SEGRETI

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"Vittorio Vittoria. Uno di quelli che nascono con la spocchia nel nome. Gli Ameba 4 si erano appena sciolti e io avevo già scritto qualche canzone. Andai a Milano per parlare con lui e fargli ascoltare i miei brani. Tralasciando il fatto che mi fece aspettare un sacco di tempo, quando finalmente arrivai nel suo ufficio, scoprii che non era solo, e fin qui niente di strano. Mi chiese subito di fargli sentire qualcosa, io presi la chitarra e cantai. Non mi lasciò neanche finire, verso metà si mise a ridere e disse ad alta voce agli altri : "Proprio quello che ci serviva! Un altro giovane senza talento che ha disperatamente bisogno di qualcuno che creda in lui..." . Inutile dire come mi sentii. Ma lui continuò dicendo una serie di cattiverie su di me e la mia musica, avendo avuto solo un assaggio di entrambi, e le persone che erano lì gli davano corda... è stata una cosa davvero umiliante. Non mi ricordo le parole esatte, ma in sostanza iniziò a prendersela per il fatto che fossi albanese e che avrei fatto molto meglio il muratore che il cantante e altre nefandezze del genere. Ah, e poi disse anche: "Tu non sei proprio capace di scrivere canzoni e mai lo diventerai quindi smetti di perdere il tuo tempo e farlo perdere a noi e vattene." E' stato allora che ho incontrato voi, il resto lo conoscete". I tre ragazzi erano esterrefatti. Dino chiese: "questo spiega perché tu odi lui, ma lui perché ce l'ha così con te?". Ermal fece un mezzo sorriso: "Tu sei troppo intelligente Dino! Hai ragione, c'è dell'altro. Che è il motivo per cui non ve ne ho mai parlato. Dopo qualche mese io ho conosciuto una ragazza, si chiamava Vittoria. Ma non era una cosa troppo seria, era un'avventura se la si può definire così. Un giorno eravamo in camera sua e ad un certo punto chi entra? Vittorio Vittoria. Non vi dico la faccia che ha fatto quando ha realizzato che sua figlia fosse in camera con un ragazzo, e che entrambi avessero molta più pelle scoperta del lecito. Vi lascio immaginare la sua reazione quando ha capito che il ragazzo in questione ero io. Mi ha accusato di aver disonorato sua figlia e mi ha proibito di vederla, anche se in realtà lei si era divertita parecchio anche prima di conoscere me, solo che probabilmente gli altri hanno avuto meno sfiga!". Risero tutti. "Certo che Ermal queste cose capitano solo a te!" "Johnny, forse dovrei iniziare ad asciugare i capelli col soffiafoglie come fai tu, così magari la smettono di cadere tutti ai miei piedi!". Era contento del fatto che ci stessero scherzando su, e finalmente quella sera si rilassò.

Non fu così anche il giorno successivo, però. Da quando si era alzato non faceva che aspettare quella chiamata di Camilla. Aveva cercato di distrarsi mentre guidava verso l'aeroporto, sempre ascoltando i Pink Floyd, aveva cercato di parlare con gli altri durante l'attesa e il check in ma non riusciva a fare a meno di controllare il cellulare. Continuava a suonare ma non era mai lei. Aveva perfino cercato di dormire, pur sapendo che in volo non ci riusciva mai. Era ormai sera, era tornato a casa e aveva visto sua madre e i suoi fratelli, ma niente, Camilla era sempre lì... come una voce che canta sempre. E lui quella voce non la voleva sentire. Uscì per fare una passeggiata sul lungomare della sua Bari, con la sola compagnia delle sigarette e, ovviamente, del telefono. Proprio mentre stava accendendo la sigaretta, il telefono nella sua tasca suonò. "Proprio adesso?" pensò accelerando i movimenti. La sua mano con gli anelli raggiunse la tasca e schiacciò il tasto verde appena in tempo. Disse: "Pronto?" dall'altra parte arrivò la voce suadente di Camilla, con una nota gelata: "Ciao". Ecco, Ermal a questo punto si sarebbe aspettato qualcosa. Insomma lei lo aveva chiamato per parlarci no? E invece stava zitta. Imbarazzato continuò: "Ehm... come va?" , Camilla rispose con un laconico "Bene". Di fronte a questo nuovo silenzio l'imbarazzo di Ermal iniziò a trasformarsi in nervoso. Cosa lo aveva chiamato a fare se doveva trattarlo così? Prese un respiro profondo e disse cercando di sembrare sereno: "Cosa mi volevi dire?". Sembrava che Camilla non aspettasse altro: "Ah quindi ti interessa?" . La sua voce era gelata. Ermal, colto alla sprovvista rispose semplicemente. "sì". Allora lei iniziò: "No perché non mi hai chiamata oggi, ieri non potevi... se non mi vuoi basta dirlo!". Ermal era incredulo: "Sono state giornate intense".

"Sempre la stessa storia!"

"Ma è la verità!"

"E come mai sono state così intense se vi hanno anche eliminato?"

"Perché in ogni caso abbiamo dovuto fare interviste e un viaggio per tornare a casa"

"Oh poverini, dura andare in televisione eh? Proprio una vita difficile..."

"Camilla, non cominciare."

"Sei sempre il solito. Io faccio quello che mi pare!"

"Okay. Mi hai chiamato solo per dirmi questo?"

"No"

Seguì un silenzio. Ermal era infastidito e deluso. Camilla era troppo orgogliosa per parlare ancora, ma dopo un po' riprese: "E' che quando ti ho visto in televisione mi hai fatto uno strano effetto" ... non sembrava più tanto sicura adesso. Continuò abbassando il tono, tanto che Ermal avrebbe quasi voluto zittire il mare per sentirla: "è parecchio che non ci vediamo... e tu eri lì, a Sanremo, a cantare... e ho pensato che... ". Si interruppe. Era in difficoltà ed Ermal lo sapeva. Stette un po' zitto, ma siccome lei non diceva niente la sollecitò: "Che..?" . Lei sospirò: "Beh che potremmo vederci". Lo disse così piano che le sue parole si dispersero subito nel vento. Ermal era rimasto spiazzato. Lei aveva già iniziato a litigare e subito dopo gli aveva chiesto di uscire.

"Non so, Camilla"

"Perché?"

"Ti ho detto, abbiamo molte cose da fare e..."

"E come al solito non hai tempo per me. Non ne hai mai avuto."

"Non dire cazzate Camilla."

"Cazzate? Sempre a pensare alla tua musica, io sono sempre stata in secondo piano, non ti è mai importato niente di me!"

"Abbiamo già avuto questa discussione. Sai che ti ho voluto bene. Ti ho dato tutto quello che potevo darti, ma tu non sei mai sazia!"

"Ah è per questo che la tua band si chiama così? La fame di Camilla?"

"E' Feuerbach"

"Chi? un altro musicista che conosci solo tu? Anzi com'è che dite voi? Indie?"

"E' un filosofo, non hai sentito le nostre interviste quando ci hai visti in tv?"

"No. Anche io ho cose da fare."

"Okay, allora smetto di rubarti tempo."

"No! Aspetta!". La sua voce aveva perso di nuovo il suo gelo. "Se cambi idea e ti viene voglia di uscire insieme me lo dici? Io non ho smesso di volerti bene"

Ermal era sconcertato da quel continuo cambio di atteggiamento. E lui a Camilla non riusciva a dire di no. "Va bene, ti farò sapere".

"Non puoi aver dimenticato tutto, Ermal... io me la ricordo ancora la nostra prima notte". Adesso la sua voce suadente era diventata sensuale. "Ti ricordi? In montagna, sotto le stelle... tu con quei jeans nuovi... e ti eri appena fatto il piercing... e tu ti ricordi di me?" Certo che si ricordava, ma non aveva intenzione di dire una parola. Lei andò avanti: "Avevo quel vestito bianco, con quella scollatura che ti piaceva tanto... e la schiena nuda, ricordi? Ti piaceva baciarmi la schiena.... e poi quando mi hai alzato la..." "BASTA!" Ermal la interruppe. Non aveva nessuna intenzione di rivivere quella notte. Sapeva dove voleva andare a parare Camilla. Sapeva di essere una femme fatale, sapeva che Ermal impazziva quando lei gli parlava così. Ma stavolta Ermal non era disposto a cedere. Però la sua testa era già affollata dei ricordi di quella notte, sentiva il profumo morbido della pelle candida di Camilla, sentiva i suoi capelli rossi che gli accarezzavano le spalle, sentiva i suoi gemiti dopo che aveva alzato la gonna di quel vestito bianco, sentiva il sudore scorrere sul piercing nuovo... Ma non voleva sentire da lei le parole che lui aveva pronunciato quella sera, all'apice del piacere. Le aveva fatto una promessa e sapeva di non averla mantenuta. Camilla stava ricominciando a parlare ma lui la interruppe: "Camilla, direi che per oggi abbiamo parlato abbastanza. Sono stanco, è stata una giornata intensa. Buonanotte". Camilla rispose "Ma..." "Buonanotte" ripeté Ermal. Camilla sospirò : "Buonanotte".

Ermal non sapeva più cosa pensare, avrebbe fatto meglio a non rispondere neanche al messaggio, Camilla lo confondeva e basta. Era palese che ci teneva ancora a lui ma era così irritante... Finì di fumare quel che restava della sigaretta e dopo un'altra bella camminata si era quasi calmato. Dopo Sanremo era veramente stanco, quindi non fece fatica ad addormentarsi. Tuttavia quando si svegliò non era mattina. Era ancora buio, lui era grondante di sudore e aveva il cuore in gola. Gli mancava il respiro. Di nuovo.

9 PrimavereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora