Giorno 12. La coccinella-detective

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NdA. Buongiorno a tutti/e! ^ ^
Non sono morta, tranquilli ^_^" Mi scuso per questa eeenooorme pausa... imperdonabile! Mi sono ritrovata con un sacco di cose da fare e ho un po' trascurato questa storia... imperdonabile (x2)!! Ma sono tornata! :D
Non vi prometto un capitolo a settimana, ma basta pause così lunghe (🙅).
In ogni caso, la storia non è per nulla interrotta e continuerà ancora J A chi ha aspettato fino ad ora l'aggiornamento, chiedo scusa per il ritardo (🙇).
La storia è arrivata ad un punto di svolta... colpi di scena, misteri che pian piano si svelano e altri che entrano in scena J intanto godetevi il capitolo e... che dire: "Al prossimo capitolo"! XD

Always_a_Joy

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Tikki
Volai fino alla finestra della camera di Marinette. Controllai l'oscurità della notte con le mie grandi pupille blu oceano. Era nuvoloso fuori. Una di quelle atmosfere da film thriller.
Le antenne vibrarono nuovamente, trasmettendomi una scarica di ansia nel corpicino minuto. La portatrice del miraculous della coccinella era vicina. Riuscivo ad avvertire la sua presenza. Mi fiondai oltre la finestra, attraversando il vetro.

Marinette...

Marinette
Rimasi nascosta dietro la porta fino a che il piccolo gatto nero non l'ebbe completamente oltrepassata. La chiusi con un tonfo e agguantai il kwamii lanciandomi. Plagg fece in tempo a voltarsi, vedermi e fare un'espressione completamente terrorizzata, prima che gli piombassi addosso. Si divincolò tra le mie mani, protestando e minacciandomi di farmela pagare se lo tenevo ancora lontano dal suo camembert.
<Ssshhhttt!> lo zittì, mettendomi in ascolto. Chat non sembrava aver udito gli strilli del dio quantistico. Dopo quella bravata con Le Dessinateur gli era salita leggermente la temperatura e l'avevo obbligato a letto. Quella era l'occasione perfetta per farmi spiegare un paio di cose dal suo partner.
<Voglio solo parlare un po' con te>. Liberai il kwamii della sfortuna, che andò disperatamente alla ricerca del suo formaggio prediletto. Sogghignai. Non l'avrebbe mai trovato. L'avevo nascosto per bene proprio per poterlo usare come merce di scambio. L'avevo fatto un sacco di volte anche con Tikki.
<Dov'è? Dov'è finito il mio camembert????> pianse il gatto nero, accasciandosi senza forze sul tavolo.
Quanta scena! Chat non si era nemmeno trasformato quel giorno, quindi non necessitava di alcuna energia. Quello era un semplice capriccio.
<Intendi... questo?> esclamai, prendendo dalla tasca un triangolino di quel cibo puzzolente. Avrei dovuto lavare, disinfettare e poi bruciare i vestiti per far andare via l'odore.
Plagg spalancò gli occhi e, con la bava alla bocca, volò come un caccia verso di me. Lo bloccai con il palmo della mano, sorridendo compiaciuta.
<Prima rispondi a qualche domanda>.
Lui mi fissò dubbioso, ma l'amore per il camembert non poteva venir sradicato. Annuì impercettibilmente, allungando le piccole braccia in direzione del formaggio. Glielo diedi, lasciandomi scivolare sul freddo pavimento della cucina. Una volta seduta, lui prese posto sul mio ginocchio.
<Spiegami cosa è successo ieri sera. Chat... non sembrava in sé>.
La durezza con cui aveva affrontato Le Dessinateur non potevano essere di Chat. Io lo conoscevo bene. Non aveva mai assalito i suoi nemici in quel modo. E ve lo sta dicendo Ladybug: la sua nemesi per eccellenza.
Vidi il dio quantistico tormentarsi la coda, a disagio. Sembrava combattuto tra il rispondere o fare a meno.
<Se me lo dici, ti darò altro camembert> tentai di corromperlo. Lui abbassò ulteriormente la testolina, resistendo all'impulso. Strano. Non avrei mai pensato avrebbe preferito rinunciare al suo cibo preferito, piuttosto che parlare. Doveva trattarsi di una questione importante.
<Plagg, ti prego. Sono preoccupata per Chat> lo implorai.
<È colpa delle akuma> disse infine, come liberandosi di un peso enorme.
<In che senso?>.
Anch'io davo la caccia alle akuma come Ladybug, ma la loro purificazione non mi aveva mai recato danni collaterali (se così possiamo chiamarli).
<Solo colei che possiede il miraculous della coccinella possiede il potere necessario per scacciare il male e purificare le akuma> iniziò a spiegare Plagg. Io annuii, ricordando il discorso di Tikki al nostro primo incontro. <Chat Noir non ha questa capacità>.
<Ma allora... perché rubate gli oggetti posseduti dalle akuma?>. Se Chat non poteva purificarle dal loro potere malvagio, non aveva nemmeno senso che le cercasse. Men che meno che le rubasse. Dovrebbe lasciarle al loro posto, in modo che Ladybug possa fare il proprio lavoro.
<Il potere del miraculous del gatto nero è quello della distruzione> continuò il dio quantistico.
Spalancai gli occhi, improvvisamente capendo dove stesse andando a parare il kwamii.
<Voi... voi le distruggete...> sussurrai, inorridita. <Voi le distruggete!> ripetei, stavolta alzando la voce con rabbia.
Plagg annuì con la testolina, mantenendo gli occhi bassi, come se si sentisse in colpa. E ne aveva tutte le ragioni. Non era giusto uccidere le akuma.
<Come potete fare una cosa del genere?!> ringhiai, fissandolo con ira.
<Senti, umana. Tikki pensa di risolvere tutto purificando le akuma, ma è una stupida. Una volta purificate, tornano a trasmettere la loro malvagità dopo pochi anni. Non sai quante volte abbiamo purificato Tempestosa o altri gioielli!> scattò il kwamii, alzandosi di fronte ai miei occhi. <E come se non bastasse> continuò con voce cupa <una volta che un essere umano è stato contaminato dall'akuma, non c'è più modo di tornare indietro. Hai visto cosa è successo con Le Dessinateur, no?>.
<Le Dessinateur?> chiesi confusa, scuotendo la nuca.
<Esatto. La sua matita conteneva l'akuma e ora è perso irrimediabilmente>.
Ora si spiegavano quei poteri che possedeva. Solo un kwamii o qualcosa collegato ad essi avrebbe potuto spiegare quelle capacità. E si spiegava anche perché Chat, nonostante si vedesse chiaramente che non poteva sopportarlo, non l'avesse allontanato apertamente. Probabilmente si sentiva in colpa per aver fallito nel salvare quel ragazzo.
<E Chat?> chiesi, tornando alla questione più importante: il comportamento del biondino.
<La negatività delle akuma che distrugge finisce inevitabilmente per comprometterlo>. Lo disse senza alcuna emozione nella voce. Come se non gli importasse di cosa ciò potesse comportare. La mente e l'animo di Chat rischiavano di incrinarsi e spezzarsi. E Plagg ne parlava come se la faccenda non gli facesse né caldo né freddo.
Incrociai i suoi grossi occhi verdi. Rilucevano, velati di tristezza e... lacrime.
No... non potevo essere maggiormente in errore. Plagg ci teneva al suo portatore. Era semplicemente consapevole che non si poteva fare altrimenti. Conviveva ogni giorno con la consapevolezza che presto avrebbe perduto anche questo compagno.
<Lui... lui lo sa?> sussurrai.
<L'ho avvisato prima che accettasse di divenire il nuovo Chat Noir>.
Rimasi in silenzio qualche minuto, riflettendo su ciò che aveva appena scoperto. Tikki non aveva mai voluto spiegarmi come mai io e Chat non potevamo collaborare. Non aveva nemmeno mai voluto dirmi perché volesse recuperare il miraculous del gatto nero. E io non avevano cercato di approfondire. Che stupida!
<Plagg, io voglio aiutare sia te che Chat. Dimmi, cosa posso fare?>.

Plagg
<Plagg, io voglio aiutare sia te che Chat. Dimmi, cosa posso fare?>.
Guardai quello sguardo determinato. Comprendevo il motivo per cui il mio portatore rimanesse incantato di fronte a quegli occhi. Al suo umano ricordavano la madre, mentre a lui ricordavano lei. Tikki era stata fortunata a trovare una sua discendente.
<Dovresti preoccuparti per te stessa. Nemmeno la purificazione delle akuma è priva di rischi>.
Il suo sguardo non vacillò nemmeno un istante. Sapeva già a cosa stava andando incontro, proprio come Adrien.

Le Dessinateur [al cinema, dove l'abbiamo lasciato nell'ultimo capitolo]
Le mie creature tornarono una dopo l'altra, scodinzolando premurose intorno a me. Mi portai le mani al collo, dove il segno della presa di Chat era ancora visibile. Quel maledetto gattaccio! Non solo si era ripreso Marinette, ma mi aveva anche ridicolizzato, facendomi fare la figura del debole. Del buono a nulla. Non potevo assolutamente perdonarlo per questo!
Feci scomparire i tre cani e mi misi all'opera nella stesura della mia nuova creazione: un mezzo di trasporto che potesse portarmi in una delle case sicure sparse per il mondo. Ne avevo una giusto lì a Parigi. La casa dove abitavo prima di divenire quello che sono.
<...tte!>.
Mi bloccai. Mi sembrava di aver udito qualcosa. Rimasi all'ombra del cinema, guardandomi attorno guardingo.
<...inette!>.
L'avevo sentito di nuovo. Qualcuno si stava avvicinando a me.
<Marinette!>.
Sbirciai e vidi qualcosa svolazzare a mezz'aria. Sembrava un insetto gigante. Rosso con qualche pois nero. Ed era circondato da un alone luccicante e rosso.
<Marinette!>.
Stava chiamando la corvina. Un'idea si presentò alla mia mente. Velocemente cancellai il disegno lasciato a metà e lo sostituii con un retino per acchiappare le farfalle e una scatola di vetro. Ma non era vetro comune. Era un materiale trasparente, leggero e indistruttibile. Nulla avrebbe potuto fuoriuscire da lì dentro.

Tikki
Stavo cercando Marinette nei pressi del cinema. Potevo avvertire la sua energia. Non doveva essere passato molto tempo da quando era stata lì. Se ero fortunata, era ancora a raggio d'udito e la mia voce, anche se flebile, l'avrebbe raggiunta. E, dal momento che io sono il kwamii della coccinella, la fortuna sarebbe senz'altro stata dalla mia parte. Nemmeno l'imbranataggine della mia portatrice poteva nulla di fronte al potere della dea bendata.
<Marin... Aaaahhhh!>.
Una rete mi piombò addosso, facendomi precipitare a terra. Provai a passarci attraverso, ma stranamente non ci riuscii. Rimasi schiacciata sotto il peso di quel leggero tessuto. Alzai lo sguardo e vidi una figura su di me. Si abbassò, oscurando la luce della luna. Allora lo riconobbi, e i miei occhi si riempirono di terrore.
Dov'era andata a cacciarsi la mia fortuna?

Chat Noir
Marinette lasciò cadere il bicchiere che reggeva in mano. Si frantumò in mille pezzi sul pavimento della mia camera, disperdendo l'acqua fresca. La fissai seccato. Chi avrebbe pulito quel disastro? La vidi con un'espressione terrorizzata. Teneva gli occhi fissi di fronte a sé, lontani, come se stessero guardando qualcosa che solo lei poteva vedere. Plagg le volteggiò davanti preoccupato.
Si voltò verso di me, alzando le spalle.
<Marinette, cosa succede?> le chiesi, alzandomi dal letto. Quelle poche linee di febbre erano già scomparse da un pezzo, ma la corvina aveva insistito perché riposassi. Per questo ero ancora a letto.
Lei verse il capo nella mia direzione, cinerea.
<Tikki ha bisogno di me>. E detto questo, la vidi prendere la rincorsa e buttarsi giù dalla finestra.
<Marinette!>.

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