24. A casa

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GIULIA P.O.V.

"Cosa? Perché?" chiedo sbalordita.
"Te l'ho detto, non firmerà le tue dimissioni finché non gli parlerai" mi ripete Stefania per la centesima volta.
"Non è possibile. Quant'è stronzo"
"Dai Giulia, calmati"
"Va bene. Ma io in quello studio non ci metto più piede"
"Com'è andata oggi all'Università?"
"Sono scappata via dopo mezza lezione"
"Perché?"
"Perché non mi andava di stare lì ad ascoltare quelle cose"
"Forse dovresti allontanati un pò da qui. Magari potresti tornare a casa per qualche giorno"
"Ste, sei seria? A casa proprio no"
"Vai dove vuoi per due giorni. Anche se tornare a casa ti farà bene"
"Dici?"
"Certo. Vai dai tuoi e liberati la mente. Tornerai fresca e libera. Fidati"
Forse ha ragione. Forse allontanarmi mi farà bene, starò meglio. Ma proprio a casa? I miei genitori saranno felici di vedermi lì, rivedere tutti, rivedere la mia città. Forse si. No. Non sono convinta. Non voglio proprio affrontare il mondo di quel piccolo paese in campagna. No... forse. Non so.

Vengo interrotta dallo squillo del mio telefono. È un numero sconosciuto. Rispondo.
"Pronto?"
"Giulia?" chiede la voce femminile. Stranamente mi sembra di conoscerla.
"Si, sono io" rispondo.
"Ah, per fortuna non hai cambiato numero. Sono Martina"
"Martina?" Martina chi? Conoscevo una Martina, ma... bo.
"Si, non mi riconosci. Dai, la tua compagna del liceo"
"Ah, Martina. Ciao, come va?"
"Bene, tu?"
"Diciamo"
"Senti, io ti ho chiamato per dirti che con Nicole stiamo organizzando un raduno tra compagni di classe. Ti va di venire?"
"Raduno tra compagni di classe? Mi piacerebbe, ma non sono più in paese, vivo a Roma"
"Dai, in fondo non è tanta strada. Già due persone mi hanno dato buca. Non ci vediamo dal diploma"
"Non lo so, devo pensarci"
"Va bene, come vuoi. Se vuoi unirti a noi sarà questo sabato, al ristorante in piazza, dove abbiamo fatto il pranzo dei cento giorni. Ricordi?"
"Ho capito, ma non sono sicura di poter venire"
"OK, fammi sapere"
"Ciao"
"Ciao Giulia, è stato un piacere sentiti"

Ritorno in salotto, dove mi attende Stefania.
"Telefonata lunga" commenta.
"Era una mia vecchia compagna del liceo, mi ha invitato ad una cena tra ex compagni di classe"
"È fantastico Giulia, devi andarci"
"No, non mi va di tornare a casa"
"Ma ti farà bene. E poi con i tuoi vecchi amici ti divertirai. Servirà a distrarti"
"Non so"
"Richiamala e dille che ci sarai" mi porge il telefono.
Alla fine richiamo Martina un pò indispettita, ma in fondo sono contenta di aver ascoltato Stefania. Ha ragione lei, mi farà bene. Più tardi chiamerò anche i miei genitori per dirgli che sarò da loro venerdì mattina.

***

Ho preso un premesso dall'Università per una settimana. Tornerò martedì, quindi non andrò all'Università per due giorni, anche se avrei voglia di non andarci più. Ma ho bisogno di quel lavoro, è l'unica cosa che mi è rimasta. Non riesco a crederci che è passata appena una settimana dalla mia rottura con l'Innominabile e mi sento un pò meglio. Pensavo che non mi sarei più ripresa, forse è questo viaggio a mettermi un pò più di buon umore. Sono distrutta, ma all'apparenza sembro un pò più felice. E ora sono qui, su questo treno che mi riporta nel luogo in cui mai avrei creduto di ritornare: casa mia. E se ci ritorno devo solo un grazie a lui, che mi ha fatto riappacificare con i miei genitori. E un grazie va anche a Martina perché ha organizzato la rimpatriata.

Mio padre è venuto a prendermi alla stazione, mi aspetta sorridendo. E anche io sono felice. Corro subito tra le sue braccia, e dopo circa mezz'ora sono a casa. La casa è esattamente come l'ho lasciata tre anni fa, il pavimento in legno, la cucina a vista e il soggiorno grande e luminoso. Noto solo un particolare nuovo, una foto della mia laurea. Io, con il mio vestito, i fiori e la corona di alloro in testa. Non posso fare a meno di sorridere a quel gesto. Prima non accettavano la mia passione, e ora hanno una foto della mia laurea nel soggiorno di casa. Abbraccio mia madre e vado a sistemarmi nella mia vecchia camera. Mi sembra di esser mancata una vita. Anche la mia stanza è esattamente come l'ho lasciata. Il letto con il lenzuolo rosa è ben fatto, i miei libri tutti al loro posto, la finestra aperta. Persino i fogli sulla scrivania sono dove li ho lasciati. Non c'è un granello di povere. È tutto come se si fosse fermato il tempo tre anni fa.

//spazio autrice
Giulia torna a casa dopo tanto tempo, le amiche la spingono a partire, e la vecchia compagna che le propone una cena.

Un capito sarà dedicato esclusivamente alla cena, in cui vi presenterò tutti gli ex compagni di liceo di Giulia.
Il prossimo sarà dedicato alla famiglia.
Per questi capitoli parlerà solo Giulia. Vedremo cosa ha fatto in questi giorni Pasquale in un unico capitolo dopo il ritorno di Giulia.

Un bacio
RagaxxaCrazy

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