Capitolo 20: Un fiore appassito.

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Da quel «ti amo» passarono tanti giorni. Per l'esattezza due settimane.
Due settimane a pianificare una fuga, un piano. Quel piano non fu mai portato a termine.
Era arrivato il giorno in cui tutto sarebbe sfumato nel nulla.
Tutti i piani e i sogni avevano lasciato spazio ad un senso di vuoto.
Emma si chiedeva perché Killian non si fece vivo durante quelle settimane.
Lei non voleva sposare il principe. Doveva sposarlo.
Lo scricchiolio della porta che si apriva la distolse dai suoi pensieri.
"Sei ancora a letto?" Chiese la madre. "Oggi è il grande giorno! Devi essere raggiante, invece guardati! Sembri un fiore appassito." Continuò.
Forse si sentiva proprio così: un fiore che era stato strappato via dalla sua aiuola. Un fiore che, fin dal momento in cui è stato colto, è stato destinato ad appassire. A morire.
"Non ho dormito molto bene." Disse.
"Va bene, Emma, non c'è tempo da perdere. Tra meno di cinque minuti arriverà la servitù e ti aiuterà a vestirti!" Esclamò la madre, non curandosi dell'espressione triste sul volto della figlia.
"Va bene." Rispose, quasi sussurrando.
Emma passò ben tre ore a prepararsi per un matrimonio che sembrava non essere il suo.
Il vestito era stato scelto da sua madre, come le scarpe, gli orecchini, l'acconciatura e i gioielli. Invece suo padre scelse la sala del ricevimento.
Lei aveva solo il compito di dire quel fatidico «sì» che non voleva dire a nessuno se non a Killian.
Killian. Si rese conto solo in quel momento di non averlo visto per molto tempo. Aveva rotto la promessa. Non l'aveva portata via. L'aveva abbandonata.
Bussarono alla porta.
"Avanti." Disse la futura regina.
"Emma, hai una pessima cera." Disse Regina entrando.
Purtroppo tutto ha un limite ed Emma l'aveva appena raggiunto.
Scoppiò a piangere.
Non era un pianto come gli altri. Più lacrime versava e più, intorno a lei, tremava tutto.
"Emma, guardami, devi calmarti." La pregò l'amica.
Negò con la testa.
"Killian non vorrebbe vederti in questo stato." Le ripetè.
"Killian non vuole più vedermi. Non è più tornato qui. Avremmo dovuto scappare insieme, ma mi ha lasciata qui." Rispose.
"Io sono sicura che si farà vivo." Cercò di rassicurarla.

L'ora delle nozze, intanto, si avvicinava. Emma, purtroppo, era pronta. Nessuno si accorgeva di quanto fosse infelice, ma non poteva farci niente e, proprio per questo, si sentiva impotente.
Non voleva rassegnarsi, ma non aveva altra scelta.

"Emma, è giunta l'ora!" Esclamò la madre al settimo cielo.
Annuì.
Scese le scale. Lentamente.
Entrata nella sala in cui si sarebbe svolta la cerimonia, tutti applaudirono.
Quando il principe le prese le mani, si sentì venir meno dal disgusto.

Dopo i vari applausi, il sacerdote invitò i presenti a sedersi per iniziare la celebrazione.
Iniziarono tutti a pregare: alternarono momenti in cui momenti in cui si alzavano e altri in cui semplicemente stavano seduti. Tuttavia, Emma sembrava non farci caso. Era assente.
Sapeva già che quello non era il suo matrimonio, non era il suo vestito, non era l'uomo che voleva sposare.
Era semplicemente tutto sbagliato.
Tutto era come i suoi genitori volevano, esattamente come gli invitati nobili e superficiali si aspettavano, ma non come lei avrebbe voluto che fosse.

Killian, intanto, era intrappolato nelle segrete del palazzo del principe. Cercava di scappare con tutte le sue forze.
Cercò per così tanto tempo. Era così frustrante non riuscirci.
Poi, però, riuscì ad evadere.
Pensò che le sue gambe non avrebbero letto per tutto quel tragitto se avesse corso, quindi prese in prestito un cavallo senza neanche chiedere.
Galoppò più veloce che poteva, doveva arrivare prima che dicessero "sì".

La messa procedeva ed Emma stava iniziando a spazientirsi.
"È arrivato il momento di fare la domanda di rito..."
«No», pensò.
"Vuoi tu Joseph Price prendere Emma Nolan come tua legittima sposa per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?" Chiese il parroco sorridendo.
"Sì, lo voglio." Rispose il principe.
"E vuoi tu Emma Nolan prendere Joseph Price come tuo legittimo sposo per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?" Chiese di nuovo.
"Io...ehm..."

"Fermi!" Si sentì un uomo urlare dopo il forte rumore della porta che sbatteva.

*******
Sono tornata dopo 580 anni, scusate tanto, ma la scuola non mi lascia tempo.
Se domani riesco, aggiorno di nuovo ma non vi prometto niente.
Uh, volevo ringraziarvi perché, voi che leggete questa storia, siete davvero tantissimi, non me lo sarei mai aspettato.
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia.
Se vi va, lasciate qualche commento e lasciate qualche stellinaa.

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