FINZIONE

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STILES POV

"Accettare cosa?" Chiedo.
"Che lo ami?" Risponde la mia migliore amica.
"Come potrei mai amare un essere come lui?" Continuo.
"Siete fatti per stare insieme, dovrete accettarlo!"
"Accettarlo...non credo di poter riuscire ad esaudire le sue richieste, sorella." Dico affranto.
"Bene ragazzi, questa andava bene! Potete andare, ci vediamo dopodomani per la prova generale. Lydia e Stiles, ottimo lavoro!" Ci richiama il professore di teatro.
Tutti ci sbrighiamo ad uscire dall'aula per andare alla prossima lezione.
"Sti, hai un vero aspetto schifoso." Mi dice Lydia fermandomisi davanti.
"Non ho dormito bene." Mento.
"Capisco quando mi menti." Mi accusa incrociando le braccia davanti al petto.
"Ma...farò finta di crederti per evitare di farti parlare di cose che non vuoi dire." Aggiunge e mi rilasso di botto, vorrei evitare di dire che ero andato ad ubriacarmi nel primo bar scadente che ho trovato perché non riesco a distinguere ricordi della realtà, praticamente inesistenti, e ricordi del sogno. Questo per me è come un nuovo mondo, non sento di farne parte.
"Di cosa non vuoi parlare?" Chiede Malia arrivando.
"Niente." Risponde Lyds dandole una gomitata allo stomaco per farla stare zitta.
"Non dimenticare che lo ami." Dice prima di salutarmi ma la blocco.
"Cosa?" Chiedo.
"La parte, devi ripassarla." Chiarisce e annuisco lentamente.
"A domani Lydia, Malia." Mi congedo andando al mio armadietto.

"Come va?" Chiede Scott raggiungendomi beccandosi un'occhiataccia dal sottoscritto.
"Che...c'è?" Chiede incerto.
"Niente, perdonami." Mi scuso.
"Ricordi del sogno?" Prova ad indovinare.
"Come lo sai?" Domando.
"Non so che ricordi hai di me ma sono sempre il tuo migliore amico. E Peter me lo ha detto." Spiega.
"Ah, ok." Dico chiudendo l'armadietto.
"Devo riabituarmi ad avere un punto fermo." Aggiungo.
"Non ne avevi in quella realtà?" Chiede.
"Si! Si, è complicato però." Rispondo.
"Fa parte di questa nostra realtà?" Mi domanda.
"Si, più o meno." Dico.
"Capisco, è complicato." Conclude.

Torno a casa e appena arrivo in camera butto lo zaino sulla poltrona bloccandomi però quando sento un gemito di dolore e capisco di aver colpito qualcuno.
"Cosa. Ci. Fai. Nella. Mia. Stanza." Dico scandendo bene le parole.
"Sono qui per chiarire una cosa." Risponde.
"Derek, so che perderei tempo chiedendoti come sei entrato quindi, cosa vuoi chiarire." Chiedo.
"Vorrei sapere perché mi hai baciato innanzitutto." Dice calmo.
"Cosa?" Grido quasi.
"Quando? Perché? Ieri sera vero? Si, me lo ricorderei altrimenti, oh se lo ricorderei. Non so perché l'ho fatto." Dico velocemente.
"In realtà vorrei sapere perché hai fatto qualcos'altro." Aggiunge.
"Oltre questo." Si chiarisce.
"Altro del tipo?" Chiedo.
"Ubriacarti e ridurti uno straccio." Risponde.
"Non riesco...non lo so." Mi trattengo dal dirgli tutto.
"Non riesci a?" Mi incinta a continuare.
"A distinguere i ricordi del sogno da quelli della realtà, non lo capisco." Dico, non so perché ma con lui sento di poter parlare.
"Stiles quando mai non sei riuscito a capire qualcosa?" Chiede.
"Derek, sono stanco. Mi dispiace per ieri, ora vai via per favore, voglio riposare un po'." Mi scuso e lui apre la bocca per controbattere per poi richiuderla subito dopo. Si avvicina alla finestra e prima che salti lo fermo.

"Derek te l'ho detto mille volte che ho una porta  e che devi usarla." Dico ricevendo subito dopo uno sguardo confuso.
"Io...io te l'ho detto che confondo i ricordi." Spiego.
Lui annuisce piano prima di saltare giù.
Perchè aveva la faccia di chi prova nostalgia?
Quello che ho imparato durante quelle settimane immaginate però lo ricordo ancora. Come essere l'umano del branco prima del morso, avevo imparato a riconoscere le emozioni di una persona guardandone l'espressione.

Mi avvicino lentamente al letto pensando che potrei chiedere una mano a Deaton dandomi dell'idiota subito dopo dato che Deaton è solo un normale veterinario.

In momenti del genere vorrei solo parlare con qualcuno che mi ha sempre capito.
Chiamo Lydia chiedendole di venire a casa mia e appena chiudo la comunicazione sento il campanello suonare.
"Come...hai fatto?" Chiedo confuso.
"Tutto per te, Sti." Dice sorridendo.
"Raccontami tutto." Mi ordina.
"Bene...."

Le racconto tutto il sogno e tutto quello che lo ha seguito mentre mi guarda con un'espressione che sembra voler decifrare una formula di matematica troppo difficile anche per i suoi standard.
"Stiles, non sei una formula di matematica troppo difficile anche per i miei standard. Semplicemente stavo provando ad escogitare un piano per far soffrire Derek per poi ucciderlo, una morte lenta e dolorosa." Spiega.
Ma mi legge nel pensiero?
"No Stiles, non ti leggo nel pensiero, ti conosco." Dice per poi ricevere un mio sguardo sbalordito.
"Mi spieghi esattamente cosa è una banshee?" Chiede.
"È una specie di messaggero della morte. I suoi poteri sono le sensazioni e le voci nella sua testa, diciamo che si manifestano quando qualcuno sta per morire. È la creatura sovrannaturale corrispondente ad una serpe." Spiego velocemente e lei annuisce pensierosa.
"Mi sento profondamente offesa." Commenta scherzosamente facendomi ridere.

"Quindi...ti piace Derek?" Chiede mentre mangiamo.
"No...Si" Ammetto appena finisco di tossire evitando una morte per soffocamento.
"Certo che deve fare proprio schifo." Commenta.
"Cosa?" Le chiedo.
"Tu sei lí, il ragazzo che ami ricambia e poi bum! Ti svegli." Spiega guardando il suo piatto con ancora mezzo panino.
"Si, fa davvero schifo Lydia." Affermo.
"Giuro sulla mia collezione di borse Prada che riuscirò a farti riambientare in questo mondo, a farti tornare la memoria e a uccidere Derek." Dice orgogliosa.
"A meno che tu non voglia che lo uccida ovviamente." Aggiunge.
"Una parte di me lo vuole morto, lo ha sempre voluto." Ammetto.
"Provvederò." Dice.
"Adesso però scolla il culo dalla sedia e aiutami a scegliere un film da vedere." Ordina e io eseguo sorridendo.

"Sai mi piacerebbe guardare..." inizia.
"Le pagine della nostra vita." La interrompo.
"Come..." inizia
"Ti conosco." Spiego mentre prendo il dvd del film che avevo dall'ultima volta che mi ha obbligato a vederlo.
"Sai che avevo sognato una giornata del genere?" Dico.
"Davvero?" Chiede stupita.
"Si davvero." Rispondo prima di mettere play ed evitare di farmi mangiare dai ricordi.


NOTE AUTRICE:

Il capitolo è cortissimo, lo so, ma non ho avuto molto tempo in questi giorni per scrivere tra studio e thirteen reason why *coff coff* dicevo, studio...
Però per evitare di sparire ho fatto questo aggiornamento flash.
Robe a parte siamo arrivati a 1k visualizzazioni e sinceramente per me è un numero.... wow.

-A

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