La settimana seguente trascorse velocissima, ogni giorno fu assorbito dalle prove che La Fame di Camilla faceva per prepararsi al tour che stava per iniziare. Così Ermal potè concedersi il lusso di rivivere le emozioni di quella settimana solo il sabato sera, mentre si preparava per uscire con il suo migliore amico Roberto. Non vedeva l'ora di iniziare il tour, era così soddisfatto dei loro arrangiamenti! Si tolse la maglia con stizza ripensando a quella discussione che aveva avuto con Teresa, così vaga sulle date del tour... Entrò nella doccia e lavò via tutta la stanchezza dei giorni precedenti. Passarono davanti a lui, tra il vapore, le immagini delle giornate trascorse, riavvolgendo il nastro all'indietro. Il nastro si fermò alla settimana precedente. Al sabato. Aveva appena visto Silvia baciare un uomo, poi l'aveva vista per mano a quest'uomo, poi l'aveva cercata tra il pubblico del concerto, poi aveva cantato Come il sole a Mezzanotte guardandola negli occhi, poi l'aveva vista entrare e farsi strada tra le altre persone, non credendo possibile che fosse lei. E si sentì stupido. Come ho fatto a dare per scontato che fosse single? Con questo pensiero fu poco gentile nello strofinarsi i capelli con l'asciugamano. Si vestì e salì in macchina. Alla radio passava una canzone che non aveva mai sentito ma lo incuriosiva, alzò il volume e sentiva che quelle parole gli arrivavano allo stomaco, con quella voce roca. Era "Non è una canzone" di Fabrizio Moro. Sempre incazzato, ma scrive bene. Magari mi prendo l'album. Questo pensiero gli risollevò l'umore e riuscì, come al solito, a divertirsi con Roberto. Fu ben contento di passare la serata ascoltando quello che il suo amico aveva da dirgli, non sarebbe stato capace di parlare di Silvia, e non ne poteva più di parlare di Sanremo. Quando si salutarono, però, Ermal non tornò alla macchina. Andò in spiaggia a guardare le stelle. Aveva bisogno di riflettere. Camminò tra la sabbia, lasciando delle impronte che finivano vicino a uno scoglio. Era largo e piatto, e nelle giornate d'estate era popolato da bambini che cercavano di prendere i granchi e i pesci che avevano lì la loro tana. Ma di notte era una passerella perfetta per i pensieri inquieti. Ermal si sedette lì, tenendo le braccia intorno alle ginocchia. La brezza marina gli riempiva i polmoni e scompigliava i capelli. Alzò lo sguardo e vide che c'erano ben poche stelle, intimorite dalla luna. Il mare accarezzava la sabbia e picchiava gli scogli. A un certo punto Ermal sentì un singhiozzo. Subito pensò che fosse uno di quegli scherzi del mare. Però i singhiozzi si avvicinarono e Ermal capì che dovevano appartenere a una persona. Lasciò la luna a malincuore e vide una sagoma muoversi nella sua direzione. Si rese conto che era una donna. E che stava piangendo. Stava salendo proprio su quello scoglio. Quando lo vide, quella ragazza si spaventò e si voltò. Ermal si alzò e disse ad alta voce: "Non avere paura, vieni pure!", ma lei aveva già iniziato a camminare in direzione opposta sulla sabbia. Ermal la rincorse dicendo: "Ehi! Hai molto più bisogno tu di me di quello spazio, dai torna indietro!" , ma lei continuava a camminare spedita. Ermal si chiese perché lo stesse facendo, ma la raggiunse. Lei si fermò e si voltò. Due occhi di cielo trafissero il cantante, ma stavolta stavano ospitando un temporale. "Silvia?". Lei sembrò avere un sussulto nel sentir pronunciare il suo nome, poi si rese conto che quell'uomo lo conosceva e rispose altrettanto stupita: "Ermal?". "Proprio io. Dai torniamo su quello scoglio, si sta bene! ... A meno che tu non voglia stare da sola..." . Lei scosse la testa e si avviò calpestando le sue impronte. Quando si sedettero Ermal disse: "Lascia che il vento ti asciughi le lacrime e le trasporti al mare. Respiralo tutto, ti donerà leggerezza." . Silvia fece un respiro profondo. "Brava, continua così. Ma guarda le stelle. Qualcuno disse che le stelle sono buchi da cui filtra la luce dell'infinito. E ammira la luna! Riesce a comandare perfino il mare, o i lupi mannari, o gli innamorati, la luna è potente, ti darà energia. E lascia che il mormorio del mare spenga il brusio del tuo cervello. E' una cura efficace. Il mare è la carta assorbente del dolore." Silvia stette in silenzio per un po', con il vento tra i capelli e il naso verso il cielo. Ermal sentiva il battito del cuore pompargli nelle orecchie un suono più forte di quello del mare. Stava cercando di rilassarsi. Aveva paura di essersi preso un po' troppa confidenza. I nuovi singhiozzi di Silvia lo riportarono alla realtà. "No Silvia, non guardare giù. E' impossibile piangere se guardi in alto. Non accontentarti del riflesso, guarda la luna nel cielo e non nel mare.". Lei fece un mezzo sorriso e obbedì. Dopo un po' proferì le prime parole di quell'incontro: "Hai presente Harry Potter?"
"Sì, più o meno"
"E il pensatoio?"
"No quello no"
"C'è Silente, il preside, che ha questo oggetto magico dentro cui può mettere i suoi pensieri per riviverli, proteggersi da questi quando sono troppo potenti, tenerli al sicuro. E Harry attraverso il pensatoio può vedere i pensieri di Silente, viverli in prima persona."
Silvia fece una pausa. Ermal non capiva dove volesse andare a parare.
"Ecco, il mare è un pensatoio. Ci puoi mettere dentro tutti i tuoi pensieri, e ti fanno meno male perché diventano liquidi come il mare. Come dice anche la tua canzone, anche se sono troppo mobili almeno non sono più laceranti. Il mare evoca ricordi, fa rivivere esperienze passate. E guardando il mare ti senti saggio no? Ti sembra di vedere tutti i pensieri che gli altri uomini hanno messo nel mare, che sono simili ai tuoi perché sono uomini simili a te. E gli uomini soffrono sempre per le stesse cose che poi si possono ricondurre a una sola, l'amore. Sì, il mare è un pensatoio."
Ermal era piacevolmente sorpreso da quel discorso. "Direi che non si potrebbero trovare parole migliori per definirlo. ". Stettero in silenzio ancora un po'. Ermal chiese: "Silvia, ti posso fare una domanda?" . Lei alzò lo sguardo furbo e rispose: "Sì ma non so se ti rispondo!". Ermal rise. "Sabato scorso sei venuta al concerto alla fine?"
"Ma che domande, hai anche cantato quella canzone senza lasciare mai il mio sguardo! Come fanno a venirti questi dubbi?"
"In realtà avevo paura di sbagliarmi", rispose lui facendo spallucce, simulando semplicità.
"Piuttosto dovresti chiedermi perché sono venuta"
"Perché ti avevo invitata e ti sei sentita in colpa, come si può rifiutare un invito così?" Scherzò lui.
Silvia restò in silenzio, stava ponderando le parole. "In realtà avevo veramente un impegno dovevo uscire con il mio ragazzo, avevamo bisogno di stare un po' insieme." Fece una pausa e sospirò: "Però dopo un po' ci stavamo annoiando e quindi ho pensato di venire ad ascoltarvi con lui.". Alzò lo sguardo al cielo, la voce tremava: "Ma in realtà tutti i tentativi di ricucire un rapporto logorato sono inutili. Lui non mi faceva sentire speciale come il sole a mezzanotte. Per lui ero una stella piccola e lontana."
"E' lui che ti fa piangere?"
"Sì, è lui ma sono anche io. Lo sapevo che stava finendo ma mi sono illusa fino all'ultimo che mi stessi sbagliando. E questo è il bel risultato."
"E' normale avere questa reazione Silvia, così come è normale che le cose finiscano. Perfino il mare da qualche parte finisce! Ma quello che conta è il viaggio che hai fatto. Sfruttala questa energia. "
Restarono un altro po' in silenzio e Silvia si alzò. "E' stato un piacere parlare con te Ermal, grazie"
Si alzò anche lui. "Vuoi un passaggio?"
"No, abito qui vicino e mi fa bene camminare. Buonanotte". Si voltò, fece qualche passo e Ermal restò lì a guardarla. Lei si fermò e tornò sui suoi passi. Ermal sentì il suo profumo. Lei sussurrò al suo orecchio "Grazie". Ermal ricambiò l'abbraccio. Lei dopo pochi istanti, però, andò via di corsa. E Ermal si rese conto che le era caduto qualcosa.
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9 Primavere
أدب الهواةErmal Meta è il frontman della rockband sconosciuta più famosa d'Italia, ancora non sa dove lo porteranno le 9 primavere successive, ma sa che alla musica, suo grande sogno e riscatto, non rinuncerà mai. Lo accompagneranno colleghi musicisti che div...