Capitolo 4: La notte.

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"Ciurma, il capitano ha qualcosa da dirci." Disse per poi dare la parola al capitano.
"Grazie Spugna. Allora, miei fedeli compagni, ho qualcuno da presentarvi." Disse facendo un cenno al nuovo pirata per farlo entrare. "Lei è Emma Swan e farà parte dell'equipaggio."
Uno dei pirati lo interruppe. "È una nuova sgualdrina? Strano, di solito non si vestono così." Iniziò ad avvicinarsi a lei che rabbrividì. Il capitano, preoccupato, si stava avvicinando a loro.
Emma era spaventata, come negarlo, quell'uomo era grande e grosso, lei era una ragazza tanto delicata.
Il pirata si stava avvicinando fin troppo.
Emma, di tutta risposta, lo punì dandogli un forte schiaffo.
Finalmente arrivò il capitano. "Jonathan, ti fai mettere i piedi in testa da una ragazza?" poi continuò. "Swan, vai sottocoperta. Devo parlarti. In quanto a te, John, se dovessi comportarti così con lei di nuovo, camminerai su quella passerella. Tutto chiaro?"
"Sí, signore." Disse Jonathan.
Dopo aver chiarito con Jonathan, i bellissimi occhi del capitano incontrarono quelli color smeraldo di Emma.
Fu proprio Emma a iniziare il discorso.
"Uncino, io non intendo scusarmi per ciò che ho fatto. Io non sono una donna facile e tanto meno una sgualdrina, quindi non mi scuserò mai e pretendo che nessuno osi mai più toccarmi, neanche con un dito." Disse continuando a fissare il capitano negli occhi. "E poi..."
Uncino, spazientito, si alzò dalla sedia. "Swan, sta zitta!" La interruppe. "Ora parlo io. Ho già detto a John che, se dovesse metterti una sola mano addosso, camminerà sulla passerella. E non voglio che ti scusi, i pirati non lo fanno." Disse l'affascinante capitano.
"Ehm, va bene. Quindi niente scuse?"
"Niente scuse, Swan. Sai, per un momento, avevo pensato di doverti salvare, ma c'è qualcosa del pirata in te." Disse Uncino con tono serio.
Emma non sapeva come rispondere a quell'insolito complimento. Pensandoci bene, non sapeva neanche se si trattasse di un complimento. Ci pensò e, alla fine, tutto ciò che riuscì a dire fu un semplice 《grazie》pronunciato con tono interrogativo.
Dopo questa breve conversazione, rimasero come bloccati. In silenzio. Guardandosi negli occhi.
Uncino interruppe quel silenzio.
"Beh, gli hai fatto male, la sua guancia era così rossa che sembrava avesse sbattuto contro una porta... di ferro." Scherzò.
"Se l'è meritato!" Rise. "Comunque, vorrei tanto riposare, c'è una stanza per me su questa nave?"
"Tesoro qui, non siamo in un palazzo. La mia ciurma dorme in un'unica grande cabina su delle brande."
"Io con loro non ci dormo, preferisco stendermi sul ponte a guardare le stelle." Disse con tono deciso.
Uscì dalla stanza e si sdraiò sul freddo legno ad osservare il cielo. Vide una stella cadente.
"Vorrei scordare chi sono."
Dopo qualche minuto, si addormentò.
Si preannunciava una brutta tempesta. Uncino venne svegliato da un tuono e, mentre si dirigeva verso il timone, vide Emma.
Era lì, sul legno. Sdraiata con le ginocchia al petto. Sembrava infreddolita.
Il capitano la prese tra le sue braccia, la portò nella sua cabina e la piaizionò sul suo letto.
Poi uscì e stette tutta la notte al timone.
Erano le 04.30 circa quando Emma si svegliò.
Non capiva dove si trovasse. Solo dopo essersi strofinata gli occhi lo capì. Era nella stanza del capitano. Sul suo letto. Ma lui non c'era.
Decise, così, di uscire.

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