Capitolo 10: Iceberg.

236 10 2
                                    

Aprì la porta e andò a rifugiarsi in una piccola stanza che aveva scoperto esplorando la nave.
Era piccola e piena di polvere e c'era solo uno sgabello.
Era praticamente vuota. Vuota come si sentiva Emma in quel momento.
Killian, d'altro canto, non riusciva a capire perchè Emma fosse scappata o perché gli avesse tenuto nascosto tutto quanto e tutte queste domande a cui non sapeva dare una risposta, lo facevano soffrire.
Entrambi rimasero separati.
Il capitano si unì alla sua ciurma.
"Capitano, ma dov'è Emma Swan?" Chiese Andrew.
"Andrew, io non sono la sua balia quindi non so dove sia. Se vuole unirsi a noi per la cena, lo faccia altrimenti che se ne stia dov'è." Rispose secco.
Tra la ciurma calò il silenzio.
La principessa, ormai smascherata, non sapeva come affrontare la situazione e, tra una lacrima e l'altra, quel caldo giorno mutò nella più gelida delle notti.
Era molto infreddolita così, per riscaldarsi, portó le maniche della camicia giù per le braccia, coprendo così anche le mani e portò le ginocchia al petto.
Uncino non riusciva a dormire e non ci sarebbe mai riuscito non sapendo dove Emma si fosse cacciata. Non l'aveva vista in giro per la nave. Aveva controllato anche la stanza della ciurma. La mensa. Ma nulla. Sembrava fosse scomparsa.
Si alzò dal letto e mise le scarpe.
Prese una candela e uscì dalla stanza. Girovagò per un po', ma poi si rese conto di non aver controllato in quella stanza.
Anche se era impossibile che Emma la conoscesse. Non ci entrava mai nessuno.
Aprì la porta senza fare rumore e la vide lì, infreddolita.
La guardò. Pensava che non poteva lasciarla lì. Non si era comportata bene con lui. Gli aveva mentito. Aveva tradito la sua fiducia. Ma non poteva lasciarla lì.
Poggiò la candela sullo sgabello.
La prese tra le sue braccia. Era fredda. Come un iceberg. Il suo respiro non era regolare.
Killian si sentì terribilmente in colpa per tutto. Per ciò che le aveva detto. Per non essere andato a cercarla prima.
La portò subito in camera, la mise sul letto e la coprì con la coperta più pesante che possedeva.
"Swan?" La chiamò. Non ricevette alcuna risposta.
"Emma?" Tentò di nuovo. Ancora niente.
"Emma, se vuoi farmela pagare, va bene, ma non così!" Alzò la voce.
Continuava a non rispondergli.
Le si avvicinò e le accarezzò la guancia che non aveva il colore roseo che lui amava tanto. Era bianca, proprio come le vele che, quella mattina, lei stessa aveva spiegato.
"Guarda che sono ancora arrabbiato con te. Dobbiamo ancora finire la nostra discussione."
Emma si girò verso di lui e, mentre dormiva, gli mise un braccio attorno al bacino.
Lui le si avvicinò ancora un po' e le diede un leggero bacio sulle labbra.
Stette sveglio per quasi tutta la notte. Ad un tratto Emma si svegliò. Non riusciva a muoversi, si sentiva come congelata.
Non voleva svegliare Killian.
Era con Killian. Se ne rese conto solo in quel momento.
Iniziò a muoversi piano e ci riuscì quindi si alzò, ma si rese conto troppo tardi non riusciva a reggersi in piedi a causa del forte mal di stomaco e dei continui capogiri.
Arrivò con fatica all'armadio e prese una delle giacche più pesanti che riuscì a trovare.
Killian sentì uno strano rumore. Aprì gli occhi e vide Emma in piedi. Si aggrappava a qualsiasi cosa, sembrava avesse paura di cadere. Poi si accorse che camminava curvata e con una mano poggiata sul ventre.
"Emma?" La chiamò.
"Capitano." Disse con un filo di voce.
Killian si alzò e la aiutò ad arrivare al letto.
"Come ti senti?" Domandò preoccupato.
"Bene, credo." Rispose.
"Stai continuando a mentirmi." La guardò. "Parlami, per favore, magari riesco ad aiutarti." Disse con tono gentile.
"Scusate capitano. Scusatemi per tutto. È tutto complicato. Scusate se non vi ho detto chi sono." Fece una pausa e poi continuò. "Non preoccupatevi per me, domani starò bene." Gli sorrise lievemente.
"Io mi preoccupo per te!" Esclamò senza pensarci. "E no, domani non starai bene, domani starai qui, al caldo." Ordinò.
"Va bene, capitano." Rispose.
"Emma, diciamo che ti perdono ma smetti di chiamarmi capitano." Disse guardandola negli occhi.
Annuì.
Calò il silenzio.
"Mi stavano opprimendo. Non se ne accorgevano, ma lo stavano facendo." Disse interrompendo il silenzio.
"Chi? A cosa ti riferisci?" Chiese perplesso.
"I miei genitori. Sono convinti che il vero amore esista, ma io non posso averlo perchè il regno ha bisogno di protezione. Continuavano a ripetermi che io e la mia magia non saremmo bastate per battere Cora." Rispose.
"Magia? Tu possiedi la magia?" Sospirò. "I tuoi genitori sono l'esempio del vero amore. Tu non dovresti averlo solo per una battaglia?" Domandò.
"Sì, ma non l'ho mai usata, cioè una sola volta. Con Regina. Lei non è come sua madre. Anche lei ha il suo vero amore: Robin Hood. Mentre io devo accettare di combattere ad una guerra e di sposarmi per vincerla." Abbassò lo sguardo.
"Emma, tu non hai bisogno di un principe nè tanto meno di un esercito per vincere una battaglia. Avete entrambe la magia, ma io ti insegnerò a combattere anche senza usarla." Le prese la mano.
Emma lo guardò. "Lo faresti davvero?"
"Sì, certo. Perchè dovresti sposare qualcuno che non conosci solo per convenienza se tu sei abbastanza forte da poter affrontare qualunque cosa?" Disse lui convinto.
"Grazie Killian." Disse appoggiando la testa sulla sua spalla.
La conversazione sembrava finita, ma Killian iniziò a parlare.
"Sai, in un certo senso avevi ragione tu, avevamo fatto un patto noi due: tu i tuoi segreti ed io i miei." La guardò. "Ora penso che non valga più quindi é arrivato il mio turno. È più facile da dire adesso che so che anche tu nascondi delle cose. Io sono stato una persona orribile, ho ucciso e derubato persone innocenti ma, da quando ci sei tu qui, qualcosa in me é cambiato. Adesso non mi preoccupo più per me, ma per te." Fece una pausa. "Ma non dirlo a nessuno o risulterò rammollito. Oh, un'ultima cosa, anche a costo di averti dovuta guardare senza che te ne accorgessi, non ti avrei riportata a palazzo perchè sono una persona egoista e, per un motivo a me ancora sconosciuto, ho bisogno che tu stia qui."
"Davvero?" Chiese arrossendo.
"Sì. Ora vado a prenderti qualcosa da mangiare." Disse per cambiare discorso.
"No, non ho fame. E poi ho bisogno che tu stia qui."
Killian non disse nulla, si limitò a stringerla a sè.

Simply complicated.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora