LONDRA, TOKYO, OPPURE BOMBAY

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Le cime delle Alpi facevano capolino tra i batuffoli di nuvole. Un pallido sole si rifletteva sul finestrino. Aria fredda insisteva sulle gambe dei passeggeri. Ermal aveva il cappuccio della felpa che gli schiacciava i ricci e gli occhiali da sole a nascondere le occhiaie. Al suo fianco, stringendo appena la mano con l'anello, c'era Silvia. Qualche posto più avanti, con le cuffie nelle orecchie, c'era Dino. Vicino a lui si trovava un addormentato Lele. Giovanni stava parlando animatamente con una ragazza che aveva conosciuto al check-in. 

"E' surreale questa situazione", commentò Ermal, rivolgendosi appena verso Silvia. 

"In effetti, pensare che stiamo andando a Londra e che tu ti esibirai con Emma, e tanti altri cantanti pugliesi, e che io forse li potrò intervistare... fa effetto!"

"E' vero, ma non mi riferivo tanto a questo, stavo pensando che ci sei anche tu. Che ci devi essere anche tu. Sarà bello condividere tutto questo con te."

Silvia sorrise, e si accoccolò sulla sua spalla.

"Questo volo mi sembrerà una passeggiata, quello per  Shanghai non finiva mai!"

"Avete avuto una bella fortuna a incontrare i Negrita... sennò quando ti ricapitava di suonare a Shanghai e Pechino? Condividere la Hitweek cìanche con i Subsonica, e in Asia tra l'altro, non tanti europei suonano lì."

"Chissà perché....!" sghignazzò Ermal.

"A cosa ti riferisci?" chiese Silvia, perplessa.

"Ma tu hai presente cosa si mangia in Cina? Una volta ci è arrivato un piatto così" - imitò una montagna con le mani affusolate - "di cavallette"

"Dicono che però, come tutte le cose fritte, tanto male non sono."

"Magari fossero fritte! Erano lesse! Disgustoso... Per fortuna in Giappone ci siamo rifatti! Però non ti ho ancora raccontato di quello che ci è successo... dove eravamo? Ah, non mi ricordo... strano!". I due risero. "Allora, gli organizzatori di quella tappa ci avevano invitato a mangiare. Il menù era scritto solo in ideogrammi e il cameriere non capiva una mazza di inglese. Allora io e Dino abbiamo visto che quelli sul tavolo di fianco a noi stavano mangiando un galletto proprio di gusto, e l'abbiamo ordinato anche noi.."

"Ed era buono?"

"Buonissimo! Se non che vediamo Barbacci che se la ride con questo organizzatore, asiatico ovviamente, e che ci indica. Allora prima ci guardiamo a vicenda, per vedere se ci fosse qualcosa di strano. Poi guardiamo dietro di noi, ma niente. Alla fine chiediamo a Barbacci perché stesse ridendo così e ci risponde: "Cosa avete mangiato?". E Dino dice: "Pollo!", prima che io tentassi di ribellarmi obiettando che non si risponde a una domanda con un'altra domanda. E i due ridono ancora di più. Sai cos'era?"

"Un cane? Ermal se hai mangiato un cane non me lo dire!" disse Silvia schifata.

"Okay, non te lo dico. " Fece un breve silenzio, sapeva quanto fosse curiosa Silvia. "Era un pipistrello."

Silvia rise tantissimo. "Sei tornato da sei mesi e io lo scopro adesso!"

"Certo, ti racconto le avventure adesso he abbiamo un po' di tempo tutto per noi, questo anno è stato frenetico". In effetti, a Gennaio era finalmente uscito il loro nuovo album, L'attesa, e da allora non si erano mai fermati un attimo. L'avevano presentato aprendo i concerti dei Negrita, avevano suonato in tantissimi club e festival d'Italia, avevano girato qualche videoclip, erano andati alla Hitweek in Cina e ora stavano volando a Londra per l'evento di PugliaSounds. Avrebbero dovuto essere felici, ma qualcosa non funzionava più. E non si trattava solo della gamba di Lele, che si era rotta un paio di mesi prima giocando a calcetto. Non passavano mai in radio, nonostante gli investimenti cospicui in promozione. Silvia aveva cercato di spiegar loro come mai si fosse spezzato l'idillio tra le case discografiche e le radio, ma non ci avevano capito molto. Giovanni aveva iniziato un lavoro part-time per arrotondare. Ed Ermal non riusciva più a scrivere. Non che gli fossero mancate le emozioni per farlo, sia chiaro. Con Silvia litigava meno, erano riusciti a trovare un equilibrio, ma a volte si sbilanciavano un pochino, e l' impressione di Ermal era che la responsabilità fosse sua. Erano alle due estremità della stessa trave sospesa, equidistanti ma in equilibrio, parte dello stesso sistema. Lui ogni tanto cercava di avvicinarsi di più a Silvia, e puntualmente cadevano entrambi. Però non erano germogliate canzoni nel tentativo di ritrovare l'equilibrio. Dino aveva suggerito di provare ad avere altri stimoli, cambiare un po' lo stile musicale, ascoltare generi diversi ed arricchirsi così di diverse influenze musicali. Ci stavano lavorando. Andare a Londra avrebbe fatto bene a tutti.

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