Una folata di vento fece volare quei capelli di grano. Quegli istanti di esitazione fecero ricordare a Ermal quelle formule che aveva studiato al liceo sulla relatività del tempo. Silvia sistemò i capelli, il vento non è un gran parrucchiere. Fece un piccolo sorriso, ma c'era una strana espressione sul suo viso. "Grazie dell'invito Erman" "Ermal", disse lui prima di riuscire a trattenersi. Lei fece una piccola risata "Ermal, giusto! Ma io domani sera ho un impegno ...". Eh già, è sabato sera. La gente normale ha impegni il sabato sera, Ermal. Ma come ho fatto a farle questa domanda? Adesso penserà che... beh no dai, insomma l'ha detto lei che va a caccia di musica indie no? Si rese conto che ci stava mettendo un po' troppo a rispondere. "Non ti preoccupare Salvia .. eh no volevo dire Silvia!" disse ridendo, ma che figura di merda si stava facendo? Rise anche lei: "Mi sembra una giusta rivalsa, anche io ho sbagliato il tuo nome! Hai avuto un .. come si chiama? Lapsus freudiano?" "Sì, una cosa del genere, quando dici una cosa per un' altra giusto?". Non poteva crederci che lei lo stesse salvando da quell' imbarazzo cosmico. "Dicevo, di sicuro faremo altri concerti in città, magari la prossima volta ti aggiorno con un po' più di preavviso." riprese Ermal stringendosi nelle spalle e con un sorriso. "Sai dove trovarmi", rispose semplicemente lei. Si sedette di fianco a lui, all'altra estremità della panchina. "Mi suoni qualcosa?". Ermal restò spiazzato da questa richiesta, gli sembrava di non ricordarsi più neanche una canzone. "E come no?" rispose con una sicurezza che in quel momento non gli apparteneva. La chitarra gli sembrava troppo grande, le sue mani troppo piccole, l'aria troppo fredda, il rumore della strada troppo forte e, soprattutto, Silvia troppo vicina. Iniziò a suonare e le vibrazioni della chitarra sulla sua pancia, come le fusa di un gatto, sembrarono mettere in ordine ogni cosa. Gli venne spontaneo cantare la canzone di cui aveva più bisogno in quel momento. Una canzone per sentirsi speciale, almeno un pochino. Iniziò a cantare, lei si era piegata un po' in avanti per guardarlo suonare.
Scende lenta su di me
Ogni goccia di memoria
Lava i miei sorrisi e dispiaceri travestiti da esperienza.
Fingo di essere così
Privo di un sapore amaro in bocca
Amante, con il cuore da mercante con il suo dolore in vendita.
"Ne vuoi un po'? E' in vendita, offerta speciale" scherzò Ermal, e Silvia rispose: "E' di buona qualità almeno?". Quanto era vicina...
Voglio una canzone solo per me
Che dia voce ai momenti in cui non riesco a parlare
Che rivesta gli spigoli di un'anima che è
Lacerante troppo mobile per me.
"Anche per me". La voce di Silvia lo aveva stupito, si era completamente perso nella sua dimensione musicale. E quello che aveva detto poi! Un'anima troppo mobile anche per lei. Wow. La guardò e vide che i capelli erano scappati da dietro il suo orecchio, lei aveva un sorriso malinconico. Quello che lui le restituì fu uguale.
Vorrei essere così
Indifferente al mio sentire
("Ad esempio, in questo momento vorrei essere decisamente indifferente al mio sentire, questa qui mi sta mettendo in difficoltà" pensò Ermal)
Per confondere le cose, cambiare il senso alle parole come "speranza"
(Silvia aveva sospirato o era una sua impressione?)
Goccia a goccia dentro me
Si fa strada quel bambino
Disarma con un fiato d'innocenza
L'ignoranza travestita da paura.
Scrivo una canzone solo per me
"Ma anche per te se vuoi, dai", si rivolse a lei ridendo e lei rispose: "Sì, non vorrai mica fare l'egoista!". Ermal stava continuando a suonare ma aveva ovviamente perso il filo delle parole. Riprese:
Scrivo una canzone anche per te
Che dia voce ai momenti in cui non riesco a gridare
Che rivesta gli spigoli di un'anima che è
Lacerante troppo mobile per me.
Voglio una canzone ancora per me
Che mi possa mentire quando il letto è troppo grande
Che mi faccia pensare di essere speciale sì, respiro, sono speciale
Come il sole a mezzanotte!
Cadde il silenzio e Silvia si alzò. Aveva gli occhi lucidi? Fece un respiro profondo, senza però alzare lo sguardo dal marciapiede, che si era fatto improvvisamente interessante. "E' davvero una bella canzone ErmaL" . Enfatizzò la L e questo generò un sorriso su entrambe le loro labbra. La sua voce era più bassa però. "Tu sei troppo gentile, grazie di cuore", rispose lui, alzandosi a sua volta. "Direi che ho preso una pausa caffè fin troppo lunga, torno al lavoro." Ermal disse: "Ti accompagno fin lì" . Passeggiarono in silenzio, Silvia si era davvero emozionata con quella canzone ed Ermal si era davvero emozionato con Silvia. Quando lei entrò lui la guardò finchè gli fu possibile attraverso le porte a vetri e poi continuò a camminare.
Quel pomeriggio Ermal era distratto durante le prove. O meglio, distratto era dire poco. Dopo l'ennesima volta che perdeva l'attacco o dimenticava le parole, Dino gli chiese: "Ma hai fumato qualcosa di strano oggi?", scatenando l'ilarità generale. "Ho rivisto Silvia". "Chi è Silvia?" chiese Giovanni. "La speaker di TeleBari che ci ha intervistati a Sanremo." Lele commentò: "Tutto molto interessante, possiamo fare una canzone senza interromperci ogni due secondi?" . Dino lo guardò divertito e iniziò: "Mi sa che questa Silvia è più di una speaker per il nostro Ermal..." . "Una discografica? Un'autrice? Una giornalista?" rispose Lele sarcastico. Ermal sembrava non sentire tutto questo. "Ma dove l'hai vista?" chiese Dino. "Ermal? Pronto? Terra chiama Ermal!" "Ehm.. davanti a TeleBari" "E come sei finito da quelle parti?" Lui fece un'espressione furba.: "L'ho seguita". "COSA? Questo si chiama Stalking, è reato!" "E come la fai tragica Lele, non è reato se non le faccio niente!" "Anche perché mi sembra che sia stata lei a fare qualcosa a lui", scherzò Dino. "Le ho chiesto di venire a sentirci domani", sospirò Ermal. "A maggior ragione allora, vorrai mica farti sentire così da lei?". Lele stava scalpitando dietro la sua batteria. "Eh ma non viene..." . Giovanni intervenne: "Ah è questo il problema allora... dai Ermal guarda che mi costringi a dar ragione a Mr Vittoria eh!" . I ragazzi risero e le prove andarono molto meglio.
E anche il concerto del giorno successivo andò altrettanto bene. Avevano pensato attentamente alla scaletta, la partecipazione a Sanremo faceva in modo che il loro pezzo forte fosse Buio e Luce, quindi meritava una posizione di rilievo. Iniziarono con Storia di una Favola, poi Campi di Grano, Pensieri e Forme, Globuli, Non Amarmi così, Il Mostro, Quello di cui non parli mai. Mentre stavano cantando Sperare, Ermal intravide una sagoma familiare... quei capelli biondi che si stavano facendo strada per arrivare sotto il palco... non poteva essere. Quando finirono il pezzo Ermal si avvicinò a Dino dicendogli: "Cambio di programma, cantiamo Come il sole a Mezzanotte adesso" "Ma non lo dovevamo cantare... " Ma Ermal aveva già iniziato a suonare. Era riuscito a intercettare quegli occhi di cielo. Cantò tutto il brano senza abbandonarli mai. Era sicuro, era lei, era venuta a sentirlo alla fine. Al termine di quel brano cambiarono le luci sul palco, e lui dovette distogliere lo sguardo da Silvia. Quando la cercò di nuovo, durante Buio e Luce , non la trovò più. Non smise di cercarla neanche durante 28-03-1997, e Ne Doren Tende. Non ottenne la sua attenzione nemmeno quando disse al microfono, prima di cantare le suddette due canzoni che queste per lui avevano un significato molto importante perché avevano uno stretto rapporto con la sua terra. Cantarono 39 e Piccole cose (Che sai ignorare) ma sembrava sparita, tanto che si chiese se quella con cui aveva cantato Come il sole a Mezzanotte fosse proprio lei. Durante l'ultima canzone, Nuvole di Miele, la vide di nuovo. Per mano a un uomo.
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9 Primavere
FanfictionErmal Meta è il frontman della rockband sconosciuta più famosa d'Italia, ancora non sa dove lo porteranno le 9 primavere successive, ma sa che alla musica, suo grande sogno e riscatto, non rinuncerà mai. Lo accompagneranno colleghi musicisti che div...