[Marinette]
Marinette aprì gli occhi. Sopra di lei il soffitto della camera in cui aveva dormito da quando era nata. Era tutto così familiare da sembrarle quasi impossibile. Aveva dormito nel suo letto, sotto le sue coperte dall'inconfondibile profumo di lavanda fresca. I suoi bozzetti erano appesi alle pareti, riportando il suo impegno per poter realizzare il proprio sogno: diventare una fashion designer. I vestiti freschi di bucato erano ripiegati accuratamente sulla scrivania, dove Tikki stava dormendo sopra ad un piccolo cuscino rosso. Le serrande era ancora chiuse, ma dalle fessure il sole del mattino riusciva a penetrare nella stanza. Controluce si potevano ammirare polvere e pulviscolo atmosferico guizzare in base alla direzione dell'aria.
La ragazza si mise a sedere, guardandosi attorno con sguardo perso.
Quella era casa sua. I suoi erano sicuramente già in negozio a sfornare nuovi croissant per i clienti. Era tornata a casa.
Avrebbe dovuto sentirsi sollevata.
Allora perché l'unica cosa che riusciva a provare era un incolmabile senso di vuoto all'altezza del petto?[Chat Noir]
Il biondo si alzò dal letto controvoglia. Non che avesse effettivamente desiderio di riposare, ma non sapeva nemmeno come riempire quella giornata. Quella notte, al suo rientro, aveva scoperto che Marinette se ne era andata. Come aveva fatto a superare tutte le difese e le trappole, Chat ancora non riusciva a spiegarselo. Aveva controllato per ore le registrazioni delle telecamere. Semplicemente, la ragazza era sparita, probabilmente approfittando di qualche punto cieco.
- Hai due occhiaie terribili! - lo salutò Plagg, prendendo dal frigorifero un piattino con quadretti di Camembert già tagliati.
- Grazie per la notizia - ironizzò il giovane, scompigliandosi le ciocche dorate per la frustrazione. Era certo di avere gli occhi rossi e gonfi per la mancanza di sonno. Non era riuscito a dormire. Ogni volta che provava a tenere le palpebre chiuse per più di due secondi, l'immagine di Marinette gli compariva davanti. Convinto fosse tornata, si tirava su di scatto, venendo colpito dalla dura verità. Lo sapeva che non sarebbe durato per sempre, eppure...
Quel bacio doveva significare qualcosa!
L'affetto che lui aveva imparato a provare per la ragazza non poteva essere unilaterale. Non riusciva proprio ad accettarlo.
Il kwamii nero, vedendo il proprio padrone in conflitto, sospirò. "Gli umani sono proprio stupidi" pensò tra sé e sé. - Potresti passare alla pasticceria a vedere se è tornata a casa - suggerì allora.
Gli occhi smeraldini del ragazzo si illuminarono. Come aveva potuto non pensarci?
- Plagg, sei un genio! - esultò lui, correndo a sistemarsi per poter uscire.
Il gatto nero si gongolò in quell'apprezzamento. - Lo so -.[Marinette]
Quel giorno la ragazza non andò a scuola. Suo padre e sua madre non l'avrebbero apprezzato. Glielo lesse negli occhi non appena accennò all'argomento. Aveva voluto avvisarli che intendeva riprendere le lezioni quel pomeriggio, ma non appena pronunciò le parole "andare a scuola", il colorito dei loro visi si fece più pallido. Temevano che potesse succedere nuovamente qualcosa.
Sospirando, la ragazza decise allora di prendersi il resto della settimana per riposarsi. Avrebbe recuperato ciò che si ero persa a lezione, e ne avrebbe approfittato per aiutare in casa e in negozio.
I suoi compagni vennero a vedere come stava, sollevati dal sapere finalmente il motivo della sua lunga assenza ingiustificata. Perfino quell'antipatica di Cloe fece un salto in pasticceria. Accompagnata da suo padre, ovviamente. Probabilmente era stato proprio lui ad obbligarla. Marinette apprezzò comunque il gesto.
Passarono anche altri, molti dei quali erano clienti abituali.
Poi, verso mezzogiorno...
- Buongiorno - esordì un ragazzo entrando. Voltando il capo per poterlo accogliere, Marinette captò il colore dei suoi capelli e quello delle sue iridi.
- Chat? - chiese con un fil di voce. Il ragazzo si bloccò all'entrata, mentre suo padre (che era vicino a lei) verse la metà superiore del corpo allarmato.
-Chat?! - ripetè l'uomo con tono grave.
- No no, papà. Mi sono sbagliata - si sbrigò a rispondere la ragazza. Il biondo, spaventato dall'aurea minacciosa del massiccio pasticciere era già indietreggiato di qualche passo in direzione dell'uscita.
- Scusa, di cosa avevi bisogno? - continuò poi Marinette tornando a rivolgersi al giovane cliente. Con un sorriso smagliante lo invitò ad avvicinarsi. Osservò con attenzione i suoi movimenti e i lineamenti del suo viso. Tutto, tutto di quel ragazzo le ricordava Chat. Le ciocche bionde sbarazzine, i penetranti occhi color smeraldo, le movenze fluide.
- Per caso ci siamo già incontrati prima? - chiese la ragazza prendendo con le pinze i croissant che il giovane aveva appena ordinato. - Quando ti guardo...-.
- Sento come una fitta di nostalgia? - concluse il biondo con un sorriso.
Marinette annuì, arrossendo fino alla punta delle orecchie. Non si era nemmeno resa conto di stare davvero dicendo quelle cose.
E come aveva fatto lui a sapere esattamente cosa stava per dire lei? Che le avesse letto nella mente? No, impossibile! Nessuno era n grado di fare qualcosa del genere. A meno che non fosse sotto L'influsso di qualche akuma. Ma da quando Chat aveva iniziato a rubare e distruggere tutti gli oggetti entro cui risiedono quelle oscure farfalline, non capitava più spesso che i cittadini parigini venissero akumizzati.
- Ehm, scusa -.
La ragazza si bloccò, fissando stralunata il ragazzo. Guardò il vassoio con i croissant. Ve n'erano una ventina sopra.
- Avevo detto solo cinque - aggiunse il biondo, sempre con quel sorriso in viso. A Marinette sembrò un misto tra la contentezza e la tristezza.
- Scusa! - esclamò lei, rimettendo le paste in più in esposizione.
- Marinette, stai attenta! - le disse il padre, intento nell'impastare la base per una torta che aveva richiesto il sindaco.
Mormorando altre scuse, rossa in viso per la vergogna, Marinette concluse di preparare il vassoio per il cliente e lo incartò.
- Spero tornerai a farci visita - lo salutò lei accompagnandolo alla porta. Con un tintinnio questa si aprì, permettendo a loro la vista del cielo parigino. Si stava rannuvolando, tingendo di un pesante grigio l'atmosfera. Quella sera non si sarebbero riuscite a vedere le stelle.
- Certamente principessa - rispose lui, allontanandosi e sventolando la mano come a salutarla.
Marinette osservò la schiena del ragazzo confondersi tra la folla. Schioccò la lingua, incrociando le braccia al petto.
- Sei un irresponsabile, Chat - sussurrò con un genuino sorriso sulle labbra.[Chat Noir]
Dopo aver appurato che Marinette era davvero tornata a casa, al ragazzo non rimaneva cha andare a riprendersela.
- Scusa, avevo capito che era solo un mezzo per ottenere la statuetta - gli disse Plagg, vedendolo preparare i sistemi di sicurezza della villa.
- Intendo prendere anche quella, contento? - sbottò il biondo irritato. Al kwamii importava solamente di quel cimelio. Non era nemmeno bello come gli altri che gli aveva fatto trafugare! - Cos'ha di tanto importante? -.
Plagg svolazzò intorno alla testa del suo portatore. - Apparteneva alla prima Ladybug, a colei che ha poi donato i Miraculous ad altri - spiegò il minuscolo gatto nero.
Incuriosito da quella storia, il ragazzo smise di trafficare con i monitor, concentrando tutta la sua attenzione sulle parole del kwamii. Egli, si poggiò sul piano della scrivania, sopra al morbido cuscino viola che il suo portatore aveva preparato per lui.
- Inizialmente solo il Miraculous della coccinella era stato rivelato agli uomini. La sua prima portatrice aveva il compito di custodire gli altri, mantenendo al contempo l'equilibrio del mondo. Possedendo il potere della creazione e della purificazione, ella era venerata quasi come una divinità. Tu stesso hai potuto assistere più volte al potere magico di cui è capace -.
Il ragazzo scosse la testa, ricordando lo stupore che l'aveva assalito la prima volta che Ladybug aveva utilizzato il proprio potere. La sua era una magia calda e rassicurante. Il contrario di quella fredda e oscura tipica del Miraculous della distruzione.
- Stavolta la motivazione è personale, quindi? - indagò il biondo, sogghignando. Chi l'avrebbe mai detto che Plagg fosse un tale sentimentale?
Ma il gatto nero scosse la testa. - Prima che i Guardiani forgiassero la custodia tutt'ora in uso, i Miraculous erano contenuti in quel cofanetto. Esso ha raccolto per molto tempo l'energia magica che questi oggetti disperdevano. Da solo, nelle mani sbagliate, potrebbe recare danni inimmaginabili -.
- Cosa potrebbe mai fare? -. Il ragazzo proprio non riusciva a comprendere che pericolo potesse rappresentare un oggetto talmente insignificante. Anche se aveva contenuto i Miraculous ed era stato sottoposto alla loro magia, egli stesso da solo non poteva utilizzarla.
- Se modificato con la magia, potrebbe essere in grado di rintracciare le scie magiche lasciate dai Miraculous e così individuare la posizione esatta di tutti noi kwamii. Prova ad immaginare se qualche malintenzionato ne entrasse in possesso! Le persone che vengono akumizzate sono naturalmente portate a ricercare ulteriore potere. Qualcuna di loro potrebbe ... ! -.
Il biondo carezzò la piccola testa nera del kwamii, zittendolo. - Non ti preoccupare, non permetterò succeda una cosa del genere. Nessuno ti porterà via da me -.
Plagg scosse la testolina, scacciando il caldo palmo del suo portatore. - Non è certo di questo che mi preoccupo -. Sebbene la velocità con cui il dio quantistico provò ad allontanarsi, il biondo riuscì a percepire il leggero rossore che tinse per qualche secondo le guance del suo compagno.
Il ragazzo lo sapeva: Plagg era troppo orgoglioso per ammettere che le sue parole gli avevano fatto piacere. Ma lui sapeva come interpretare i comportamenti del gatto nero.
- Plagg, trasformami! - urlò a tradimento il biondo, risucchiando il dio quantistico all'interno dell'anello. Il perlaceo gioiello si tinse dei colori della notte, seguito dall'intensa luce verde che accompagnava la trasformazione in Chat Noir. Allungando il suo bastone, il ladro parigino uscì dalla finestra, in direzione della casa di Marinette.[Marinette]
La ragazza strofinò per l'ennesima volta il cimelio di famiglia a forma di coccinella.
- Marinette, tutto bene? - chiese Tikki, sedendosi sulla spalla dell'amica.
- Sì - ripose quest'ultima, sollevando l'oggetto per poterlo controllare. Il kwamii rosso fissò preoccupata il soprammobile. Erano ormai ore che la sua portatrice lo strofinava seduta sul materasso. Ma ciò che più la inquietava era quel sorriso incomprensibile. Al dio quantistico sembrava quasi la ragazza le stesse nascondendo qualcosa.
- Allora come mai sei così ossessionata da quello? - insistette Tikki, indicando la coccinella di porcellana. Marinette tornò a strofinarla con delicatezza.
- Faccio semplicemente passare il tempo -.
- In attesa di cosa, se posso chiedere? -.
Marinette si voltò verso Tikki, trattenendo a fatica un sorriso. - Stasera avremo visite - disse enigmatica la ragazza.
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Il Gatto e la Coccinella
FanficParigi è alle prese con un ladro abilissimo e di cui non si sa nulla, se non il suo nome: Chat noir. La polizia non riesce a fronteggiarlo. L' unica che sembra riuscire a tenergli testa è una supereroina arrivata da non si sa dove: Ladybug. Una ser...