Il Gatto e la Coccinella

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L'allarme del museo scattò esattamente allo scoccare dell'ora, come annunciato dal biglietto ritrovato dalla polizia. I fari puntati verso la facciata dell'edificio iniziarono a muoversi alla ricerca della figura del ladro.

- Una squadra entra per controllare! - ordinò Roger, il capo della polizia. Cinque uomini si precipitarono immediatamente verso l'entrata del museo.

- Signore, crede sia saggio far entrare qualcuno? -.

Il poliziotto scosse la testa. Li avrebbe controllati uno per uno al momento dell'uscita, così da impedire che il ladruncolo si fingesse uno di loro.

- Serve una mano? - chiese una voce da ragazza sopra le loro teste. Con una serie di capriole, la teenager atterrò con grazia al fianco della prima linea.

- Ladybug. Puntuale come al solito - la salutò Roger, schioccando la lingua. Il capo della polizia apprezzava il lavoro della super eroina, tuttavia ancora non gli andava giù che riuscisse da sola laddove nemmeno l'intero corpo di agenti dell'ordine di Parigi riusciva a fare qualcosa. Era frustrante che gli adulti venissero surclassati da una ragazzina.

- Il solito? - chiese la coccinella, osservando attentamente le ombre proiettate sul museo.

- Non saresti qui, altrimenti -.

Ladybug rispose con un sorriso a quel l'affermazione, poi lanciò il suo yo-yo ed arrivò con un balzo al tetto.

Chat Noir era lì.

Si confondeva nella notte grazie al suo costume completamente nero. Appoggiato al solito bastone argentato, il ladro guardava divertito gli agenti affannarsi come tante piccole formiche. I fari non illuminavano quel lato dell'edificio, quindi non si erano ancora accorti lui fosse lì.

Il ladro si accorse della presenza della supereroina dal brivido che gli attraverso la spina dorsale. Avere i suoi occhi su di lui gli procurava sempre quella sensazione.

- Non pensavo di vederti oggi, my lady - salutò il biondo, facendo un inchino. Restrinse il bastone e lo infilò nell'apposito gancio della cintura.

- Lo sai che non mi perderei mai la possibilità di catturarti, gattino - rise lei.

Ladybug srotolò il proprio yo-yo contro Chat, mentre quest'ultimo si lasciò elegantemente scivolare oltre il cornicione.

Notando del movimento, Roger fece riposizionare un faro, illuminando finalmente la figura in caduta del ladro. Con un paio di capriole, Chat riguadagnò equilibrio, atterrando in piedi. Subito si proiettò in avanti, ammortizzando il colpo e lanciandosi oltre una serie di alberi.

I poliziotti furono immediatamente sulle sue tracce, mentre Ladybug rimase sul tetto del museo, scrutando la notte. Se i suoi calcoli erano esatti, Chat avrebbe dovuto ricomparire...

Bingo!

Non appena lo intravide, la coccinella saltò in direzione del centro di Parigi. Correndo tra i tetti, la ragazza era in tutto e per tutto divenuta l'ombra di Chat, il quale si muoveva veloce e furtivo nelle strade sottostanti.

Il biondo voltò in un vicolo buio per riprendere fiato. Nessuno sembrava essere ancora sulle sue tracce. Doveva essere riuscito a seminarli. Con il fiato grosso, estrasse la pietra preziosa che aveva rubato. Una grossa ametista che si raccontava possedesse chiunque la indossasse. Le storie raccontavano che aveva il potere di farti cadere preda della lussuria. Un effetto collaterale dovuto all'album a contenuta in esso.

- Plagg, de... -.

Prima di finire la frase, Chat notò un movimento sopra di sè. Si scansò giusto in tempo. Un secondo di ritardo e la super eroina gli sarebbe piombata addosso, atterrandolo.

- Peccato, pensavo di riuscire a prenderti questa volta - sbuffò lei, rialzandosi.

- Hai imparato bene come muoverti celando la tua presenza, my lady - si complimentò il biondo.

- Il mio insegnante è molto bravo -.

- Non credo tu abbia insegnato tutto, però -. Chat diede un calcio ad un sacco della spazzatura abbandonato addosso ad un muro. In una frazione di secondo, lo ruppe usando il proprio bastone.

Ladybug si spostò di riflesso, evitando i rifiuti che le erano stati gettati addosso. Perse di vista il ladro per pochissimo tempo, ma a lui bastò per scomparire nella notte.

- È scappato anche oggi - sospirò la ragazza. - Ma almeno ho recuperato questo -. Nella mano teneva la pietra trafugata poc'anzi dal ladro. Al suo interno, filamenti di oscurità si contorcevano, impazienti di potersi avviluppare attorno a qualcuno.

Richiamando il potere benefico di Tikki, la giovane eroina esorcizzò il male, salutando con un sorriso la piccola farfalla di luce che si innalzò nella notte. Poi riportò la gemma a Roger. Nonostante il fallimento dell'operazione per catturare Chat, il capo della polizia fu ben lieto di aver per lo meno recuperato l'ametista.

Prima che la trasformazione si annullasse, la ragazza tornò a casa. Tikki venne espulsa dagli orecchini nell'estate momento in cui la propria portatrice posò il piede sulla terrazza di casa sua.

- Fuuaaahhh! Che fatica... ho bisogno del mio solito carico di energia - disse la piccola coccinella, svolazzando all'interno, dove l'aspettavo i suoi biscotti preferiti.

Marinette rimase invece fuori, poggiata alla ringhiera. Nel cielo ancora brillava la costellazione della coccinella.

Da quando si era risvegliata, dopo aver utilizzato il potere di Meskenet, la ragazza aveva sentito che non avrebbe più rivisto lo spirito della portatrice egiziana. Anche il senso di impotenza era svanito. Ora riusciva nuovamente ad usare i poteri di Ladybug senza problemi. Sebbene avvertisse ila cambiamento incorso in loro. Erano più potenti e rischiavano di andare fuori controllo. Una sensazione che non l'abbandonava nemmeno quando era Marinette. Meskenet le aveva completamente trasmesso la propria magia, ed essa era entrata nel suo corpo. Per il momento non sembravano esserci problemi, ma avrebbe dovuto imparare come usarli senza pericoli. L'ultima volta era rimasta incosciente per parecchi giorni. Ma poi si era risvegliata. Tikki aveva temuto il peggio allora.

- Sovrappensiero, principessa? -. Chat Noir comparve al fianco di Marinette, seduto in equilibrio sulla ringhiera.

- A cosa devo la visita? - chiese lei, sorridendo beffarda.

- Sono venuto a riprendermi la gemma. Mi ci è voluto un po' per accorgermi che me l'avevi sfilata dalla tasca - si complimentò il ladro.

- Purtroppo è già stata riconsegnata - spiegò Marinette sollevando le spalle con noncuranza.

- Come?! -. Chat perse la propria compostezza. - Così però non vale - si lamentò sbuffando come un bambino.

La ragazza gli grattò sotto il mento. - Fintantoché non smetterai di rubare e distruggere le akuma, io continuerò a recuperarle e purificarle -.

Chat si scostò, scendendo sulla terrazza. Si appoggiò vicino a Marinette, osservando a sua volta il cielo stellato.

- Non voglio ti succeda qualcosa -.

La costellazione dell coccinella scintillava come da ammonimento sul manto oscuro della notte.

- Con te, Tikki e Plagg al mio fianco, non mi succederà nulla - lo tranquillizzò lei, sfiorando si gli orecchini.

- E comunque non smetterò di essere un ladro - precisò Chat facendo ridere la ragazza.

- Allora io non smetterò di cercare di catturarti - ribattè Marinette.

- Questa sarebbe l'occasione perfetta -.

La giovane fissò il ladro negli occhi. Ancora non sapeva chi si celava sotto la maschera, ma presto l'avrebbe scoperto.

Marinette si stiracchiò alzando le braccia al cielo.

- È Ladybug che deve catturati, non Marinette. Anche se... -. La ragazza intrecciò le dita in quella del ladro e lui le strinse la mano. - Marinette ti ha già catturato - concluse lei.

Chat arrossì distogliendo lo sguardo. - Da quando sei diventata così brava a flirtare? -.

Lei schioccò la lingua, ridacchiando. - Sto imparando dal migliore -.











Fine.

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