35. Due anni dopo: Lei

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GIULIA P.O.V.

Svegliarsi non è mai stato così bello come oggi. Abbracciati nel letto, ricoperti solo dalle candide lenzuola. Mi sento bene. In quest'ultimo anno sono rinata. Da quando ho conosciuto John tutto è migliore.

Appena sono arrivata a New York non sapevo cosa fare. Ho seguito il consiglio di Tommaso e ho telefonato il tizio che mi ha detto. Quello mi ha trovato una casa, molto bella e graziosa, anche se piccola. Ma in fondo è solo per me, quindi è molto più che sufficiente. Mi sono ambientata subito, parlo l'inglese molto bene e non è stato difficile rincominciare. Ho continuato a portare i capelli rosso fuoco per un pò, lì nessuno mi giudicava un alieno per com'ero vestita. Ero un pesce normale in mezzo ad altri milioni di pesci normali. Dopo qualche mese ho deciso di rasarmi i capelli da un lato, mentre dall'altro erano della stessa lunghezza e dello stesso colore. Poi, mantenendo sempre lo stesso taglio, ho cambiato colore, un castano scuro. Ora li porto lunghi e scalati color cioccolato fondente, molto scuri.

Sto con John da quasi un anno, è un uomo fantastico. Sa capirmi e non mi ha fatto mai soffrire. Credo di essere davvero innamorata di lui. Ma l'ultima volta che ho creduto a una cosa così sono rimasta fregata. Per tutti questi anni non ho mai smesso di pensare se quel giorno all'aeroporto è stata la mia immaginazione o lui c'era davvero. Continuo a tormentarmi pensando a quel coglione che mi ha rovinato la vita. Mi impongono sempre di non pensare a lui, ma non ci riesco. Ora sto con John, dev'essere lui il mio unico pensiero.

Lo stage dura da due anni, all'inizio doveva essere solo dieci mesi, ma poi c'è stato un altro concorso e, avendo vinto di nuovo, sono rimasta qui. Credo che questo secondo stage stia per finire, dura da più di un anno. Vorrei che non finisse mai. Appena finirà dovrò ritornare in Italia, a Roma. Lì ho tutto, ma non voglio tornarci. Qui finalmente sto bene.
Inoltre qui ho rifatto gli esami, è risultato che non ho l'endometriosi. La dottoressa a Roma si eta sbagliata, in realtà non ho niente. Almenno mi hanno detto così.

Non vedo i miei amici da due anni. Solo Tommaso è venuto a trovarmi un paio di volte. Mentre con tutti gli altri ci sentiamo molto spesso, soprattutto con Stefania.
Quando ho deciso che sarei rimasta qui mi sono fatta spedire tutte le mie cose, non ho lasciato niente in quella casa. Lì ho tanti bei ricordi, ma ho ancora bisogno di staccare.

"Good morning darlyn" mi dice John.
"Amore, cosa hai fatto?"
"Ti ho portato la colazione, logico no?"
Mi metto a ridere e lo bacio.
John è un uomo molto attraente, occhi castani e capelli sul biondo. Palestrato e simpatico. È un architetto.

Tra un boccone e l'atro di bacon e uova riesco a chiedere l'ora.
"Quasi le otto" risponde.
"Le otto? È tardissimo, devo andare"
"Ma... E la colazione"
"È bellissima ma è tardissimo"
Mi vesto velocemente e corro alla NYU.

Da quando sono qui ho imparato anche a vestirmi meglio, più professionale. Sono un avvocato, disoccupata, ma pur sempre un avvocato. Quando sono al lavoro di solito indosso una camicia a tinta unita e un pantalone nero o bianco. Ogni tanto metto una gonna a tubino fin sopra il ginocchio. Di tanto in tanto indosso anche un vestito. Porto una borsa grande nera dove tengo tutte le scartoffie, e un'altra per il cellulare, portafoglio e cose varie. Ma, cosa più importante, quando sono al lavoro indosso sempre un paio di tacchi, zeppe o decolté, o altro, dipende da come sono vestita.
Nei momenti liberi invece continuo a vestire sciatta e casual.

"Miss Giulia, ci sono novità" mi dice il professore.
"Mi dica professore" lo incito.
"Già dalla prossima settimana potrà tornare in Italia. È contenta?"

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