Giorno 2 - Nuovi vestiti e un cellulare

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Chat noir
Dopo la tentata fuga del giorno precedente, avevo deciso di tenere costantemente d'occhio quella ragazza. Durante la notte mi ero svegliato un paio di volte per andare a controllare fosse ancora nel suo letto. Dopo un po', avevo deciso di rimanere lì seduto contro la porta.
Il sonno di Marinette era stato agitato per tutta la notte. Normale, pensai. In una situazione del genere, chiunque sarebbe nervoso.
Eppure qualcosa mi diceva che non ero io ad aver causato quell'agitazione. Ogni tanto la sentii biascicare qualche parola inconmprensibile.
Mi avvicinai solamente quando la vidi raggomitolarsi su un lato. Subito non ci aveva fatto caso, ma poi avevo percepito un singhiozzo. Stava piangendo.
<Principessa...>.
Non saprei spiegarne il motivo, ma il suo viso bagnato dalle lacrime mi infondeva profonda tristezza.
Mi accoccolai vicino a lei e la circondai con un braccio.
Lei fece un respiro più profondo degli altri e mi strinse la tuta. Sembro calmarsi, come se quell'abbraccio le infondesse sicurezza e protezione.
Quando dorme, sembra così serena.
Mi addormentai così, osservando il suo viso rilucere al biancastro bacio della luna.

Quando mi svegliai mi accorsi che la trasformazione si era annullata. Plagg dormiva esausto sul cuscino di fianco a me. Marinette, per fortuna, era ancora profondamente addormentata.
<Plagg, che é successo?> sussurrai al piccolo kwami, sveglaindolo. Lui socchiuse un occhione verde intenso.
<Ho bisogno di Camambert. Sei rimasto trasformato per troppo tempo> mi spiegò, tentando di alzarsi sulle zampine traballanti.
<Ma non ho nemmeno usato il Cataclisma> protestai.
<Non mi dai abbastanza Camambert> continuò a pagnarsi, ignorando completamente le mie parole.
<Mmmm> mugugnò Marinette tra le mie braccia.
<Caspita!> imprecai. Dovevo andarmene prima che si svegliasse.
<Forza, Plagg>. Feci entrare il dio quantistico nella tasca interna della mia camicia e mi allontanai silenziosamente dal letto. Buttai un'ultima occhiata al rigonfiamento di coperte, poi uscii, diretto alla cucina.

Marinette
Mi svegliai all'udire la serratura scattare. Socchiusi le pallebre e mi stiracchiai. Mi guardai intorno confusa.
Questa non é la mia stanza, riflettei.
Starò ancora sognand...
Scattai a sedere sul letto, improvvisamente lucida. Mi trovavo ancora nella villa di quel gattaccio. Il mio tentativo di fuga era miseramente fallito. Sospirai.
<Ma come ho fatto a cacciarmi in questo pasticcio? Se solo fossi rimasta a casa come mi aveva suggerito Tikki...>. Chiusi gli occhi al pensiero della mia piccola kwami. Chissá quando l'avrei rivista...

- Flashback -
<Marinette, non andare> mi supplicò Tikki. Io mi voltai verso di lei, sorridendole.
<Non ti preoccupare. Vado solo a vedere cosa succede. Ti prometto che non farò nulla di avventato> la rassicurai.
Presi la borsetta in cui solitamente si nascondeva il kwami. Quella sera sarebbe servita per tenere il cellulare e la macchina fotografica.
<Vengo con te> affermò Tikki, svolazzando lentamente verso di me.
<No> la bloccai. <Devi recuperare le forze. Questo pomeriggio hai lavorato anche troppo. Resta a casa e non ti preoccupare. In fondo io sono Ladybug con e senza maschera> conclusi, ripetendo ciò che lei mi diceva in continuazione. La vidi sorridere. La preoccupazione si rifletteva nei suoi occhioni, ma sembrava più tranquilla rispetto a prima.
<Ci vediamo dopo> la salutai, prima di scendere al piano di sotto e uscire da casa.
-Fine Flashback-

Dovevo assolutamente trovare un modo per far sapere a Tikki che stavo bene.
Forte di quella consapevolezza, buttai le coperte da un lato e mi alzai. Guardai verso le finestre e notai che Chat noir le aveva chiuse.
Mi avvicinai alla porta ed esaminai la serratura. Non sembrava complicato scassinarla. C'era solo un piccolo problema: non ne ero capace.
<Maledizione>. Mi guardai intorno in cerca di qualunque cosa potesse essermi utile.
Se fossi stata Ladybug, quello sarebbe stato il momento giusto per usare il mio Lucky Charm. Ma ora era solo Marinette...
Forza, non ti abbattere. Devi farlo per Tikki, mi dissi.
Percepii dei passi all'esterno della stanza. Chat noir stava tornando.
Mi venne un'idea! Certo, potevo approffittare di lui...

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