Il primo incontro della Coccinella con il Gatto

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[Egitto xxx]

Le strade brulicavano di gente e animali esotici, giunti in occasione delle feste dedicate al Faraone. Principi dei regni vicini e alleati erano stati invitati per poter omaggiare il sovrano e poter gareggiare per la mano della principessa. La regina non er riuscita a dare un erede maschio, interrompendo così la discendenza. Il precedente faraone, il padre della regina deceduta, aveva espresso la volontà che la nipote gli succedesse, tuttavia il suo volere venne smentito da un papiro rinvenuto dal patrigno. Firmato con il sigillo imperiale, il titolo di faraone veniva passato al compagno della figlia, almeno fino alla maggiore età della giovane principessa. Tuttavia, una volta assunto il potere di dio in terra, al nuovo Faraone era bastato poco per modificare le leggi a suo favore. Ora, dopo il decesso della moglie, il Faraone era alla ricerca di un degno successore. Qualcuno che potesse succedergli, e portare avanti le sue idee. Qualcuno che potesse elevare il culto del Faraone al pari del dio Ra.
- Le mele del faraone! Venite a prendere le mele del faraone! - urlava un signore sbandierando un frutto dorato.
- Mele del faraone? - chiese un forestiero curioso. Provò ad afferrare la mela, ma il venditore lo ritirò velocemente. Facendo l'occhiolino al cliente, gli confidò: - L'albero da cui sono nate è stato benedetto dal Faraone in persona -.
Gli occhi dell'uomo si illuminarono. - Ne voglio dieci! -.
Un ragazzo incappucciato colpì il cliente proprio nel momento in cui stava consegnando le monete d'oro al venditore. Il sacchetto colmo di mele cadde a terra, disperdendo il proprio contenuto tra i piedi dei passanti.
- Stai più attento! - inveirono entrambi gli uomini. Il compratore lo tirò per il cappuccio, scoperchiando il viso del ragazzo. Due grandi occhi color nocciola e corti capelli neri a caschetto vennero illuminati dal lucente astro luminoso.
- Mi scusi - sussurrò lui, coprendosi nuovamente e dileguandosi in quella marea di carne umana.
I due rimasero ad osservare le nuche muoversi, come aspettandosi di veder ricomparire il ragazzo. - Ma chi era quello? - domandò il forestiero con un leggero rossore sulle gote. Il venditore di mele scosse la testa. - Non lo so. Però era proprio un bel giovane - commentò, vergognandosi per nulla nell'esprimere apprezzamento per qualcuno del proprio sesso.

Superato un paio di bancarelle e voltato qualche vicolo, il ragazzo giunse in un luogo appartato, dove solamente il chiacchiericcio della massa poteva raggiungerlo. La vicinanza tra i due angusti edifici creava una piacevole frescura. Si tolse il cappuccio, abbassandosi il mantello così da liberare parte delle clavicole. Sotto quel sole cocente, nonostante il travestimento fosse necessario per proteggersi da eventuali scottature, si moriva letteralmente dal caldo. Ad aggiungersi vi era anche il calore creato da quella montagna di corpi umani che sudavano ed emanavano profumi per nulla piacevoli. Non che si ritenesse una persona schizzinosa, ma certe cose erano davvero insopportabili.
Ad un certo punto, un improvviso baccano attirò l'attenzione del giovane. Alcune guardie passarono di corsa all'entrata del vicolo, spintonando i passanti fino a farli cadere. Qualcuno urlava "al ladro!". Non che fosse raro. A causa della povertà creata dalle politiche del Faraone, molti si erano dovuti abbassare a rubacchiare per vivere. Era tutto diverso con il precedente sovrano.
- È andato di là! -. Ora le grida erano molto più vicine. Il ragazzo valutò se fosse il caso di intervenire, ma rimase fermo. Con la testa e la schiena appoggiate al muro, si lasciò scivolare a terra. Era stanco di opporsi alle guardie reali. Per una volta avrebbe che potuto fregarsene e godersi quella passeggiata.
Avrebbe potuto farlo, se il ladro non avesse pensato bene di fuggire proprio in quella via. Il ragazzo venne letteralmente investito, finendo lungo disteso sotto il peso di una seconda persona. Sporco di polvere e sabbia, guardò con fastidio la persona sopra di lui. I corti capelli neri erano brizzolati e ricadevano sulla fronte per il sudore della fuga, coprendo in parte gli occhi verdi. Un colore invero particolare in quelle calde terre.
- Scusa - borbottò lui, alzandosi e continuando per la sua strada.
Il ragazzo si mise a sedere. Il mantello ormai tolto e la tunica bianca tipica degli schiavi visibile. Sul suo ventre vi era un sacchetto mezzo aperto. Probabilmente l'aveva perso il giovane di prima quando si erano scontrati. Il ragazzo lo aprì e ne estrasse delle monete d'oro.
- Eccolo lì! - urlò una guardia all'entrata del vicolo. Con la lancia sguaiata, corse verso il giovane, spaesato. Scuotendo la nuca, continuava a ripetere di non c'entrare nulla e che c'era stato un grosso malinteso. Invano. Le guardie non sembravano intenzionati ad ascoltarlo. D'istinto corse nella direzione opposta, tenendo stretto nel pugno il sacchetto.
- Maledetto quel teppista! - imprecò tra i denti, cercando con gli occhi tra la folla la capigliatura del tipo di prima. Era colpa sua se adesso era finito nei guai. Se suo padre l'avesse scoperto, gliela avrebbe fatta pagare.
Anche se non ci sperava veramente, riuscì ad individuare il ragazzo. - Ehi! - lo richiamò. Questi si voltò, riconoscendolo. Gli sorrise con scherno, poi lo salutò saltando su delle casse per salire sui tetti. Il ragazzo lo rincorse, con le guardie sempre alle calcagna. Impedite dalle armi e dall'armatura, faticarono a star dietro ai due fuggitivi. In pochi minuti, il ragazzo raggiunse l'altro.
- Per colpa tua, ora sono nei guai - lo reguardì il giovane dagli occhi color nocciola.
- Speravo di essermeli sbolognati di dosso. Chi si sarebbe mai immaginato che mi avresti ripreso? - rispose quello dagli occhi verdi, balzando sul tetto di una casa.
- Quindi l'hai fatto apposta! -.
Occhi-nocciola diede uno schiaffo all'altro ragazzo. Quest'ultimo rise, afferrandogli una mano.
- Seguimi! -. Senza alcun altro avviso, occhi-verdi si lasciò cadere nel vuoto. In quel punto, le dune del deserto subivano un'impennata verso il basso, dividendo la città in due parti: quella superiore, dove si trovava il palazzo reale e il mercato; e quella inferiore, dove vi erano le case dei lavoratori, dei contadini e, a poca distanza, i cantieri.
- Ma tu sei pazzoooo!!! - strillò occhi-nocciola, sentendosi il cuore in gola, mentre precipitava. Sotto di loro vi era un covone di fieno, probabilmente accatastato per poter dar da mangiare alle bestie. Vi finirono proprio dentro, con gli aghi che si infilavano tra le cuciture delle tuniche. Come riemergendo dopo un'apnea, occhi-nocciola riuscì a farsi largo, respirando a pieni polmoni.
Ridendo, occhi-verdi fece altrettanto. Sopra di loro, le teste incredule delle guardie fissavano in basso, come incerte se seguirli, oppure lasciar perdere. Alla fine, se ne andarono.
- Sono troppo fifone quelle guardie - ridacchiò occhi-verdi, aiutando il compagno di avventure ad uscire dal covone di fieno.
- No, sei tu che sei fuori di testa! - rimbeccò occhi-nocciola.
- Sempre disponibile per farti battere il cuore, principessa -.
Occhi-nocciola si irrigidì. Possibile fosse stata riconosciuta?
- Come hai fatto a capirlo? -.
Il ragazzo dai capelli sbarazzini schioccò la lingua con fare soddisfatto. - Modestamente, credo di riuscire a distinguere un appartenente al gentil sesso -.
Istintivamente, la ragazza si strinse il mantello intorno alla tunica bianca. Anche se ormai serviva a poco nascondersi dentro quell'ammasso di stoffa ruvida.
- Sappi che il mio era un travestimento perfetto - ribatté lei, guardandosi attorno per accertarsi non ci fosse nessun altro a portata di orecchio.
- E come mai una bella ragazza come te vorrebbe passare per un maschio? -.
- Ma... - confusa, lei si indicò. - Non mi hai riconosciuta? -.
Il ragazzo scosse la testa. - Ci siamo già incontrati? -.
- No -. Dentro di sé, la ragazza si concesse un sospiro di sollievo. - Tu, invece, sei un ladruncolo, giusto? -.
- Khalid a tua disposizione - si presentò lui, con un inchino. Prese il sacchetto di monete d'oro e lo mostrò con orgoglio. - Non un semplice ladruncolo, bensì qualcuno che si oppone all'autorità - concluse, lanciando il suo bottino in un vicolo buio. Qualche rumore nell'oscurità e un debole grazie seguirono quel gesto. La ragazza fissò confusa la stradina.
- Grazie alle nuove politiche, la maggior parte della popolazione patisce la fame e vive in condizioni miserevoli. La famiglia reale non se ne preoccupa, quindi lo faccio io -.
- Sei una sorta di eroe - rifletté lei con un sorriso triste in volto. Non dovrebbe essere un comune popolano ad occuparsi della sua gente: quello era compito del faraone e dei suoi discendenti. Insomma, era compito suo.
- Non mi reputo un eroe. Faccio solo ciò che è necessario. Le guardie mi considerano un ladro, e lo stesso pensano anche molti contadini. L'essere umano è egoista, e non è ben disposto a condividere i propri beni così facilmente -.
- Sei saggio - si complimentò la ragazza, ricordando gli insegnamenti ricevuti in giovane età dal nonno. Il precedente faraone la pensava esattamente come Khalid, e per tal motivo aveva avviato una profonda riorganizzazione del regno. Ma tutto era stato rovinato quando suo padre era salito al potere.
- E tu, principessa? -. Il cuore della ragazza saltò nuovamente un battito.
- Perché continui a chiamarmi "principessa"? -.
- Tutte le donne sono delle principesse - rispose semplicemente il ragazzo.
Lei rise. Mai come allora quell'appellativo le aveva fatto tanto piacere udire. Khalid la osservò. Il volto finalmente sollevato e libero dalle preoccupazioni che le indurivano i tratti. Fu in quel momento che il suo cuore venne catturato dalla figlia del Faraone.

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