Nonostante il tour sempre più lungo e stancante, ogni volta che poteva Ermal tornava nella sua Bari da Silvia, e ogni volta si innamorava di lei, come se fossero stati al primo incontro. Riuscirono a passare tanto tempo insieme, però, solo durante le vacanze Natale. Il tour era finito all'inizio di dicembre, o meglio si erano presi una pausa per quel mese per poi ricominciare in febbraio. Non ce la facevano a stare senza concerti e Teresa non perdeva occasione per programmare una nuova data, un opening act, una partecipazione a una trasmissione televisiva ecc. Le prime settimane di dicembre, però, Silvia doveva lavorare e più di qualche volta Ermal si faceva trovare a casa sua con una cioccolata calda o un bel tè preparati apposta per confortarla dal freddo pungente. Aveva anche lasciato alcuni suoi maglioni a casa di Silvia, tanto le piaceva indossarli. Anche se, in fin dei conti, il modo più efficace di sconfiggere il freddo invernale era stare vicini, abbracciarsi, coccolarsi sul divano sotto le coperte o far salire la temperatura a letto senza coperte né maglioni. Passavano serate intere così, guardando film o semplicemente raccontandosi le loro giornate o aneddoti dei giorni trascorsi separati che emergevano poco a poco. Silvia poi aveva scoperto che Ermal era bravissimo a leggere a voce alta, e si faceva coccolare così, chiedendogli di leggerle qualche pagina di qualche romanzo con la sua voce avvolgente. E spesso si interrompevano e facevano qualche discussione più o meno filosofica, o talvolta semplicemente battute stupide, su quello che avevano appena letto. Alla vigilia di Natale stavano leggendo Christmas Carol di Charles Dickens. Stavano leggendo le ultime pagine, quando gli spiriti del passato, presente e futuro si erano ormai manifestati al vecchio protagonista, facendolo riflettere sul modo in cui avrebbe voluto continuare la sua vita. "Pazzesco che effetto fa il trascorrere del tempo su di noi" disse Silvia, interrompendo Ermal. "Cioè, quell'uomo ha avuto la possibilità di vedere il suo futuro e ha potuto cambiare il suo presente, ha capito che stava sbagliando vedendo la proiezione a lungo termine delle sue azioni.. sarebbe bello eh?" sospirò lei. Ermal si fece pensieroso, chiuse il libro tenendo però il segno con il dito e accarezzò i capelli di Silvia. "Non so se sarebbe bello. Sarebbe un po' noioso fare sempre la cosa giusta, no? O sapere quale sarà l'epilogo della nostra vita.. un po' triste, toglierebbe gran parte del senso alle nostre scelte, non trovi?" Silvia restò un po' in silenzio, continuando a fare grattini sulla pancia di Ermal. "Sai, il mio professore di filosofia delle superiori ci aveva detto una volta che per Dio non esiste il tempo, come per noi umani." "Bella scoperta" la canzonò Ermal. "Scemo. La cosa interessante è che per farci capire il concetto ci aveva detto che Dio è seduto davanti al megaschermo dell'eternità, e vede tutti i fatti contemporaneamente perché è eterno e onnisciente. E adesso che mi dici così mi ricordo che mi ero chiesta proprio questa cosa: ma non si annoia?"
"Non so se si annoi, forse ci sono semplicemente cose più importanti dello scorrere del tempo"
"Tipo?"
"Tipo quello che fai nel tempo che hai a disposizione. Tipo l'amore."
"Perché?"
"Ti ricordi la prima volta che siamo andati al mare insieme, Silvia?"
"Come potrei dimenticarlo?" sorrise lei.
"Ti ricordi di cosa abbiamo parlato? Le nostre riflessioni sul tempo?"
"Certo. Il tempo è un inganno. Ma cosa c'entra?"
"Il tempo è un inganno. Per me e per te che siamo solo uomini. Ma se fossi stato Dio, non ti avrei mai avuta. Capisci cosa intendo?"
"Capisco." Si spostò leggermente fino ad arrivare all'orecchio di Ermal per sussurrare: "Adesso te lo faccio dimenticare il tempo" e iniziò a baciargli delicatamente l'orecchio, mentre lui la faceva scivolare sul divano prendendola in braccio. A quel punto lei iniziò a mordicchiare l'orecchio e a scendere lungo il collo con baci lievi. Lui non perse tempo e si mise all'opera, facendo lo stesso con lei. Si baciarono, in un bacio lungo, intenso, profondo. "Non so cosa me ne farei del megaschermo dell'eternità se ho te", sussurrò Ermal quando le loro labbra si separarono, guardandola negli occhi. Il suono delle campane a festa li riportarono nel mondo, restituendo loro il tempo che avevano dimenticato in quei momenti d'amore. Non erano neanche più sul divano, erano sul tappeto, il libro era stato anch'esso scaraventato sul pavimento e ivi giaceva aperto con la copertina verso l'alto. Lì vicino c'era anche il maglione con le renne che Ermal metteva solo a Natale, mentre quello bianco con i fiocchi di neve che Silvia dedicava alla medesima occasione era sul bracciolo del divano, in precario equilibrio. Avevano ancora addosso solo i calzini, troppo freddo per toglierli ed erano troppo concentrati ad amarsi per pensarci. Dopo il suono delle campane si rivestirono lentamente e uscirono a respirare l'armonia della notte di Natale: le luci, i canti che arrivavano dalle chiese o dalle televisioni delle anziane dure d'orecchi, il vento gelido che non taglia, ma accarezza le stelle in cielo, rendendole tutte stelle comete. Silvia stava dicendo: " Ma quanto è leggera quest'aria?" e fece un saltello come per respirare anche quella che c'era più su e fece una giravolta a braccia aperte in mezzo alla strada deserta. Ermal la guardò danzare su una musica che sentiva solo lei. Continuava ad innamorarsi di lei. Ma ci sarà un limite, no? Si smetterà di innamorarsi a un certo punto? Ma onestamente, che importa? Che bisogno c'è di avere certezze se c'è Silvia? Silvia che è arrivata mentre cercava risposte, e ha tolto il senso alle risposte perché alcune domande sono semplicemente domande, con alcune domande a volte non serve la risposta, ma serve la fiducia, o l'amore. O Silvia. Che nel frattempo stava tornando sui suoi passi, verso di lui. Continuarono la loro passeggiata, Ermal aveva appoggiato un braccio sulle spalle di Silvia, stringendola a sé. Parlarono e risero molto, di cose leggere di cui solo le coppie innamorate possono parlare, che solo loro possono conoscere, nella festa dell'amore che supera San Valentino alla grande. Rientrarono un'oretta dopo, e decisero di scambiarsi i regali di Natale. Silvia scartò il suo pacchetto per prima, sbuffando alle precauzione di Ermal che affermava di non essere affatto bravo con i regali. E invece se l'era cavata bene, le aveva regalato J'adore, il profumo preferito di Silvia che però non aveva mai avuto occasione di comprare. Lei gli stampò un bacio sulla guancia e gli consegnò il suo pacchetto, sicura. Ermal lo notò e disse: "Non fare quella faccia compiaciuta, sai che ho gusti difficili", scherzando. Quando aprì il pacchetto, però, restò di stucco. Era l'ultimo album dei Radiohead, appena uscito. Stritolò Silvia in un abbraccio e maledì l'orario, perché non potevano ascoltare la musica a notte fonda. Però non poteva resistere. "Cercò le cuffiette dell'iPod di Silvia e accese il computer. Lei capì subito quale fosse il suo piano, e restarono così, con una cuffia a testa, ad ascoltare tutto il cd. Già che c'erano, però, ascoltarono anche un altro cd, che era lì vicino, di Antonello Venditti. "Le sue canzoni d'amore fanno sempre male" commentò Ermal "Però sembrano rose. Grande uomo". Silvia cedette al sonno e Ermal le sfilò la cuffia senza svegliarla, la prese in braccio e la stese sul letto rimboccandole le coperte, e si addormentò accanto a lei. Il giorno seguente pranzarono a casa di Ermal con sua madre, sua nonna, Sabina e Rinald. L'affetto in queste occasioni si esprime in calorie, e Ermal non si tira mai indietro di fronte a un buon piatto. L'abbiocco colse tutti dopo la quarta fetta di pandoro e l'allegria stava lasciando posto alla quiete, vuoi per la stanchezza, vuoi per il vino. Rinald e Sabina stavano guardando un film di Natale con la loro nonna, mentre la mamma di Ermal si era addormentata sulla poltrona. Ecco, il tempo era volato un'altra volta. Silvia era tornata a casa, aveva bisogno di riposare. Ermal entrò in camera per fare lo stesso, ma passò vicino al pianoforte e si sedette sullo sgabello che gli stava di fronte. Trovò un motivetto tra i tasti e prima di rendersene conto stava pensando alla danza di Silvia quella notte, nell'aria leggera.
mi muovo nell'aria
nuotando un po'
respiro piano
e non cerco più
nessuna certezza
aspetterò che il vento mi porti più su
Si fermò per scrivere quelle parole prima di dimenticarle, e quegli accordi. Cantò di nuovo quella che era diventata la strofa. Riavvolse il nastro al contrario, e pensò a quelle ore d'amore, a quelle parole sul tempo che del tempo fanno strame se c'è di mezzo l'amore.
il tempo è un inganno
per me che sono solo un Uomo
ma se fossi stato Dio
non ti avrei avuta mai
Scrisse anche questa frase, che aveva detto a Silvia la notte precedente, sotto l'effetto di qualche magia di Natale, di sicuro. Ecco, inserì di nuovo il motivetto che lo aveva portato su quei tasti. E adesso ecco il bello, la seconda strofa. Nacque così, senza nessun ricordo o immagine, era semplicemente la fotografia dello stato d'animo di Ermal in quel momento, perché avrebbe voluto rivivere quella giornata all'infinito, o almeno avrebbe voluto starci comodo ancora per un po'.
leggera e profonda quest'anima
che non si da più pace perché
malata di vita
vorrebbe che
il tempo si fermasse quaggiù
per dare un senso al tutto
Poi aspetta, com'era il ritornello? E dov'è il foglio che devo scrivere la strofa? Ecco ecco okay .. ah sì primo rivolto, ecco perché non mi tornava! Spostò la mano sul pianoforte, e cantò il ritornello, compiaciuto.
il tempo è un inganno
per me che sono solo un Uomo
ma se fossi stato Dio
non ti avrei avuta mai
Adesso il nastro di quel Natale stava tornando a Silvia, a quello che aveva provato guardandola camminare allegra quella notte. Anche lui vagava come lei, ma lei aveva le risposte. O forse no, ma le risposte non contavano più.
vagavo nel mondo
pensando un po'
a tutte le domande qua giù
cercavo risposte
sei arrivata Tu
il tempo è un inganno
per me che sono solo un Uomo
ma se fossi stato Dio
non ti avrei avuta mai
Adesso basta strofe, però ho ancora qualcosa da dire, vediamo se ci sta in un ritornello.. Allora..
e non avrei sofferto
se non fossi stato solo un Uomo
ma non ti avrei avuta mai, mai
E' vero, la condizione umana ha i suoi limiti, Dio non soffre e invece noi sì. Ma che m'importa? Probabilmente senza alcune cicatrici non me la sarei mai meritata Silvia.
cosa sarebbe il Tempo
se io non fossi solo un Uomo
se non ti avessi avuta mai, mai, mai.
Cantò tutto daccapo e alzandosi dal pianoforte pensò: "Altro che Dickens, questo è il mio Christmas Carol. Mio, che sono solo un uomo. Un Uomo.
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9 Primavere
FanfictionErmal Meta è il frontman della rockband sconosciuta più famosa d'Italia, ancora non sa dove lo porteranno le 9 primavere successive, ma sa che alla musica, suo grande sogno e riscatto, non rinuncerà mai. Lo accompagneranno colleghi musicisti che div...