
"Sì, ognuno di noi ha un segreto." Disse per poi continuare. "Io ne ho uno e, guardandovi meglio negli occhi, posso benissimo capire che ne possedete uno anche voi. Signor capitano." Così alzò la testa e fissò gli occhi ammalianti del capitano.
"Facciamo un patto: io non ti chiederò mai del tuo passato e tu mai del mio." Continuò la frase con un tono di sfida che infastidiva molto il pirata.
Il capitano ci pensò. Poi accettò.
"Accordato. Ma voglio che tu sappia una cosa: qui, sulla Jolly Roger, le ragazzine codarde non sono ammesse. Per restare, devi imparare a lottare per ciò che vuoi. Nessuno verrà a salvarti, sappilo." Ribattè il pirata aspettandosi che la fanciulla fuggisse via, ma così non fu.
"Scusami, ma a me non piace dipendere dagli altri, io devo salvarmi da sola." Rispose prontamente la bionda.
L'affascinante capitano rimase immobile. Non aveva mai sentito quelle parole uscire dalle labbra di una donna.
"Va bene, benvenuta a bordo." Disse porgendole la mano.
"Grazie mille, capitano." Disse imitando l'inchino fatto da lui qualche ora prima e porgendogli la mano per poi stringerla.
Si sorrisero.
Alla sera, mentre la ciurma mangiava e beveva, un pirata che Uncino era solito chiamare "Spugna", attirò l'attenzione di tutti.
"Ciurma, il capitano ha qualcosa da dirci." Disse per poi spostarsi e dare la parola al suo capitano.

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