RIVOLUZIONE

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"...I vostri pezzi sono buoni, ma secondo me avete bisogno di qualche settimana di tregua per chiudere il cerchio, selezionare e perfezionare i brani esistenti o anche aggiungere qualche altra cosa che potrebbe nascere. Iniziamo a registrare ad ottobre.". Fabrizio Barbacci era rilassato, seduto su una sedia di pelle dentro una camicia con le maniche arrotolate per il caldo che si ostinava nonostante l'autunno. I ragazzi della band erano seduti a semicerchio dall'altra parte della scrivania di mogano, in quell'ufficio all'ultimo piano, a Roma. Il tour era appena finito e si erano recati nella città eterna per mettere a punto i loro brani al cospetto del loro nuovo produttore. E avevano incontrato i Negrita. Si erano trovati subito bene, non erano affatto arroganti o pieni di sé, al contrario erano spiritosi e molto alla mano. Anche loro avevano ascoltato i nuovi brani di La Fame di Camilla. Per ora la tracklist era: Crescere, Un Uomo, Solo una scia, Bye bye baby, Un pezzo di cielo in più, Susy  e l'infinito, L'altra metà, La stagione dell'amore silenzioso, Niente che ti assomigli, Astronauti, La mia parte più debole. Quest'ultima aveva particolarmente incuriosito Drigo dei Negrita. Appena ne ebbe l'occasione chiese ad Ermal se fosse lui a scrivere i testi. In generale sì, ma c'erano casi in cui anche il testo era un lavoro di squadra. "Sai .. ricordami il tuo nome..?" disse mettendogli un braccio attorno alle spalle e incamminandosi lungo il corridoio, "Ecco, Ermal", riprese dopo la risposta "mi ha molto colpito l'ultima canzone che avete cantato.. le foglie cadono, le stagioni cambiano, ma qui è tutto uguale. Aspettiamo immobili che qualcosa cambi, è vero. E nell'ombra. Tu forse l'interpreti in modo esistenziale, forse l'hai scritta per farti perdonare dalla tua ragazza se le chiedi di lasciarti entrare ancora...".

Ermal lo interruppe, o meglio, il nerd che è in lui: "Il testo è "chiedevi al cuore di lasciarmi entrare ancora." Sì, l'ho scritta dopo aver fatto un po', ma giusto un po', incazzare la mia ragazza. Non ne faccio una giusta con lei, che mi fa sentire così debole che...".

Si bloccò, perchè Drigo si era fermato dicendo: "Stop stop, rallenta ragazzo! Non voglio sapere la storia vera, voglio continuare a vederci quello che mi ha fatto emozionare. E sai perchè mi sono emozionato?"

Ermal scosse il capo, quasi intimorito a parlare ancora.

"Mio fratello è un ingeniere, si è laureato con il massimo dei voti, ma è disoccupato da due anni. E non ha neanche trent'anni. Quando va bene trova un lavoretto qua e là, al bar o al supermercato. Ma lui è un ingeniere. E mi ha fatto un discorso molto simile l'altro giorno. Tutti gli dicono di aspettare. Di tornare tra sei mesi. Di mettersi in lista d'attesa. Di aspettare che si liberi un posto. Che qualcuno vada in pensione. Sempre aspettare e non poter fare altro che aspettare. E sentirsi così debole, impotente... provoca un "senso di smarrimento".  Certo che la sua parte più debole è quella migliore, ma sembra che non basti mai. Siamo una generazione di ragazzi "bravi ma", "preparati però". Questo mi ha emozionato della vostra canzone. Dritti al punto. E' un'attesa logorante questa. Poco importa se si aspetta una persona o un lavoro. Stiamo sempre ad aspettare, come Godot. Ma speriamo che, stavolta, Godot arrivi. Forse un messaggio così può aiutare."

Si accesero una sigaretta, in silenzio. Poi Ermal abbracciò Drigo. "Grazie".

Quella conversazione gli aveva fatto pensare ad un sacco di cose. Mentre guidava per tornare a Bari, approfittando dello sguardo protetto da indagini troppo profonde dei suoi interlocutori grazie alla concentrazione sulla strada, disse: "Ragazzi, non ci abbiamo ancora pensato al titolo dell'album, vero?"

"Signore e Signori, ecco a voi Mr Stakanov!"

"Non fare il pirla Dino" rise Ermal

"Che? E' colpa mia se pensi sempre al lavoro? Stacanovista che non sei altro.."

9 PrimavereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora