40. Vita da cani

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Diciamo che la mia vita continua bene, ormai ho acquistato una mia routine. Esco di casa puntuale per andare al lavoro, mi chiudo nel mio ufficio ed esco solo per lo stretto necessario, pranzo con Claudia, mi chiudo di nuovo nella mia stanza, esco per andare a casa poco prima che esca anche lui. Di solito non lo incontro più di due, tre volte al giorno, se mi va bene anche una volta sola. Alcune sera mi trattengo più a lungo del solito, quando devo studiare dei casi nuovi oppure cause che procedono da tanto. In ogni caso lo incontro poco. Siamo all'inizio di agosto, per ferragosto lo studio sarà chiuso una settimana, e ne approfitterò per andare a New York da John, non ci vediamo da metà maggio, quando è andato via da Roma. Ci sentiamo ogni sera su Skype, ci scriviamo a ogni ora del giorno e della notte, dato il fuso orario. Sento che con lui ho trovato finalmente la pace interiore che cercavo da tanto, e non importa con chi devo lavorare ogni giorno, lui è la mia ancora di salvezza che mi tira su da tutte sabbie mobili che ho dovuto affrontare finora e che ancora dovrò affrontare. Da metà giugno non lavoro più all'Università, le lezioni sono finite e lì non c'è più stato bisogno di me. Rincomincerò a settembre circa, quindi ora lavoro solo nello studio legale.

***

Finalmente anche questa giornata è finita, ho un aereo da prendere. Il resto del mese è passato abbastanza velocemente, siamo già al 13 agosto. Tra circa cinque ore sarò nella città magica dove sono rinata con l'uomo che mi ha fatta rinascere.

Siamo appena arrivati nel suo appartamento, è da tanto che manco qui ma è tutto come prima.
"Ti è mancato questo posto, darlyn?"
"Certo amore, lo sai, vorrei poter restare qui"
"Lo so, lo so, andrà tutto bene. Ma adesso non roviniamoci le ferie"
"Sono stanca morta per il viaggio"
"Allora andiamo a dormire, domani avremo tutta la giornata per noi"

Mi sveglio, sono molto felice. Non so che ore sono ma sono sicura che è molto tardi. John non è nel letto, non so dove sia. Mi alzo e lo cerco per tutto l'appartamento. La casa non è molto grande, un bagno, due camere, soggiorno e cucina. Anche se con quello che guadagna e quello che gli spediscono i genitori ogni mese, può permettersi di meglio. I genitori sono molto ricchi, sono imprenditori molto conosciuti nel loro campo a New York e dintorni. John ha sempre preferito staccarsi dalla famiglia, dice sempre che lui vuole essere conosciuto per quello che fa e non perché porta un cognome molto prestigioso. Anche se ha vissuto lontano di genitori ha sempre avuto un rapporto molto speciale con loro, specialmente con sua madre. Lei è una donna tutta d'un pezzo, rigida, sempre elegante, non ha mai un capello fuori posto. Lei e suo figlio hanno un carattere totalmente opposto, non so come mai abbiano un rapporto così stretto. Suo padre invece è un uomo più simpatico e flessibile, ha sempre addosso un completo gessato grigio, lo porta con rigore ma trova sempre una scusa per rilassarsi.
Dopo aver girato per tutta la casa e non aver trovato John, si apre la porta di casa.
"Darlyn, sei già sveglia?"
"Si, sono già sveglia, e ti sto cercando da un'ora. Dov'eri?"
"Scusami, contavo di andare e tornare prima che ti staresti svegliata"
"Si, ho capito. Dov'eri?"
"Ho una sorpresa per te. Indovina"
"Ti ho chiesto dov'eri"
"Si si... ero da mia madre. Mi ha chiamato e sono dovuto andare lì subito. Adesso indovina la sorpresa però"
Sinceramente sono un pò scocciata, poteva anche dirmelo dove andava, magari anche lasciare un biglietto. E poi è stato così evasivo quando gli ho chiesto dov'era stato, tutto preso dall'entusiasmo per questa sorpresa, che poi io tutta la gioia per questa sorpresa non ce l'ho.
"Non lo so cos'è questa sorpresa, e, se devo dirla tutta, non mi importa più di tanto. Vado a vestirmi" dico scocciata.
Mi segue in camera. "Giulia, stai calma. Che cosa ti è preso adesso?"
"Cosa mi è preso? Te ne vai di casa, esci senza avvisare nessuno"
"Mi dispiace, la prossima volta farò un comunicato stampa e lo farò uscire su tutti i giornali, Va bene? Avevo dimenticato che ci fossi anche tu qui"
"Se sei abituato a vivere da solo devi restarci solo" detto questo esco di casa sbattendo la porta.
Non so esattamente dove andare. Non conosco New York così bene come Roma. Passeggiare per le strade non è così semplice come a Roma. Mi fermo nel primo bar che trovo per fare colazione. Prendo un caffè e poi vado a sedermi su una panchina del parco gioco lì dietro. Mi passano intorno decine e decine di mamme che portano i loro figli a giocare. I papà seduti a leggere il giornale e i bimbi che giocano a calcetto. Questo panorama mi deprime, più di quanto lo sono già. Non è proprio questa la vacanza che avevo immaginato. Litigare con John non era nei miei piani. Quando ci sentiamo andiamo molto d'accordo, ma quando ci incontriamo non facciamo altro che litigare e io esco di scena sbattendo la porta e andando a vagabondare per le strade. Decido di tornare a casa, proviamo a fare pace, tanto peggio di così non può andare.

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